Un tempo si vinceva a mani alzate. Classica immagine ciclistica. O a mani basse: metafora, sempre dalla bicicletta, utilizzata per un successo in scioltezza, senza nessuno alle calcagna. Nel football è diverso. Quest’anno in Serie A Antonio Conte e Simone Inzaghi stanno lanciando un altro modo di conquistare la vittoria. Con le mani avanti. Il calcio ha una sua specificità. Nel pugilato, alla vigilia di un match, sarebbe impossibile ascoltare uno dei contendenti accreditare il rivale del ruolo di favorito. Sarebbe considerata una resa anticipata. Un atto di vigliaccheria. Nel calcio, invece, in particolare in Italia, l’architettura mediatica dei protagonisti si fonda sempre sullo stesso schema: amplificare il più possibile le proprie difficoltà. Tratteggiare uno scenario quasi post-bellico in cui allenatore e calciatori sono costretti a lavorare. L’imperativo è: enfatizzare quanto più possibile i problemi. È una logica conseguenza dell’invasione mediatica. Indossare e sfoggiare i panni del favorito, ammettere di avere una rosa e una squadra più forti, ti consegnerebbe a una resa senza condizioni in caso di sconfitta. Quindi i tecnici costruiscono in maniera sistematica la linea difensiva. Come se si dovesse affrontare un processo.
Inter e Napoli, il calendario
In materia di mani avanti, tra Conte e Inzaghi è un duello tra numeri uno. A Milano li definirebbero piangina. A Napoli il modo di dire è un altro: “chiagni e fotti”. Ormai nel calcio sono quasi tutti così. È una litania continua, a tratti insostenibile. Ieri è andato in scena un botta e risposta. Ha cominciato Inzaghi che si è lamentato del recupero di Fiorentina-Inter (la partita sospesa per il malore di Bove). Si giocherà giovedì prossimo. L’allenatore dell’Inter non ha gradito: «Mi era stato detto che si era trovato un accordo per quella come prima data disponibile, io non lo sapevo. Noi ci adegueremo e giocheremo come sempre. Dopo 16 partite in due mesi, avrei dato loro un paio di giorni di riposo ma i giocatori lo sanno e non ci sono problemi. A febbraio, essendo arrivati nelle prime otto in Champions, pensavamo di poterci allenare meglio e con più calma, ma non sarà così». Il concetto è: siamo svantaggiati ma eroicamente ci adeguiamo, come sempre.
L'ex Conte
Il calendario è il nervo scoperto degli interisti che soffrono maledettamente il duello con Conte. Il punto non è il Napoli. Il punto è Conte. Perché lo conoscono. Perché sanno perfettamente che lui da mesi non pensa ad altro che allo scudetto. E perché sanno benissimo (anche se ripetono il contrario) che le basi dell’Inter le ha poste quel signore lì: insopportabile quanto si vuole, ma tremendamente efficace nella ri-costruzione di squadre dalle macerie. È il miglior allenatore post-trauma a livello mondiale. Non è un caso che negli ultimi 25 anni soltanto una squadra ha vinto lo scudetto senza partecipare alle Coppe: la Juventus 2011-2012. Indovinate allenata da chi?
Napoli, il vuoto Kvara
In quanto a mani avanti, sia chiaro, Conte non è secondo a nessuno. Ieri ha offerto un ulteriore saggio della sua maestria. Ha avuto persino gioco facile nel ricordare che a gennaio è andato via un certo Kvaratskhelia e che al momento non è stato sostituito. Non solo. Ma poiché, probabilmente, almeno numericamente il georgiano sarà rimpiazzato, Conte ci ha tenuto a ricordare che «Kvara, a detta di tutti, è un giocatore molto importante, un campione, venduto per 70-75 milioni». Il messaggio è fin troppo chiaro. Lo completiamo noi: non è proprio la stessa cosa di un calciatore in arrivo in prestito oneroso per 3-4 milioni, magari reduce da esperienze in Arabia Saudita e in Turchia. Tra un elogio e l’altro dei suoi giocatori, il tecnico ci ha tenuto a sottolineare che «nel mercato del Napoli ci sono dei parametri da rispettare, economici, di stipendio. E poi i calciatori li devi comunque convincere». Senza dimenticare la conferenza alla vigilia di Napoli-Juventus in cui disse «sono venuto a Napoli per dare una mano in un momento di difficoltà del presidente e della sua famiglia». Messaggio che non ha bisogno di interpretazioni.
Inzaghi e Conte, il rumore dei nemici
Il modello è quello mourinhiano. Il rumore dei nemici. La trincea. Noi contro tutti. E nonostante tutto. Lo segue Inzaghi. Lo segue Conte. Ciascuno batte i tasti che più fanno comodo. Simone punta sul calendario e le tante partite affrontate e da affrontare. Antonio sul modello economico del Napoli, sulla partenza di Kvara, senza mai dimenticare dove si era pochi mesi fa. Se lo scudetto si assegnasse giudicando dalle mani avanti, forse nemmeno il Var riuscirebbe a decretare il vincitore. Finirebbe pari.