Il Bologna ai piedi di Orsolini: è al top per il gran finale

Ai rossoblù servono i suoi colpi per non mollare la Champions e provare a vincere la Coppa Italia
Il Bologna ai piedi di Orsolini: è al top per il gran finale© Getty Images
Claudio Beneforti

Bologna e il Bologna si stanno godendo Riccardo Orsolini e puntano a farlo per tanti anni. Mai come in questo momento il Bologna ha bisogno di... Orsonaldo. Quello che fa la differenza con una giocata. Quello che ti fa vincere la partita con un colpo non avendo alcuna paura di sbagliare, neanche il tiro più complicato, se non quasi impossibile. In poche parole, quell’Orso che ha estratto dal cilindro all’inizio del secondo tempo di Venezia-Bologna quella conclusione al volo su un pallone messo in mezzo da Cambiaghi e che ha consentito ai rossoblù di vincere una partita che più andava avanti e più si stava avvelenando. O ancora quell’Orso che negli ultimi attimi di Bologna-Inter si è inventato una mezza rovesciata volante dopo un fallo laterale battuto da Miranda e una spizzata di Bisseck facendo esplodere il Dall’Ara e al tempo stesso imprecare l’Inter. Ma attenzione, anche quell’Orso che nel finale di Udinese-Bologna prima ha colpito la traversa piena su calcio di punizione e successivamente ha spedito alto in tuffo di testa una spizzata di Santiago Castro. E’ vero che c’è anche chi ha parlato di gol sbagliato, ma all’atto pratico il discorso è un altro: mentre contro l’Inter l’Orso aveva trovato il tempo per coordinarsi, a Udine non lo ha trovato, forse non aspettandosi quella giocata del giovane attaccante argentino.

Orsolini e il colpo in canna

Va detto questo: non avendo Ndoye, Italiano non se l’è sentita di far uscire Orsolini nonostante nel primo tempo avesse combinato poco o niente e che anche nel secondo non avesse assolutamente determinato, e questo perché ora come ora nessuno nel Bologna ha il gol addosso come l’Orso. Dove si vuole arrivare è facile: da una parte un tecnico dovrebbe trovare dentro di sé la forza di non sostituirlo mai, rendendosi conto di come da un momento a un altro ti possa far diventare bella la partita, ma da un’altra come fa lo stesso tecnico rossoblù a far finta di niente e di conseguenza a lasciare in campo uno che non sta facendo bene quando in panchina ha un altro esterno che te la può ugualmente cambiare. Magari non con un gol, ma con quegli strappi sui lati che creano affanni ai difensori. E allora, a partire proprio dallo stesso Orso, quelli che cominciano devono saper entrare con la testa dentro la partita da subito, perché quando devi giocare una finale, o se preferite uno spareggio per un posto in Champions come domenica contro la Juventus, per niente al mondo ti puoi permettere di lasciare un tempo agli avversari perché nove volte su dieci rischi seriamente di uscire dal campo soprattutto con rimpianti e recriminazioni.


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Nessuno come lui

Orsonaldo è il capocannoniente del Bologna, fin qua ha segnato 12 gol e per un esterno sono veramente tanti. Non a caso nessun altro esterno del nostro campionato ha saputo fare altrettanto: quello che a oggi più gli si è avvicinato nella classifica dei marcatori è Pulisic del Milan con 10, seguito dai laziali Pedro e Zaccagni con 8. Ma a questo punto va dato a Orsolini quello che è di Orsolini, ed è un attestato di merito che potrebbe anche portare il ct azzurro Luciano Spalletti a convocarlo, nonostante il sistema di gioco attuale della nazionale non gli si addica: dopo essere stato croce e delizia sia per Mihajlovic che per Thiago Motta, l’Orso ha fatto un altro passo avanti per quanto riguarda la sua completa maturazione nel ruolo con Italiano, che gli ha inculcato nella testa come nel calcio di oggi un esterno alto non debba solo pensare alla fase di attacco ma debba anche incidere in quella di difesa. Certo, l’Orso qualche ricaduta ce l’ha, ma conosce un modo per farsi perdonare in queste cinque finali che separano il Bologna dalla fine della stagione, diventare nel momento giusto Orsonaldo. Glielo chiede anche Bologna, che ritenendolo un proprio figlio ormai pende dalle sue giocate.

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Bologna e il Bologna si stanno godendo Riccardo Orsolini e puntano a farlo per tanti anni. Mai come in questo momento il Bologna ha bisogno di... Orsonaldo. Quello che fa la differenza con una giocata. Quello che ti fa vincere la partita con un colpo non avendo alcuna paura di sbagliare, neanche il tiro più complicato, se non quasi impossibile. In poche parole, quell’Orso che ha estratto dal cilindro all’inizio del secondo tempo di Venezia-Bologna quella conclusione al volo su un pallone messo in mezzo da Cambiaghi e che ha consentito ai rossoblù di vincere una partita che più andava avanti e più si stava avvelenando. O ancora quell’Orso che negli ultimi attimi di Bologna-Inter si è inventato una mezza rovesciata volante dopo un fallo laterale battuto da Miranda e una spizzata di Bisseck facendo esplodere il Dall’Ara e al tempo stesso imprecare l’Inter. Ma attenzione, anche quell’Orso che nel finale di Udinese-Bologna prima ha colpito la traversa piena su calcio di punizione e successivamente ha spedito alto in tuffo di testa una spizzata di Santiago Castro. E’ vero che c’è anche chi ha parlato di gol sbagliato, ma all’atto pratico il discorso è un altro: mentre contro l’Inter l’Orso aveva trovato il tempo per coordinarsi, a Udine non lo ha trovato, forse non aspettandosi quella giocata del giovane attaccante argentino.

Orsolini e il colpo in canna

Va detto questo: non avendo Ndoye, Italiano non se l’è sentita di far uscire Orsolini nonostante nel primo tempo avesse combinato poco o niente e che anche nel secondo non avesse assolutamente determinato, e questo perché ora come ora nessuno nel Bologna ha il gol addosso come l’Orso. Dove si vuole arrivare è facile: da una parte un tecnico dovrebbe trovare dentro di sé la forza di non sostituirlo mai, rendendosi conto di come da un momento a un altro ti possa far diventare bella la partita, ma da un’altra come fa lo stesso tecnico rossoblù a far finta di niente e di conseguenza a lasciare in campo uno che non sta facendo bene quando in panchina ha un altro esterno che te la può ugualmente cambiare. Magari non con un gol, ma con quegli strappi sui lati che creano affanni ai difensori. E allora, a partire proprio dallo stesso Orso, quelli che cominciano devono saper entrare con la testa dentro la partita da subito, perché quando devi giocare una finale, o se preferite uno spareggio per un posto in Champions come domenica contro la Juventus, per niente al mondo ti puoi permettere di lasciare un tempo agli avversari perché nove volte su dieci rischi seriamente di uscire dal campo soprattutto con rimpianti e recriminazioni.


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