Bologna, la doppia missione di Orsolini: Mihajlovic e l'azzurro

A parte il gol al Parma periodo poco brillante per l'esterno, ora scavalcato da Skov Olsen. Per l'Europeo e l'Italia serve una svolta subito
Bologna, la doppia missione di Orsolini: Mihajlovic e l'azzurro© LAPRESSE
3 min

BOLOGNA - Un mese di campionato, poi, nel caso in cui Roberto Mancini lo convocasse, le tre partite che sono in programma a fine marzo per le qualificazioni al Mondiale del 2022 in Qatar, precisamente il 25 contro l’Irlanda del Nord, il 28 in Bulgaria (dove troverebbe come avversario il suo compagno di squadra nel Bologna Valentin Antov) e il 31 in Lituania. La traduzione a questo punto è facile: nel giro di una quarantina di giorni Riccardo Orsolini si giocherà sia la maglia azzurra per gli Europei che una rinnovata stima da parte del cittì azzurro per quanto riguarda i prossimi mondiali.

A oggi si può sottolineare come se da una parte il compito che aspetta l’Orso del Bologna sarà complicato per la concorrenza che c’è nel suo ruolo di esterno destro alto, alla luce del fatto che dovrà giocarselo con Federico Bernardeschi e Domenico Berardi (considerato che Federico Chiesa potrebbe essere chiamato da esterno sinistro, come attualmente viene impiegato nella Juventus), da un’altra dipenderà ancora tanto dalle sue prestazioni, da quello che riuscirà a evidenziare nel frattempo vestito con la maglia rossoblù. Che non sarà decisivo, e più avanti vi spieghiamo il motivo, ma di sicuro molto indicativo.

L'Orso non coltiva alibi

Diamo un consiglio a Orsolini: non coltivi e di conseguenza alimenti l’alibi che in queste ultime due partite di campionato Sinisa Mihajlovic gli ha preferito Andreas Skov Olsen, perché sarebbe l’errore più grave che potrebbe commettere. E che finirebbe per allontanarlo addirittura anche dalla maglia azzurra. Per questi motivi. Il primo: Mancini non abbandona mai gli uomini che ha avuto con sé negli ultimi periodi, continua a seguirli anche se giocano meno o poco. Il secondo: l’importante non è tanto cominciare le partite ma determinare quando uno viene chiamato in causa, sia eventualmente a inizio del secondo tempo come a venti minuti dalla fine. Anche perché la consapevolezza di dover dare il massimo nel ritaglio di tempo che uno ha a disposizione è un segnale di grande maturità. Che tutti gli allenatori del mondo apprezzano [...]

Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale del Corriere dello Sport-Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bologna, i migliori video