BOLOGNA - Quando una telefonata non allunga la vita ma quanto meno blocca una decisione che sarebbe stata sbagliata per come Bologna sta dovendo convivere da giorni con il disastro figlio dell’alluvione. In pratica è successo che venerdì attorno alle 13, mentre gli «angeli del fango» continuavano a spalare nelle strade più colpite (come d’altra parte hanno fatto per l’intera giornata di ieri e faranno anche oggi), comprese via Andrea Costa e le altre piccole vie nelle vicinanze della chiesa di San Paolo di Ravone a circa 700 metri dal Dall’Ara, il presidente Joey Saputo ha chiamato sul telefonino Claudio Fenucci, che a quell’ora stava partecipando all’Assemblea di Lega a Milano. Cosa gli ha detto? Su per giù lo ha informato che per il grande rispetto che il Bologna ha nei confronti di questa Bologna che sta soffrendo la squadra non sarebbe andata a giocare in nessun altro stadio. E pazienza se poi i consiglieri della Lega chiamati a dover decidere non fossero entrati nell’ordine di idee di fare un passo indietro e di conseguenza di punire il Bologna con lo 0-3 a tavolino.
Nessun obbligo per il Bologna
Sì, questa è stata una presa di posizione talmente forte che probabilmente sia la Lega che il Milan non si sarebbero mai aspettati, alla luce del fatto che prima avevano mosso mezzo mondo nel tentativo di trovare uno stadio che potesse ospitare a porte chiuse Bologna-Milan e convincere il Bologna ad accettare questa soluzione. E al tempo stesso questa presa di posizione (raccontano i presenti) ha fatto diventare molto fermo nelle sue argomentazioni il capo azienda Fenucci, che fino a quel momento aveva cercato con la sua solita diplomazia e con toni anche bassi di far capire ai suoi colleghi le infinite difficoltà della gente di Bologna e anche del Bologna per poter organizzare eventualmente in poche ore una trasferta. È vero che Fenucci ha poi presenziato da uditore al consiglio di Lega, ma è altrettanto vero che a quel punto fate conto che la decisione albergasse già nella testa dei consiglieri, che con il passare del tempo sarebbero diventati sempre più sensibili al problema. E vogliamo credere e sperare che sia davvero così, anche perché la Lega non avrebbe potuto obbligare il Bologna ad andare a giocare in un altro stadio se lo stesso Bologna non avesse voluto, e non a caso i legali della Lega presenti in consiglio lo avevano fatto presente ai consiglieri.
La proposta del Milan con Scaroni
Certo, il presidente del Milan Paolo Scaroni avrebbe potuto e soprattutto dovuto risparmiarsi quei suoi pensieri alla fine del Consiglio, dopo che la Lega aveva ufficialmente deciso di rinviare la partita a data da destinarsi, «la decisione che ha preso il sindaco di Bologna Lepore di non far giocare la partita a porte chiuse a Bologna è incomprensibile», la verità è che prima di parlare avrebbe dovuto far un salto dalle parti del Dall’Ara per rendersi conto di persona di ciò che è accaduto. E pensare che nel corso del consiglio lo stesso Scaroni aveva fatto due gesti importanti ed è giusto riconoscerglieli. Il primo: essendo parte in causa, ha ritenuto opportuno astenersi nella votazione (a differenza di quanto accadde quando il Bologna cercò di far rinviare la trasferta di Cagliari avendo 9 calciatori colpiti dal covid). Poi il secondo: tentando di far giocare la partita a porte chiuse ma non volendo far mancare i soldi alla gente colpita da questo disastro Scaroni ha fatto sapere che il Milan sarebbe stato disposto a versare la metà di quello che sarebbe stato il ricavato dell’incasso da mettere a disposizione degli alluvionati (sui 500 mila euro), e cioè circa 250. Infine chiudiamo con un pensiero che vale un tesoro: Pamela Noutcho, l’infermiera-pugile dell’ospedale Maggiore di Bologna che ha combattuto nell’europeo dei pesi leggeri venerdì notte ha dedicato la sua vittoria agli «angeli del fango» di Bologna.