Nel calcio senza sosta che spezza ritmi e muscoli ci prepariamo a vivere un derby d’Italia con 280 milioni di euro in infermeria. È il dato che emerge mettendo insieme il valore dei cartellini degli infortunati di Inter e Juve, quasi un’intera squadra costretta a guardare la supersfida di San Siro dal divano o dalla tribuna. Sulla sponda nerazzurra potrebbe farcela Asllani, che giusto ieri è tornato ad allenarsi in gruppo. Mentre Buchanan, smaltita la febbre, non può ancora considerarsi un uomo in più per Inzaghi anche se pure lui è ufficialmente a disposizione: il canadese continua a lavorare per mettere benzina nel motore dopo la frattura della tibia destra e sarà probabilmente al 100% solo a novembre. Acerbi, Calhanoglu e Carlos Augusto sono i tre infortuni che pesano maggiormente nell’economia interista. Il difensore e il regista si sono fatti male domenica scorsa all’Olimpico: due elongazioni, quindi nessuna lesione, al bicipite femorale della coscia sinistra per l’azzurro e agli adduttori per il turco. L’esterno si è invece fermato mercoledì a Berna, in Champions, a causa di un risentimento muscolare ai flessori della coscia destra; dunque, almeno per un po’, non potrà dare il cambio a Dimarco, costringendolo agli straordinari sulla fascia.
Inter-Juve in emergenza
In casa Juve l’emergenza è continua e inarrestabile. Negli ultimi match Motta ha dovuto rinunciare sempre a 4 o 5 calciatori, studiando di volta in volta una formazione e un assetto differente. Thiago dovrà continuare a fare a meno dei lungodegenti Milik e Bremer, il primo ancora fermo dopo la doppia operazione al ginocchio (Vlahovic continua a non avere un sostituto) e il brasiliano alle prese con le fasi iniziali della riabilitazione post rottura del crociato sinistro; ai box ci sono anche Nico Gonzalez (lesione muscolare), Koopmeiners (frattura di una costola) e quel Douglas Luiz che non trova pace (problema al flessore), cioè calciatori pagati complessivamente 150 milioni di euro, per un totale di due terzi delle spese effettuate in estate dalla dirigenza bianconera. L’assenza prolungata di Bremer, con Gatti non al meglio ma necessariamente rimesso in piedi per San Siro dopo il guaio alla caviglia, è già evidente nei numeri della tenuta difensiva. I dati lo spiegano bene: con Gleison sempre in campo la Juve non aveva subito neppure un gol in campionato e una sola rete in Champions (con il Psv) allo scadere; senza di lui, la squadra ha incassato tre gol in due match europei (Lipsia e Stoccarda) e un altro nelle successive due partite di campionato. Non è solo una questione di reti incassate, ma anche di pericoli che arrivano sempre più spesso dalle parti di Di Gregorio o di Perin: con il Napoli, ad esempio, la Juve subì 8 tiri, con il Psv 13, mentre Lipsia e Stoccarda hanno concluso rispettivamente 24 e 22 volte. Dicono che ogni tiro degli avversari sia un colpo all’autostima: è come scoprirsi fragili dopo aver provato la piacevole sensazione dell’invincibilità.