Benevento, parla Inzaghi: "Ci salveremo con la mentalità"

A tu per tu con il tecnico dei sanniti: "Io non devo vendere le mie idee: alleno per passione una squadra moderna che sa difendere e attaccare"
Benevento, parla Inzaghi: "Ci salveremo con la mentalità"© Getty Images
Ettore Intorcia
10 min

Pippo Inzaghi, nel 2013 a Coverciano parlava di “mentalità per essere vincenti” nel calcio. È davvero così, la vittoria si costruisce prima in testa che sul campo?

"Tutto parte da lì, e la soddisfazione maggiore nel mio nuovo ruolo è misurare la crescita dei miei giocatori da quel punto di vista. Con la convinzione si raggiungono traguardi insperati e comunque, se uno ci crede e dà tutto se stesso, sarà sempre a posto con la coscienza. La pensavo così da calciatore, la penso così da allenatore".

La cultura del lavoro è più importante del talento?

"C’è chi nasce fortunato. Eppure ho visto tanti talenti che si sono persi per strada o calciatori 'normali' che hanno raggiunto traguardi importantissimi. Senza talento fai fatica, vero. Ma il talento va anche allenato".

Il suo Benevento è innanzitutto una squadra forte mentalmente?

"Quando vinci sei sempre visto come un fenomeno che sa dominare tutto dalla panchina, quando perdi non capisci niente e sbagli i cambi: ho visto allenatori vincere Champions eppure venire esonerati. Io ho giocatori forti, un gruppo sano, una società che mi dà estrema fiducia e mi fa lavorare al meglio. Io cerco di portare la mia impronta calcistica e le mie regole. Vale sempre quella battuta: gli allenatori devono fare meno danni possibile...".

Altri suoi colleghi usano espressioni come "il mio calcio”, “il gioco che proponiamo”, lei parla di calcio e basta. Bisogna per forza presentarsi come il nuovo profeta?

"È una cosa che nel calcio d’oggi paga, io però non devo vendere nulla: ho una carriera alle spalle, non devo fare a tutti i costi questo lavoro e alleno spinto dalla passione. Sono passato dalla A alla Lega Pro e quelle sono le trasferte più belle fatte da allenatore. Sono uno che ancora ha i brividi se pensa al Viareggio vinto con il Milan, proprio quando sarei dovuto andare ad allenare il Sassuolo al posto di Malesani, prima che Galliani fermasse tutto...".

E dunque...

"Allora, non dovendo vendere nulla, penso solo a mettere la squadra nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio. L’anno scorso in B avevo una squadra molto più forte di tante altre e allora potevo giocare in un certo modo; quest’anno devo cercare la giusta compattezza per far reggere ai miei l’impatto con la categoria. Prendere 4-5 gol e sentire dire che il Benevento gioca il calcio più bello del mondo no, proprio non mi interessa. Voglio che si parli di squadra moderna, che sa difendere e attaccare a seconda del momento".

Ha scelto Benevento, ha scelto di ripartire dalla provincia. C’è un’altra Italia che può dare ancora tanto al sistema calcio?

"Non c’è differenza, le pressioni e le critiche sono sempre le stesse, qui o in una città come Milano, e le metti sempre in conto. Sono arrivato qui per il mio rapporto con il diesse Pasquale Foggia: mi voleva già in passato, mi ha permesso di portare con me tutto il mio staff, un gruppo che mi aiuta a fare la differenza perché vive il calcio come lo vivo io. Lui ha insistito con il presidente, poi ho incontrato Vigorito ed è nata la scintilla. Sento tanta responsabilità nei loro confronti".

Ha trasformato Letizia in un terzino completo, schiera Improta in ogni ruolo, anche mezzala o in difesa. Per un calciatore non è mai troppo tardi per migliorarsi ed evolvere tatticamente?

"No, e il loro percorso lo conferma. Ma ce ne sono tanti altri nel mio gruppo, è una soddisfazione importante. Senza la loro predisposizione non ci sarebbe stata una crescita esponenziale. Ecco: alcuni dei miei ragazzi non avevano mai giocato in A, altri ormai si consideravano non pronti per la A. E invece, con il lavoro, hanno dimostrato di potersela giocare".

Torniamo alla provincia: Grosso è partito dalla Renato Curi ed è arrivato a Berlino. Può sognare anche Letizia?

"Gaetano si è fatto male nel momento migliore, proprio quando si parlava di Nazionale: dispiace, perché è un ragazzo vero, come ce ne sono tanti in questo gruppo, altrimenti non sarebbero arrivati tutti quei record in B. Al di là di una chiamata all’Europeo, il fatto che in tanti si siano accorti di lui è bello, lo meritava. Lo aspettiamo presto".

Gli infortuni, il nuovo caso Covid: state pagando un prezzo elevato in termini di assenze.

"Vero, soprattutto nell’ultima settimana con tre gare in sei giorni. Chi fa le coppe ha una rosa attrezzata, noi con l’Atalanta siamo arrivati corti e l’abbiamo scontato. Spero già da domenica, però, di avere qualche freccia in più".

Qual è stato il risultato più importante finora?

"A parte lo Spezia, le altre le abbiamo giocate tutte alla grande, non vedo un picco. E anche con l’Atalanta abbiamo retto facendo esordire Pastina, un 2001 che ha trovato subito l’assist, e schierando Di Serio e Foulon, che è un ‘99".

Ha affrontato tutte le prime della classe: chi lo vince questo scudetto?

"Alla lunga dico che la favorita resta la Juve, per la forza della rosa che ha disposizione. Ma mai come quest’anno il campionato è aperto e il Milan ora non è più una sorpresa. Se vinci senza Ibra, senza Kjaer, senza Bennacer, vuol dire che la squadra è cresciuta e che il club ha preso giovani di qualità. L’Inter ha il vantaggio, per così dire, di essere fuori dalla Champions: con la rosa che ha, non può non lottare per lo scudetto".

E poi?

"L’Atalanta mi ha fatto una grandissima impressione: ha forza e qualità, può lottare fino alla fine. Anche la Roma potrebbe inserirsi, con Napoli e Lazio un po’ outsider. Ma in questo campionato ognuno pagherà qualcosa, tra infortuni e Covid. E vale anche per la salvezza: penso che il Genoa abbia scontato il focolaio di inizio stagione. E poi c’è il discorso degli stadi vuoti: senza pubblico, certe trasferte diventano più abbordabili".

Anche certe gare in casa, specie per i giocatori più sensibili ai fischi dei propri tifosi.

"Vero, per i giovani c’è anche meno pressione. Penso a Calabria, uno che ho fatto crescere io: all’inizio era stato preso di mira, ora che ha dimostrato il suo potenziale avrà la gente dalla sua parte".

Parliamo di Giuseppe Di Serio, otto presenze al debutto in A.

"Per lui parla il fatto che lo faccio giocare sempre. Spesso non ho avuto Moncini a disposizione, ma non ho mai avuto difficoltà a fare giocare Giuseppe: non gli do pressione ma so anche che non si monterà la testa. Moderno, fa il centravanti ma anche l’esterno. Per lui e per Pastina vale lo stesso discorso: chi merita avrà sempre la mia fiducia, loro sono un orgoglio per il settore giovanile".

Iago Falque e Viola a lungo ai box: quanto potenziale c’è ancora da sfruttare?

"Facevamo grandissimo affidamento su di loro, ci daranno tanto e saranno i primi acquisti di gennaio. Sono in gruppo, i problemi sembrano risolti hanno personalità e grandi doti tecniche".

Altri rinforzi arriveranno, anche in attacco.

"Ne parlo quotidianamente con Foggia, abbiamo le idee chiare ma la mia priorità è Crotone. Questo gruppo va salvaguardato, se arriverà qualcosa dal mercato saranno giocatori in grado di aumentare il tasso tecnico e morale della rosa. Sappiamo che salvarci sarà difficilissimo nonostante l’attuale classifica".

Manca un bomber, ma questa sembra una costante del Benevento: Lapadula si sacrifica ma c’è gol per tutti.

"Su Lapadula dico questo: conta avere occasioni da gol, e lui le ha sempre avute, e non importa se non sempre riesci a segnare, è capitato anche a me. Per il nostro modulo, con due trequartisti e una punta centrale, sfruttiamo gli inserimenti delle mezzali e cerchiamo di portare in area il maggior numero possibile di giocatori. Nelle mie squadre non c’è mai un capocannoniere che si stacca rispetto agli altri e il non dipendere da un solo realizzatore è un pregio. Così come il non dipendere in generale dai singoli: abbiamo giocato delle gare con tante assenze e non me ne sono accorto...".

La nuova frontiera sono gli States: ha dato un’occhiata a Reynolds, il terzino in arrivo in partnership con la Juve?

"Non nego di averlo seguito, ma non è giusto parlarne ora. Dico solo questo: se dei giocatori arrivano è perché li abbiamo voluti. Noi non abbiamo tempo da perdere, c’è da conquistare uno scudetto che si chiama salvezza".

Ventuno punti in 17 giornate, ora Crotone e Torino prima del giro di boa. Il secondo è uno scontro diretto inatteso...

"Toro e Fiorentina sono lì per sbaglio, non le conterei nella lotta salvezza. Ma questo ti fa capire quanto la classifica sia corta. A Crotone avremo una partita complicata, contro una squadra che ha assoluto bisogno di vincere. Leggo che Stroppa è in bilico, mi dispiace per l’amico e il collega, comprendo le sue difficoltà. Conosco bene anche Giampaolo: quando ero fermo, sono andato a osservare lui e Gasperini dopo mio fratello Simone, che è un grande".

C’è chi le promette la cittadinanza onoraria, chi invece la vorrebbe direttamente sindaco di Benevento...

"La mia prima esperienza al Sud, dove ho sempre trovato un affetto incredibile. Vivo la città, sento l’affetto, sento che la gente beneventana è orgogliosa di questa squadra dopo i tanti record che ha stabilito. E questa è un’altra storia rispetto alla Serie A del 2017. Vogliamo diventare dei rompiscatole, siamo riusciti a ottenere risultati importanti contro le big. Ma senza tifosi, senza lo stadio pieno, non è la stessa cosa. Senza pubblico non esiste il calcio: lo aspettiamo, presto".


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