Motta, il duro di Bologna 'smascherato' dalla figlia: "Ecco il vero Thiago"

Su Instagram irrompe Sophia, figlia maggiore dell'allenatore rossoblù: con la tecnica del montaggio fa emergere smorfie, balletti, riti domestici e autoironia del padre
Motta, il duro di Bologna 'smascherato' dalla figlia: "Ecco il vero Thiago"
Giorgio Burreddu
3 min

A Parigi lo chiamano ancora «le patron», il capo. I più coraggiosi raccontano che è un puro di cuore, ma è meglio non farlo arrabbiare. Altri, poi, narrano che persino sua maestà Ibrahimovic ebbe con lui un legame di stima e di rispetto profondissimo. Leggende, dicevano. Invece è tutto vero. A Bologna della versione strong di Thiago Motta se n’è accorto Marko Arnautovic, che due panchine di fila le ha dovute sbollire e oggi, forse, a Salerno, va per la terza. Ha dunque ragione Sophia, 15 anni, la prima figlia di Thiago che dal suo profilo ha fatto sapere: «Tutti hanno paura di mio padre». È lei che ha pubblicato un ricco shooting del papà mentre dà indicazioni dalla panchina, urla, sbraita, incita, tiene gli occhi scuri alla Van Cleef e l’espressione che promette male. Poi, sbaam, cambio scena: «Come si comporta a casa:». I due punti servono a fare l’elenco di un altro Motta, un Thiago inedito, divertente, gioioso, bellissimo.

Inedito

C’è il Thiago che gioca con la racchetta senza saperlo fare, quello che fa il balletto nella cucina di casa, quello della smorfia che non ti aspetti, e quello della videochiamata con la faccia simpatica. Troppo bello il campionario per essere relegato a un banale elenco. Il video, una storia pubblicata su Instagram a pochi giorni dalla festa del papà, è tutto quello che di Motta ancora non si è visto. Difficile, anzi impossibile credere possa essere un gesto preconfezionato, un atto preordinato. Di certo Thiago (che comunque non ha nessun social) lo avrà saputo. Benedetti social? Per una volta l’immagine del macho da panchina finisce in frantumi e si disperde nell’etere del web. In quel video di una manciata di secondi, in fondo, non c’è nulla di pazzesco: un padre che gioca con sua famiglia, la cosa più importante che ha. Ma per noi è un racconto inedito, che illumina Thiago sotto un’altra luce.

Gestione

Al tu preferisce il noi. Come quando ha ritirato il premio allenatore del mese: «Io lo ritiro, ma è del Bologna». Motta chiama tutti per nome: i giocatori, la dirigenza, lo staff. E quando serve cita pure i magazzinieri, quelli dell’ufficio comunicazione. Ha usato parole buone anche con i giornalisti («Rispetto molto il vostro lavoro»). La gestione dello spogliatoio di Thiago va perciò analizzata secondo sfumature più complesse. Sempre da Parigi arrivano disquisizioni filosofiche sul suo modo di tenere in mano lo spogliatoio. C’è chi parla addirittura di rivoluzione: nello sport più capitalistico del mondo, in cui se spendi molto devi far fruttare quel patrimonio, Thiago sceglie la meritocrazia. O ti alleni bene o stai in panchina. Applausi. Thiago lo ha fatto con Arnautovic. Ma a nessuno sarà sfuggito un dettaglio nell’ultima conferenza stampa: «Dominguez, quando rientrerà, dovrà lavorare molto per rientrare nell'undici titolare». Segno che il trattamento è lo stesso per tutti. Tutto il resto è gioia. Privata, of course.


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