Con l’aria che tira dichiaro, official: ottimo e utile pareggio; l’avversario, notoriamente pericoloso, è stato fermato. Para amigos: due destri, due gol invero bellissimi, di Berardi al 15’ e Dominguez al 42’, tutto qui. E saremmo in Serie A. È come tornare coi piedi per terra dopo i voli napoletani. Cuntent? Solo i telecronisti - che le partite le vendono - sono soddisfatti del Giuoco. Si sono divertiti. Quasi emozionati. La Signora Arbitro Ferreri Caputi, bravina, è rimasta felicemente indenne, niente risse, quasi una pennica. Senza sogni né incubi. Al 60’, toh, un risveglio rossoblù. “Am per un isonni”. Sembra un sogno. Un dato positivo: dopo un primo tempo slonzo - possesso palla rossoblù e manovre senza vigore, ma due gol - nella ripresa Motta ha tentato di invertire la tendenza, cedendo per un po’ il dannoso palleggio al Sassuolo e mirando dritto, non dico azioni in contropiede ma palla avanti e pedalare. Per poco. Non si vende la pelle dell’Orso, al 68’ si prova quella di Arna. Perché non prima? Primo tiro al 77’, come sa lui: prende palla spalle alla porta, si gira, spara. Consigli non dorme.
Fattore Arnautovic
Perché non prima? - ripeto. Parole di vigilia. Sì, Arnautovic è pronto. Ma non troppo. A Salerno s’è fatto male. Sta meglio. Però è disponibile. In panchina. Non vogliamo perderlo. Thiago ha il possesso parola come il possesso palla. Inutile. Così siamo sicuri di una cosa: non ce lo porta via nessuno. Arnautovic non è Haaland, il biondone che ha convertito Guardiola dal mal calcio al buon calcio: velocità, potenza, contropiede, gol. Arna, accolto a Bologna come fosse Nielsen, è parso tornare abulico come quand’era cinese, a Shanghai. Bologna e Sinisa - già compagno all’Inter - gli avevano ridato la carica. L’austriaco è un po’ napoletano, va tenuto su come un latino. Così è un fiore appassito. Avevo scritto, dopo Bologna-Udinese, il 3 aprile, dopo tre gol bellissimi: “Spettacolo nato dal lavoro che Motta impone serenamente creando potenza muscolare e fiato per correre sostenuti da una insolita e quasi perfetta visione del gioco”. Poi arrivò Orsolini-gol e fu festa. Ieri ho sentito cantare i cinquemila rossoblù al gol argentino. Poi più. Potevano anche insistere. Magari con un ringraziamento cantato al generoso Sassuolo. Non capisco Dionisi, poteva vincere. Contento anche lui? Basta salvarsi, vero. Sissignore. Il Napoli gioca sulla Luna.