Napoli e Roma, l’infortunio ci vede benissimo

Napoli e Roma, l’infortunio ci vede benissimo
Ivan Zazzaroni
4 min

Il Napoli esce dall’infrasettimanale con un punto, i muscoli e il cuore intossicati. Il punto, figlio di un finale a triplo handicap, ma anche di una decisiva correzione del Var, gli permette di conservare la testa della classifica; le numerose intossicazioni - gli infortuni di Insigne, Fabian e Koulibaly, oltre alla squalifica di Spalletti, espulso per proteste da Pezzuto - aumentano in modo quasi irragionevole il coefficiente di difficoltà della sfida di sabato con l‘Atalanta. In fondo qualcosa di significativo è accaduto, al di là degli scontati successi di Atalanta (martedì), Milan e Inter: il Napoli, che già deve rinunciare a Osimhen e Anguissa, ha perso anche il miglior difensore, il miglior centrocampista e il capitano. Spalletti sarà perciò costretto a improvvisare nuovi e sempre più complicati disegni. Stessa sorte toccherà a Mourinho, battuto da un Bologna entusiasmante per coraggio e freschezza e atteso al confronto con l’Inter: sabato non potrà disporre di Abraham e Karsdorp, squalificati, che si aggiungono a Pellegrini e El Shaarawy, fermati da problemi muscolari.

Il tema degli infortuni da “stress da calendario” è il più caldo della stagione e non può essere ridotto alle sole denunce degli allenatori (Sarri, Ancelotti): deve in effetti portare a riflessioni molto serie e articolate da parte di chi lo spettacolo lo organizza, dal momento che proprio lo spettacolo risulta pesantemente impoverito. Al Mapei il Napoli ha giocato due partite: la prima ha ricordato quella con la Lazio, la seconda i minuti di sofferenza con l’Inter. Ne ha ricavato un pari “salva-serata”; serata che ha dato nuova linfa alle milanesi.

Tanta qualità, più equilibrio e meno verticalità si sono notati nella squadra che a Genova doveva interrompere la mini-serie nera. Non ricordo quest’anno un altro Milan senza la seconda punta di ruolo, almeno in partenza, e con un centrocampo pieno di palleggiatori: Pioli l’ha voluto presentare a Sheva e ha avuto ragione. Gliel’ha data subito Ibra aprendo la partita dopo dieci minuti. Messias l’ha chiusa al termine del primo tempo. Ibra non crederà in Dio, ma in Io (l’ha appena ammesso), dal canto suo Pioli comincia a fi darsi ciecamente del Messias. Battuta da prima elementare: non mi è venuto nulla di meglio.

Tra i più radicali, nelle scelte del tre per due (tre partite invece di due in sette giorni), è stato Thiago Motta, che ha dato per persa in partenza la sfida con l’Inter, appartenente a un altro pianeta, risparmiando a lungo Bastoni e Maggiore e del tutto Nzola e Antiste - Manaj e Salcedo la coppa d’attacco -: domenica al Picco è atteso il Sassuolo. Una turnazione più equilibrata se l’è concessa Inzaghi: ha infatti preteso solo una ventina di minuti da Dzeko, sicuro titolare all’Olimpico, dove non troverà il suo successore Abraham, e fatto rifiatare l’indispensabile Barella. L’Inter, alla settima vittoria nelle ultime otto uscite, Champions inclusa, in novanta minuti ha messo insieme uno score impressionate: trentuno conclusioni verso la porta di Provedel, ovvero un tiro ogni tre minuti, e undici angoli contro uno. La scansione incalzante delle prestazioni dà uno smalto, una verità e un divertimento nuovi alla squadra di Simone.


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