Mihajlovic e Arianna a Ballando, il tango della vita

Mihajlovic e Arianna a Ballando, il tango della vita
Giancarlo Dotto
4 min

«Il tango è un pensiero triste che si balla». Vero. Mai così falso ieri sera nello show di Milly Carlucci. Sinisa e la moglie Arianna, il tango più balengo e più allegro della storia. Figure qua e là peccabili. Lui non era Rodolfo Valentino e lei non era Madonna in versione Evita. I puritani del mondo milonguero si saranno strappati le vesti, ma non importa. È accaduto qualcosa ieri sera a “Ballando”, Raiuno. E di questi tempi, in televisione, le cose accadono raramente.

Mihajlovic ballerino per una notte a "Ballando con le stelle"

Nemmeno un anno fa, 29 ottobre 2019, Mihajlovic subiva il trapianto del midollo osseo. Sentenza da tremare: leucemia. Si batte, sfinisce, guarisce. Torna che sembra un reduce della campagna di Russia, s’infila in testa il basco dei Peaky Blinders, trasforma la sua lingua in filo spinato, l’invettiva dei sopravvissuti. Ieri sera, il tango. Il suo celebre sinistro da sparo gli è servito questa volta per fare la “sacada”, invadere lo spazio della sposa, fare gol senza nessuna barriera. Senza bisogno che fosse un’umida cantina di Baires di bicchieri e tavoli rovesciati. Senza spine nel cuore e senza che fosse una noche triste.

Non credo ai messaggi. Ma credo agli esempi. Quando la vita ti dichiara impudentemente di non amarti, non ti resta che amare la vita. È l’essenza del tango. Togli la donna e metti la vita. Ci si allaccia furiosamente nel tango per amarsi, per odiarsi e poi dichiararsi perduti. Non c’era sfida ieri sera nel tango di Sinisa e di Arianna (una versione da “Grande grande grande” di Mina), ma solo complicità. Niente coltelli, niente guapi, niente donne fedifraghe. Nessuna vendetta. Sinisa e Arianna erano le due mezze mele platoniche riunite, quattro gambe, quattro braccia e un’anima sola. Un corpo solo. Un’unica, raggiante bestia. A gridarsi in silenzio qualcosa che sanno solo loro. Per tre brevi, interminabili momenti, un mondo perfetto pieno d’imperfezioni, ma anche di “chi se ne frega”. Ritrovare la vita, con la scusa del tango.

Sinisa si è lasciato violentare da tutto, prima la leucemia, poi il covid, più di ogni altra cosa, la più bastarda, la commiserazione della gente, la più odiosa per uno come lui. Qualcuno ci ha visto squarci da mito superomistico. Non importa quale sia il movente. Quanto l’uomo sia vero o no. Importa che, se in giro per il mondo c’è oggi gente che arretra, si chiude in casa, rinuncia a vivere, finalmente spaventata, perché scopre, toh, che l’esistenza è cosa fragile, sappia che lo è sempre stata. Che fino a oggi, come tutti, hanno partecipato al banchetto della grande illusione.

Sinisa e Arianna ieri lo hanno testimoniato, se non insegnato. Hanno scelto la piazza che più pubblica non c’è per dirsi una cosa molto privata. Fragili sì, disposti a piegarsi e disponibili a spezzarsi, come tutti noi, ma ballando. Dove “ballando” non vuol dire “ballare”, ma inventare miraggi nel deserto e poi, ancora, liberare, quando tutti i veli cadono e i piatti restano vuoti, un’insensata, tenerissima, amabile pernacchia. Sotto gli occhi di tutti. E, se non sapete ballare, almeno cantate.


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