Pagina 7 | Volata per l’Europa, l’analisi: lo stato di forma squadra per squadra

L'anno scorso, dopo trentadue giornate, fra il terzo posto (Juventus, 63 punti) e il nono (Torino, 45) c’erano 18 punti. L’anno precedente, sempre in questo segmento di classifica, la distanza fra la terza (Juventus 60) e la nona (Fiorentina 45) era di 15. Nel 2021-22, il distacco era addirittura di 20 (Napoli 66, Sassuolo 46). Adesso i punti che separano l’Atalanta (terza a quota 61) e il Milan (nono a 51) sono solo dieci e, con sei giornate a disposizione, tutto può ancora succedere

Il campionato si è ristretto e lo sprint finale per i posti in Europa può diventare molto interessante per tre ragioni. La prima: sette squadre in dieci punti danno vita a un’ammucchiata mai vista prima. La seconda: sono in programma ancora otto scontri diretti (solo alla 36ª giornata ce ne sono tre). La terza: due squadre di questo gruppo (il Bologna praticamente certo e il Milan se elimina l’Inter in semifinale) possono conquistare l’Europa League anche attraverso la Coppa Italia, così come la Lazio può entrare in Champions attraverso l’Euroleague e la Fiorentina in Euroleague attraverso la Conference. Sarebbe tutto molto bello. 


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Atalanta (61 punti): Retegui è un'ipoteca

È tornata. E insieme alla squadra è tornato Mateo Retegui, il capocannoniere della Serie A. L’Atalanta aveva perso le ultime tre partite di fila, in casa con l’Inter, a Firenze e in casa con la Lazio, il suo bomber non segnava dal 9 marzo (su rigore nel 4-0 rifilato alla Juventus), ma contro il Bologna tutto è tornato al suo posto. Gioco, aggressività, determinazione, velocità nei movimenti, insomma la vecchia Atalanta che conoscevamo e che ci aveva sorpreso per le tre sconfitte di fila. Non era facile mettere sotto il Bologna che sta (o almeno stava) vivendo un momento assai felice. Il terzo posto e i 61 punti mettono la Dea in una posizione privilegiata rispetto alle altre squadre in corsa per la Champions. Non ci voleva il brutto infortunio a Kolasinac, il migliore come rendimento della difesa atalantina, ma Gasperini ha le alternative giuste nonostante la prolungata assenza di Scalvini. Nelle prossime sei giornate è attesa da due scontri diretti, però entrambi in casa, il primo domenica prossima contro il Milan, poi la Roma alla 36a. Il resto del suo calendario è abbastanza agevole. Inter e Napoli a parte, per la Champions è la prima candidata. 


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Juve (59 punti): con Tudor riecco la normalità

Se la vera rivoluzione è la normalità, Igor Tudor alla Continassa ha realizzato la più grande rivoluzione di questa stagione di Serie A, riportando la più strampalata di tutte le Juventus recenti sulla rotta giusta. Tre partite col nuovo allenatore in panchina, sette punti e soprattutto quarto posto recuperato (quando Thiago Motta è stato esonerato era quinta). Oh, niente di eccezionale come gioco, le avversarie erano Genoa, Roma (pareggio) e Lecce, la Juve non ha mai incantato in queste tre gare, però è riapparsa una squadra logica, con un carattere da Juventus. Era alla deriva, aveva preso sette gol nelle ultime due partite, quattro in casa dall’Atalanta, tre a Firenze, sembrava persa, finita, annientata. Invece il nuovo allenatore l’ha riportata a credere in se stessa. Tudor non ha dato ancora un gioco alla Juve (del resto in così poco tempo e viste le esigenze immediate era impossibile), ha dato però delle certezze a una squadra che non ne aveva. Certezze che, per conquistare la Champions, dovrà mantenere nei prossimi due scontri diretti in trasferta, prima a Bologna poi a Roma con la Lazio. Saranno due sfide decisive per il presente della Juve e il futuro di Tudor. 


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Bologna (57 punti): sugli esterni tutti titolari

Zona-Champions, zona-Europa League, Coppa Italia, sono tutti obiettivi ancora alla portata del Bologna. Dai bianconeri sono separati di soli due punti e alla 35ª giornata è in programma Bologna-Juventus. Delle sette squadre in corsa per i tre livelli d’Europa (Champions, Euroleague e Conference), il Bologna ha il calendario più impegnativo. Come le due romane deve ancora incontrare l’Inter e il vantaggio, in questo caso, è che la troverà tre giorni dopo il ritorno con il Bayern. Poi l’Udinese e di fila tre scontri diretti, al Dall’Ara con la Juventus, a San Siro con il Milan e al Franchi con la Fiorentina. In mezzo, pur trattandosi di una formalità, è atteso dalla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Empoli. Nelle cinque gare prima di Bergamo, il Bologna aveva messo insieme quattro vittorie e un pareggio (con il Napoli), Italiano sa che la sua squadra può riprendere quel cammino. La sua forza è sulle fasce dove le due “riserve”, Cambiaghi e Dominguez, sono quasi al livello dei due titolari, Ndoye e Orsolini. 


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Lazio (56 punti): le alternative non all'altezza

Prima nella maxi-classifica dell’Europa League, ai quarti della stessa Coppa, sesta in campionato a tre punti dalla Juventus e a uno dal Bologna. Si poteva chiedere di più al primo anno di Baroni sulla panchina della Lazio? Il rendimento non è stato continuo, è vero, ma anche perché ci sono stati dei momenti di grande Lazio, volata oltre le proprie possibilità. Nella prima parte della stagione ha giocato un calcio di livello, a fine gennaio era quarta, con due punti in più della Juventus. Poi ha rallentato. È accaduto quando serviva un organico con alternative di spessore, materiale di cui la Lazio non è granché dotata. Il suo cammino nel 2025 è una specie di montagne russe. Dopo la sconfitta (in buona parte immeritata) all’Olimpico contro la Fiorentina sono arrivate le vittorie di Cagliari, i cinque gol al Monza, il pareggio con il Napoli e a Venezia, un’altra vittoria a San Siro contro il Milan e subito dopo l’uno a uno con l’Udinese e la batosta (0-5) di Bologna. Nelle ultime due, il successo a Bergamo e il pari nel derby. 


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Roma (54 punti): sedici risultati utili di fila

Se per caso la Roma riuscisse a conquistare un posto in Champions League, dovrebbero incatenare Ranieri ai cancelli di Trigoria. Da qui, caro Claudio, non ti muovi. Altro che nuovo allenatore. Finora l’uomo di Testaccio ha fatto un’impresa, ma per portare la squadra ancora più su gli serve un miracolo. È a cinque punti dalla Juventus, ha tre squadre davanti e soprattutto non avrà più, in questa stagione, il suo miglior giocatore, uno dei migliori della Serie A, Dybala, un ragazzo che nella Roma è arrivato come fantasista e stoccatore e ne è diventato trascinatore. All’Europa League però può e deve crederci. Anche in questo caso la lotta è serrata, ma la Roma oggi ha una bella salute, l’ultima sconfitta risale al 15 dicembre, a Como. Da allora 11 vittorie e 5 pareggi, una striscia maturata attraverso le certezze che Ranieri ha saputo trasmettere a tutto il gruppo. Sotto la sua guida si è ricomposto l’ambiente, la squadra ha recuperato giocatori fondamentali, due su tutti: Soulé e Shomurodov. Calendario bello tosto: a San Siro contro l’Inter, poi tre scontri diretti di fila, dalla 35ª alla 37ª giornata, Fiorentina all’Olimpico, Atalanta a Bergamo e Milan ancora all’Olimpico. Crederci è obbligatorio. 


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Fiorentina (53 punti): Celje e Betis le priorità

Siamo di fronte alla squadra più indecifrabile della A. Capace di infilare otto vittorie consecutive (eguagliato il record storico) fino a raggiungere il secondo posto dopo 13 giornate, restare a lungo in zona-Champions e poi andare giù, sempre più giù, con l’ottavo posto di oggi. Ha un altro record la Fiorentina, ha battuto almeno una volta tutte le grandi, Napoli e Bologna (per ora) escluse: Inter, Atalanta, Juventus, Lazio (due volte) e Milan. Poi però si è fermata di fronte ad avversari tecnicamente più modesti. Difesa e contropiede, ma difesa solida e contropiede efficace con cinque, sei uomini che ripartono come razzi, questo è il suo gioco. Quando invece deve imporsi, quando deve creare, fatica tanto, a volte troppo. Così domenica sera, dopo il triste 0-0 con il Parma, lo staff tecnico viola ha parlato di «cambi conservativi» (per conservare lo 0-0?) e di classifica che si è mossa. Avremmo capito se a parlare così fosse stato Chivu... La Fiorentina è a -6 dalla Champions e -4 dall’Europa League, che può raggiungere anche attraverso la Conference. Se il ritorno dei quarti proseguirà nella logica dell’andata, in semifinale i viola incontreranno il Betis Siviglia. È in quelle due gare che andranno riversate le migliori risorse. 


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Milan (51 punti): la Coppa Italia è la strada maestra

L’incompiuto, l’imperfetto, l’incompleto, l’incomprensibile Milan 2024-25. Può una squadra con Reijnders, Leao, Pulisic, Maignan, Walker ed Hernandez occupare la nona posizione di classifica a sei giornate dalla fine? Sì, può, se quella squadra è passata di mano in mano senza mai trovare quella giusta. In meno di dieci mesi ha cambiato quattro allenatori, da Pioli a Lopetegui (indesiderato dai tifosi e abbandonato prima della firma), da Fonseca a Conceicao. Venti punti di distacco dall’Inter sono una sentenza amarissima per i rossoneri. Tuttavia il Milan per agganciare un posto in Europa (la Champions è lontana otto punti, l’Euroleague sei e la Conference cinque) ha ancora due strade, quella meno tortuosa (ma non certo facile) è la Coppa Italia: se elimina l’Inter in semifinale e batte il Bologna in finale entra in Europa League. E se c’entra da nona, o anche ottava, o anche settima in classifica, la quinta andrà nella stessa coppa e la sesta in Conference League. Il 4-0 di Udine potrebbe rilanciare la squadra in un finale che potrebbe permettere ai rossoneri di riconquistare almeno un po’ di dignità. Tre scontri diretti, l’Atalanta e il Bologna a San Siro e la Roma all’Olimpico. Se li vince tutti... 


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Fiorentina (53 punti): Celje e Betis le priorità

Siamo di fronte alla squadra più indecifrabile della A. Capace di infilare otto vittorie consecutive (eguagliato il record storico) fino a raggiungere il secondo posto dopo 13 giornate, restare a lungo in zona-Champions e poi andare giù, sempre più giù, con l’ottavo posto di oggi. Ha un altro record la Fiorentina, ha battuto almeno una volta tutte le grandi, Napoli e Bologna (per ora) escluse: Inter, Atalanta, Juventus, Lazio (due volte) e Milan. Poi però si è fermata di fronte ad avversari tecnicamente più modesti. Difesa e contropiede, ma difesa solida e contropiede efficace con cinque, sei uomini che ripartono come razzi, questo è il suo gioco. Quando invece deve imporsi, quando deve creare, fatica tanto, a volte troppo. Così domenica sera, dopo il triste 0-0 con il Parma, lo staff tecnico viola ha parlato di «cambi conservativi» (per conservare lo 0-0?) e di classifica che si è mossa. Avremmo capito se a parlare così fosse stato Chivu... La Fiorentina è a -6 dalla Champions e -4 dall’Europa League, che può raggiungere anche attraverso la Conference. Se il ritorno dei quarti proseguirà nella logica dell’andata, in semifinale i viola incontreranno il Betis Siviglia. È in quelle due gare che andranno riversate le migliori risorse. 


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