Lele Land

Lele Land
Ivan Zazzaroni
7 min

Anche della sparata (nel mucchio) di Daniele Adani si discuteva ieri. Devo dire che non mi hanno sorpreso le parole pronunciate dall’ultrapassionale Lele a Bobo Tv, la sua terra di nessuno. Mi ha stupito il tono, accesissimo e scomposto, e mi hanno colpito alcuni termini usati dall’ex calciatore che ogni tanto dimentica di esserlo stato, ovvero di aver fatto parte della categoria dei farisei per convenienza (rarissime, ancorché apprezzate, le eccezioni). Offese come «servi», «disonesti», «falsi» e «bugiardi» lanciate ad minchiam, generalizzando, all’interno di una chiacchierata televisiva di natura tecnica, sono intollerabili, soprattutto perché il servilismo e il leccaculismo sono pratiche che certo opinionismo riserva di solito a temi e ruoli ben più importanti.

Così Lele, testuale (non ho toccato una virgola): «Questa è la Juve. Quindi questa squadra è uno scandalo che sia quinta quando manca un terzo del campionato. Questa squadra è uno scandalo che faccia zero tiri in porta a San Siro. Questa squadra qua, quella che ha messo Vlahovic, è uno scandalo. Se voi non dite che è uno scandalo siete dei disonesti, dei bugiardi, dei falsi, dei servi, non siete giusti! Perché questa squadra, che è quinta senza tirare in porta a San Siro, mai accaduto nella sua storia che non tira in porta a San Siro, è uno scandalo del gioco, è un insulto al gioco. Ed ora io devo sentire che con Vlahovic questa squadra deve arrivare quarta? Ma voi state offendendo la verità e qua, sulla Bobo Tv, la verità vi arriva in faccia, nei denti, se la volete sentire o no, perché qua si parla di calcio in maniera libera e giusta e non siamo servi di nessuno. Quarta questa squadra che aggiunge Vlahovic. Vlahovic, in un calcio di proposta, quello di Italiano, e in un calcio di non proposta, quello dell’anno scorso, fa un gol a partita, e la squadra deve arrivare quarta?».  

Stabilito che il “voi” non era riferito a Cassano, Vieri e Ventola, presenti nella stessa diretta, ho cercato di capire chi avesse associato l’acquisto di Vlahovic all’obiettivo quarto posto della Juve trovando Fabio Capello, il ds di lunghissimo corso Rino Foschi, gli ex calciatori David Di Michele e Massimo Briaschi. Ora, dubito che Lele consideri i quattro dei servi della Juve, così come non credo che ce l’avesse con la Gazzetta o Rai Sport con le quali collabora, oppure con Sky che ha da poco lasciato o Dazn che vanamente l’ha inseguito. Chi allora? Indirettamente con Allegri, certo, e non è una novità: gli sta sulle palle (ricambiato). Ognuno di noi ha delle simpatie e delle antipatie che coltiva con leggerezza o ostinazione. Ma quel voi? Allegri perché è plurale?

Intanto, senza arroganza, anzi con la semplicità di sempre, dico che Daniele ce l’ha innanzitutto con la lingua italiana, non quella degli arzigogolanti fumosi, naturalmente, ma dei pessimi comunicatori sempre più numerosi. I limiti dell’opinionista che ha appena cambiato casacca - come Vlahovic - dimostrano che la scuola dei social produce campioni di volgarità spesso naturali, da molti ritenuti facilitatori del racconto calcistico, in realtà sfortunate vittime dell’analfabetismo di ritorno: “L’analfabetismo di ritorno è quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato”.  

Torno al punto: chi pone come obiettivo della Juve con Vlahovic il quarto posto non rispetterà - forse - la storia del club, di sicuro apprezza le ottime cose fatte da Atalanta, Milan e Napoli: l’Inter è irraggiungibile, avendo 11 punti di vantaggio e una partita in meno. Quanto alla prova della Juve a San Siro, così come altre quest’anno, è stata pesantemente criticata dal mondo intero. Quel “quarto”, poi, è una semplificazione, nella lunga stagione dei piazzamenti utili per entrare in Champions. Conta il primo (posto), il resto - secondo, terzo o quarto - è noia e parziale delusione. La passione non assaggia: divora. E a volte fa sbandare.  

Ok, Cristiano, il prezzo è ingiusto

Cristiano Ronaldo ha bloccato Transfermarkt. «Non era contento del valore di mercato, 35 milioni di euro, attribuitogli dal nostro algoritmo» hanno spiegato i responsabili del sito. «Ci ha contattato direttamente sui social, gli abbiamo risposto che viene tenuta in considerazione anche l’età e nonostante tutto era comunque il numero uno nella fascia dai 33 anni in su. Ci ha risposto con delle faccine e poi ci ha bloccato».  

Insoddisfatto del trattamento economico riservatogli da Florentino, poiché inferiore a quello di Messi al Barcellona, lasciò il Real per la Juve. Scettico sulle potenzialità del gruppo, al terzo anno ha abbandonato Torino per lo United. Dove ha messo in discussione tanto Solskjaer quanto Rangnick. E qualcuno si stupisce se deve essere il solo Cristiano a fissare il valore di Ronaldo?  

Ancelotti, voglio i nomi degli esaminatori  

Dal 31 dicembre il sessantaduenne Carlo Ancelotti si ritrova senza il patentino di allenatore: quello che gli ha permesso di arrivare a 1.200 panchine e conquistare 21 titoli - il più recente la Supercoppa di Spagna - è scaduto. Ora l’Uefa pretende che venga rinnovato: sono curioso di conoscere i nomi dei componenti della commissione esaminatrice. Per pudore, la Federcalcio spagnola ha comunicato a Carlo che interverrà per evitare che qualcuno in Svizzera si copra di ridicolo.

Al figlio del tecnico del Real, Davide, che da dieci anni fa da secondo al padre, è stata invece negata - per mancanza dei requisiti - la possibilità di conseguire il patentino Uefa Pro in Italia, a Coverciano: si è così rivolto al Galles. Go, David, go. 


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