Scudetto, decisive le forze fresche

Per la prima volta l'Inter non è in testa al campionato nemmeno virtualmente. Davanti ora c'è il Milan da solo, e il Napoli lo rincorre
Scudetto, decisive le forze fresche
Alberto Dalla Palma
5 min

Può essere stata la domenica della verità, nonostante il gol di Sanchez a qualche secondo dalla fine della partita di Torino. Per la prima volta, dal 6 gennaio scorso, giorno del rinvio della sfida con il Bologna, l’Inter non è in testa al campionato nemmeno virtualmente, cioè assegnandole tre punti in più. Davanti, ora, c’è il Milan da solo, grazie al successo sofferto contro l’Empoli, e il Napoli lo rincorre con un Osimhen in stato di grazia: sua la doppietta decisiva a Verona, un segnale che il nigeriano può determinare questo finale di stagione con la sua capacità di devastare le difese avversarie. Certo, l’Inter è ancora in piena corsa, ci mancherebbe, ma il pareggio di Torino conquistato con l’ultimo lampo di Sanchez, e dopo un clamoroso rigore negato a Belotti per il possibile 2-0, rallenta ancora la corsa di Inzaghi, che pensava di aver riacceso la sua squadra con la cinquina alla Salernitana e la prestigiosa vittoria di Liverpool.  

In realtà anche questa partita ha confermato che i suoi attaccanti titolari, Dzeko e Lautaro, al netto del gol realizzati contro gli ultimi della classe, non determinano più i successi in campionato della squadra nerazzurra. Il bosniaco, se non altro, nel 2022 ha segnato contro il Venezia e il Napoli, mentre l’argentino era riemerso dal tunnel solo una settimana fa e davanti a rivali di categoria inferiore. Inzaghi avrà ancora dieci partite a disposizione, quindi 30 punti, per coltivare il sogno scudetto ma certo, in questa fase della stagione, l’assenza di uno come Lukaku si sente eccome. Anzi, sta diventando determinante: l’uomo degli 1-0 di corto muso, nemmeno più al centro del Chelsea, sarebbe stato indispensabile all’Inter vista ieri sera, lenta e ripetitiva in ogni sua espressione di calcio. È chiaro che lo sforzo, enorme, di Liverpool ha inciso molto: non è un caso che anche la Roma abbia sofferto a Udine dopo la spedizione di Arnhem e che l’Atalanta non sia riuscita a battere il Genoa dopo la rimonta contro il Bayer Leverkusen, ma Inzaghi adesso dovrebbe avere il coraggio di spremere uomini più freschi, come Gosens e Correa, per rientrare in corsia di sorpasso. 

Il Napoli, esentato dagli impegni di Coppa, è sembrato molto più vivo rispetto all’Inter. Spalletti aveva lanciato un grido di allarme alla vigilia della trasferta di Verona, definita in pratica l’ultima spiaggia per la sua squadra dopo la sconfitta contro il Milan. Chi non se la sente si faccia da parte, aveva detto Lucio, e chissà se si riferiva ai due grandi esclusi del Bentegodi. Insigne, il capitano della nave, e Zielinski, uno che di partite ne ha risolte tante: Anguissa in mezzo a dare sostanza al Napoli, Lozano in attacco ma più deludente di chi gli aveva lasciato il posto. È bastato un super Osimhen per domare un Verona molto meno aggressivo e pungente del solito e tenere in vita le speranze di una volata da scudetto. Vedremo se Spalletti insisterà con questa formula diversa dalle precedenti (non come spartito, ma come interpreti) e se considererà Insigne già un ex con vista su Toronto oppure ancora un uomo decisivo in questa rincorsa da favola. Sabato, contro l’Udinese, alla vigilia dello stop per gli spareggi della Nazionale, avremo le prime indicazioni ma è dopo gli appuntamenti dell’Italia che scatterà la volata definitiva, di otto giornate (per l’Inter nove): uno scudetto per quattro, con il Milan e il Napoli che oggi hanno il diritto di sognare più di Inzaghi e Allegri.

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