Inter-Juve: la nuova battaglia per il potere

Leggi il commento sul big match in programma domenica alle ore 18
Inter-Juve: la nuova battaglia per il potere
Massimiliano Gallo
4 min
È la partita fine di mondo. Il centro di gravità permanente del complottismo universale. Un tempo, era semplicemente il derby d’Italia. Dopo Calciopoli, e gli scudetti scuciti per esondazione di moggismo, Inter-Juventus è diventata l’Ok Corral del nostro pallone. Rancori insanabili nutrono le tifoserie. Dalle aule di giustizia alle aree di rigore. La copertina resterà a imperitura memoria il rigore di Iuliano su Ronaldo. Con Gigi Simoni che perse il suo proverbiale aplomb e stracciò l’immagine di uomo educato e pacifico. Ventisei anni dopo, sono due le considerazioni che ci sentiamo di fare. La prima è che col metro che impera adesso in Serie A, Ceccarini di rigori ne avrebbe assegnati due. La seconda è che se all’epoca ci fosse stato il Var, nulla sarebbe cambiato. Il fallo (o presunto fallo) avvenne sotto gli occhi del direttore di gara e quindi persino la tecnologia si sarebbe dovuta arrendere. 

Per non farsi mancare niente, Rocchi ha affidato il match all’arbitro Guida che l’altra sera in Champions – in collaborazione con Pairetto che era al Var – ha voluto offrire anche in Europa un saggio della rigorite che ha irrimediabilmente colpito la nostra classe arbitrale. Una malattia che al momento sembra incurabile. In Atletico Madrid-Lille i due italiani hanno assegnato un rigore fantascientifico: hanno punito un fallo di mano che in realtà è stato commesso dal giocatore del Lille. L’Atletico ha presentato ricorso. Non servirà a niente, se non a surriscaldare ulteriormente il clima in vista del match in programma domenica alle 18. Guida sarà l’arbitro in campo a San Siro e Mazzoleni quello davanti alla tv. Mazzoleni: un nome che porta con sé una scia chimica di complottismo che può bastare per settimane.  

Non sarà una serata semplice per i due uomini designati da Rocchi. Speriamo che la tensione non accentui la tendenza dei nostri arbitraggi. Si fischiano anche gli starnuti. Il gioco è spezzettato fino all’esasperazione, e di conseguenze le partite sono diventate ancora più noiose. Si analizzano i fotogrammi al millimetro: più che i falli, sembra che al Var siano alla ricerca di insetti rari. Accade solo da noi.  
Certo non è Inter-Juventus la partita in cui cominciare a giocare all’inglese. Riaffiorano i ricordi di Pjanic graziato da Orsato per un’entrata da karateka su Rafinha. Le polemiche per l’esultanza di Lukaku in Coppa Italia che venne scambiata per un gesto polemico (poi fu graziato). Ma anche gli juventini si lamentano e si preoccupano. Soprattutto in chiave di potere. Oggi l’uomo forte indossa la bandiera dell’Inter. Marotta incarna l’istituzione nerazzurra. Da solo, o quasi, ha prima costruito e poi tenuto su l’Inter nonostante alle sue spalle e sotto i suoi piedi imperversassero terremoti finanziari societari. È per distacco il più potente e autorevole dei dirigenti del calcio italiano. Questo conta eccome. La sua presenza si sente. Quella di Elkann e dei suoi, decisamente meno. Oggi sarebbe impensabile ascoltare qualche interista parlare di sudditanza psicologica arbitrale. Anche nel calcio il potere non è immobile.  


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