La curva del Boca, tanto cara a Maradona, si chiama “La Doce” scritto anche “La12”, perché è il dodicesimo uomo in campo. Ieri “La Doce” era tutto lo stadio Maradona a Napoli, e probabilmente c’era anche Diego da qualche parte a godersi uno spettacolo pazzesco. Se il Napoli ha devastato la Juve, segnando cinque gol a una squadra che non ne aveva incassato uno nelle precedenti otto giornate il merito è anche della spinta dei 60 mila allo Stadio Maradona. Lo spettacolo è in campo ma anche sugli spalti. Tutto esaurito e record di incassi. Solo nel settore degli juventini c’è qualche spazio vuoto. Erano 4mila i posti a disposizione, ma allo stadio erano molti di meno, forse un migliaio. I 60 mila fortunati del Maradona potranno dire “io c’ero”. Una serata così, contro la rivale di sempre, non se l’aspettava proprio nessuno. Nemmeno nel migliore dei sogni di un tifoso del Napoli poteva esserci una notte così magica. E invece così è stato. Chi c’era stasera ha scritto un pezzo di storia. La festa dopo lo spettacolo pazzesco parte al 75’, con le torce dei telefonini a creare una coreografia da brividi. E dopo il triplice fischio la squadra si ferma a lungo a festeggiare con i tifosi facendo il giro di tutto il campo. Nessuno vuole uscire, una serata così non può finire.
La festa dei tifosi parte nel pomeriggio
Che sarà una serata magica si intuisce già nel pomeriggio. La metropolitana che porta allo stadio è già strapiena più di tre ore prima l’inizio del match. I vagoni sono pieni di bambini, forse inconsapevoli dello spettacolo al quale stanno per assistere, e tante bandiere georgiane, mischiate alle sciarpe, le tute e le felpe del Napoli. Tra le solite bancarelle, chi vende il classico caffè Borghetti e chi una sambuca, il Maradona ribolle già nel pomeriggio. Alle 18 ci sono già lunghe file ai fornelli, ma tutto fila liscio. Una grandissima folla attende il pullman della squadra, e il suo arrivo per chi è sotto lo stadio è preannunciato dai fuochi di artificio qualche centinaio di metri più giù. Il pullman fa fatica a farsi spazio tra i tifosi che acclamano la squadra e poi entra nella pancia dello stadio. Sono passate da poco le 19.15. È ora di entrare.
Una “manita” da sogno: notte storica
Da brividi quando durante il riscaldamento dagli altoparlanti dello stadio parte la canzone per Maradona “La noche del dies”, che si interrompe solo per far gridare a tutto lo stadio “Diego, Diego”.
All’annuncio delle formazioni piovono fischi per il temuto ex Milik. Si parte e i tifosi iniziano a incitare la squadra, ma forse c’è un po’ d’ansia per l’importanza della partita. A rompere il ghiaccio ci pensa Osimhen dopo soli 14’, con il suo primo gol alla Juve che fa esplodere il Maradona. Al 39’ la festa raddoppia quando Kvaratshelia, uno dei più attesi, firma il 2-0 con la sua specialità: il tiro a giro. Ci aveva provato qualche minuto prima ma il pallone era finito in curva, non in un posto a caso però, ma nello spicchio occupato dai georgiani: sarà un caso? Nel momento migliore per il Napoli, quando sembra che tutto sta andando per il verso giusto, arriva però la giocata del campione del mondo Di Maria che fa calare il gelo allo stadio. E’ solo un momento però, c’è solo da aspettare un po’. La festa esplode definitivamente nella ripresa con i gol di Rrahamani, il bis di Osimhen e la firma finale di Elmas su una notte storica. La Juve è annientata. Il Napoli vola a +10, sogna e fa festa, con i 60 mila del Maradona.