Inter e Milan, c’è vittoria e vittoria

Inter e Milan, c’è vittoria e vittoria
Alessandro Barbano
3 min

Il campionato riparte da dove era finito. Con il Milan davanti, per condizione atletica, dotazione tecnica, vivacità di gioco e assortimento della rosa. E con l’Inter che ritrova il gol ma non la forma del miglior Lukaku, manca di ritmo a centrocampo, paga sulle fasce l’avvicendamento tra un Perisic stellare nella scorsa stagione e un Gosens che sembra l’ombra dell’esterno che fu per l’Atalanta e per la Germania. Vincono entrambe le milanesi, ma di due vittorie diverse. Non solo perché quella di Pioli matura in un crescendo di gioco e s’impone - sia pure tra qualche distrazione in difesa - come il risultato più ovvio, invece quella di Inzaghi arriva all’ultimo secondo come il premio di un disperato e caotico arrembaggio. Ciò che fa la maggior differenza è la caratura ineguale degli avversari. L’Udinese è una buona squadra di serie A, che ha gioco e ricambi per puntare a una tranquilla salvezza, il Lecce è solo una squadra che è approdata in A, portandosi dietro molto del bagaglio tecnico, della mentalità e dei vizi della serie B. Se pure è presto per trarre giudizi significativi, la prima giornata conferma la diversa condizione mostrata nelle amichevoli estive dalle due rivali per lo scudetto.

«Il Milan è cresciuto», aveva annunciato Pioli alla vigilia. L’esordio conferma la sua valutazione, ma di più ci dice che questa squadra crescerà ancora. E non potrebbe essere altrimenti, poiché la sua composizione anagrafica e il complementare assortimento sono le basi di un ciclo sportivo destinato a evolvere e a durare. In tutti i reparti il tecnico rossonero dispone di rincalzi equivalenti ai titolari, per qualità e per attitudini tecnico-tattiche. Manca Tonali e Bennacer giganteggia nel ruolo di regista arretrato, manca Giroud e Rebic ne approfitta per far sapere che ha ritrovato la forma migliore. A centrocampo, dopo settanta minuti di un brillante Brahim Diaz, bastano i restanti venti per mostrare tutto il talento del giovanissimo De Ketelaere. E davanti c’è sempre quel fenomeno di Leão, ancorché ieri poco servito e poco continuo. È invece un’Inter macchinosa quella che strappa a Lecce una vittoria preziosa, ma neanche del tutto netta. Poiché se è vero che l’ultima mezz’ora è un assedio alla porta di Falcone, è altrettanto vero che due volte Handanovic salva il risultato sul palo destro, che più gli è congeniale.

La squadra di Inzaghi non ha ancora ritrovato la rapidità e gli automatismi del centrocampo, che l’anno scorso sono stati il suo principale punto di forza. Brozovic è apparso lento, Barella con due tiri alle stelle ha mostrato quanto è lontano il suo zenit agonistico, Calhanoglu si è visto a tratti. Quanto a Mkhitaryan, bisogna consultare il tabellino per scoprire che per gran parte del secondo tempo è stato in campo. Come si era già visto nelle partite d’inizio agosto, Inzaghi ha ancora molto da lavorare per ricostruire l’egemonia di gioco e di carattere che pure l’Inter può esprimere. Ma che ancora non si vede.


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