Maria Sole Ferrieri Caputi, Sassuolo-Salernitana sul velluto e voti alti

Dal rigore ai richiami in inglese: la prima direzione in Serie A dell'arbitro donna convince tutti. E oggi va al Mondiale Under 17
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Edmondo Pinna

REGGIO EMILIA - «Be quiet, listen to me». E allora anche Tonny Vilhena avrà capito che no, non era una giornata come le altre. Una giornata di normale, di quella normale straordinarietà che ora che è finita sembra di aver attraversato il portale spazio-tempo, di essersi rimessi tecnicamente al passo con gli altri (Germania e Francia, al momento), di aver tolto quel velo di invulnerabilità a Maria Sole Ferrieri Caputi (ma ormai basta anche solo il doppio nome per connotare l’arbitro, cosa che non capita agli altri 49 della CAN di Gianluca Rocchi. Provate a dire voi Daniele, vi risponderanno: Daniele chi? Mica: Ah certo, Daniele Orsato). Perché adesso che Sassuolo-Salernitana, la sua prima in serie A, è finita, le luci della ribalta si spegneranno ad una ad una, diventeranno sempre più fioche e il Paese delle Meraviglie diventerà il normale tran-tran arbitri-giocatori-allenatori.

Ferrieri Caputi, ottimo debutto

Però la prima è andata ed è andata bene («Ottimamente») per i vertici arbitrali, davanti ad un parterre de rois che se qualcuno voleva non mettere pressione addosso alla 32enne livornese ha scelto la strada sbagliata. In tribuna al Mapei di Reggio Emilia, il designatore degli arbitri della Uefa, Roberto Rosetti, il presidente dell’AIA, Trentalange, il componente del Comitato Nazionale Katia Senesi e la responsabile del progetto donne, Carina Vitulano. Presente, ovviamente, anche Andrea Gervasoni, vice di Rocchi, in tribuna per giudicarla. Bene, appunto. Il voto si aggirerebbe sull’8,60, che per chi non mastica la materia significa prendere appena sotto il massimo. Perché è stata una partita arbitralmente facile, giocatori composti, quasi “indottrinati” (ma sarà sempre così?), della serie mi alzo di scatto per protestare - perché l’indole è quella - ma poi mi torna in mente che oggi no, non si può e allora mi avvicino buono e pacato, quasi remissivo e mi prendo il cazziatone. Ma è stata anche la partita di un rigore dato in campo, non clamoroso, rigorino per i canoni imposti da Rocchi quest’anno, ma anche di quelli che solo l’arbitro può giudicare. Lei lo ha giudicato così e siamo a 4 in quattro partite, non si può dire che non decida.

Ai mondiali Under 17 femminili

Cazziatoni, dicevamo. Come quello che hanno preso Vilhena e Frattesi. Il secondo in italiano, il primo no, Maria Sole si è rivolta all’olandese in inglese. Perché l’ha sempre studiato, perché lo conosce per il lavoro che fa(ceva) prima di diventare la prima donna a dirigere la serie A maschile, come la Bibiana Steinhaus (ora anche “in Webb”, perché l’arbitraggio è una cosa di famiglia) e la Stéphanie Frappart, Germania e Francia. L’obiettivo che si pongono all’AIA è di arrivarci, la strada da fare è tanta, Maria Sole ha appena cominciato.
E allora, qui Mapei, a voi Mondo, perché questa sera la Ferrieri Caputi prenderà l’aereo per i Mondiali Under 17 femminili in India (la accompagnerà l’assistente Francesca Di Monte). In testa, sicuro, ancora l’odore dell’esordio.

Un alunno al primo giorno di scuola

Bene, ma partita facile facile. Tanta emozione all’inizio, volto “tagliato” prima di entrare in campo, un sorriso mentre salutava le squadre dopo l’inno della Lega. Nel complesso, è apparsa come un alunno al primo giorno di scuola, compitino pulito: il richiamo ai giocatori del Sassuolo, posizionandosi lei nei pressi all’angolo, dopo la rete di Lauriente, come si fa come se fossimo all’88’ di una gara tirata (ed invece era il 12’) è apparso più un modo per dimostrare che aveva imparato bene la teoria, ma forse non ce n’era bisogno. Come non c’era bisogno dello spray per una punizione a centrocampo. E l’emozione l’ha tradita subito, quando ha battezzato fuori un pallone conteso fra tre giocatori (due erano Piatek e Maggiore), senza aspettare l’indicazione dell’assistente Vivenzi (con Ranghetti, due decani della serie A; anche in questo senso designazione blindata) che infatti non è arrivata perché il pallone è rimasto in campo e lei ha chiesto scusa. S’è persa due volte i cartellini (glieli riconsegnano Gian Marco Ferrari a fine primo tempo e Thorstvedt nella ripresa, il sorriso stavolta è sincero), almeno uno chiaro lo ha risparmiato a Erlic per SPA, ha fischiato spesso in ritardo (segnale di più d’un suggerimento dagli assistenti e dal quarto Chiffi) mentre il rigore lo ha dato subito, con sicurezza. E ai giocatori che, civilmente, hanno protestato, ha risposto con umiltà: «Se ho sbagliato, me lo vado a vedere». Poi tre fischi, ed è finita. «Grazie a tutti», ai giocatori, alla sua squadra. E la prima è andata...


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