Roma e le altre big più forti nel segno della qualità

Roma e le altre big più forti nel segno della qualità© Getty Images
Alberto Polverosi
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Prima occhiata, in superficie: le grandi si sono tutte rinforzate. Seconda occhiata, un po’ più profonda: si sono rinforzate cercando, in diversi casi, la qualità. È stato un mercato strano all’inizio di una stagione strana. Il campionato, cominciato presto (quasi venti giorni fa) e già in piena centrifuga, è stato costretto ad aspettare fi no all’ultimo i movimenti di un mercato che partita dopo partita ha cambiato in corsa le squadre. La stranezza sta in tanti aspetti. Prendiamo la Roma come primo esempio: ha preso Dybala, Wijnaldum, Celik, Matic, Belotti, Svilar, Camara spendendo solo 7 milioni di euro per i cartellini. (Qui la parola “stranezza” va legata a “bravura”). D’accordo, ormai i parametri zero sono all’ordine del giorno, ma la Roma così ha ricostruito e soprattutto rinforzato la squadra, tanto da essere già in testa alla classifi ca e comunque proiettata verso un campionato da protagonista. Dicevamo della qualità. Restiamo alla Roma: Dybala ha già cominciato a mostrare quanto può dare in una squadra e in un ambiente che lo fanno sentire al centro di ogni pensiero. La sua eclissi alla Juve era coincisa, non a caso, con l’arrivo di Ronaldo in bianconero. Nella Roma, con Mourinho, ha portato già la sua ricca tecnica: assist contro la Juve, doppietta contro il Monza.

È su questa linea che si sono mosse quasi tutte le altre grandi e anche quelle di un livello inferiore. L’esempio di questa seconda fascia è il Torino: ha perso Belotti e Bremer, mica due da niente, ma al suo storico marchio di aggressività e grinta ha aggiunto una bella batteria di giocatori tecnici, fantasisti, trequartisti come Miranchuk, Vlasic e Radonjic. Il Milan ha arricchito la squadra con un giovane che farà un pezzo di storia di questo club, De Ketelaere, a cui ha unito Adli e i due vanno a sommarsi a Leao e Brahim Diaz. È evidente che lo spessore tecnico dei campioni d’Italia sia aumentato. Il mercato di Maldini e Massara non si è fermato però a questo aspetto, si è allargato in modo consistente con l’arrivo di Origi, destinato ad alternarsi a Giroud, di Pobega (sarà prezioso nelle rotazioni di Pioli, pur non essendo dello spessore di Kessie) e infine di Dest, preso all’ultimo tuffo ma non per questo da considerare un rincalzo, tutt’altro. Davvero un bel mercato quello del Milan.

L’altra milanese ha fatto una mossa che ha già iniziato a cambiare l’essenza della squadra di un anno fa, la prima di Inzaghi: ha ripreso Lukaku e lo ha rimesso al centro del gioco. Nella stagione scorsa l’Inter ha sì perso lo scudetto, però ha vinto due coppe giocando per lunghi tratti un calcio molto piacevole, col ritorno del gigante belga ha dovuto variare i movimenti e finora Lukaku non ha dato quanto tanti si aspettavano. La Juventus è un altro caso tipico di questa assurda stagione. Ha giocato le prime quattro partite senza Paredes, arrivato allo stadio di Torino mercoledì sera mentre la sua nuova squadra stava vincendo (pur stentando nel gioco) contro lo Spezia. Paredes non è un terzino, non è un’ala, Paredes è un regista e, secondo i piano di Allegri, dovrà diventare l’anima della nuova Juve. Un giocatore di questo tipo doveva arrivare all’inizio della preparazione, non a campionato inoltrato. La Juventus ha comprato molto, ha rifatto il centrocampo che aveva bisogno di una restaurazione completa e ha puntato sulla qualità di Di Maria. Il rischio però è che alla fine si ritrovi con un grande doppio rimpianto, la partenza di Dybala e il suo arrivo alla Roma, seria rivale dei bianconeri nella corsa alla Champions.

Come dice Sarri, la Lazio ha investito e alcuni segnali positivi sono già arrivati. In questo caso non c’era bisogno di aumentare la qualità, già ad alti livelli con Zaccagni, Pedro, Felipe Anderson, Milinkovic e Luis Alberto, sempre che l’allenatore inizi a considerarlo titolare. È migliorata la Fiorentina che ha lasciato andare Torreira però ha preso Barak, mentre è stato stravolto il Napoli. De Laurentiis ha scaricato il vecchio gruppo per costruirne uno nuovo. Ora tocca a Spalletti, la qualità c’è, ma gli serve tempo.


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