Cagliari, la promessa di Ranieri a Gigi Riva

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Alberto Polverosi
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C’è un ragazzo che viene dal Testaccio, Roma sanguigna, un terzinaccio del calcio degli anni Settanta che poi si inventò, quasi per caso, la carriera di allenatore. Gli hanno dato del difensivista quando, in quell’epoca, difendersi era un reato, in Inghilterra lo hanno chiamato tinkerman, l’aggiustatore, a Roma er minestraro perché, secondo gli apostoli del calcio degli scienziati, faceva sempre la solita minestra.
Poi è arrivata la leggenda di Leicester e allora quanto è bravo quel ragazzo. Che ora ha 72 anni, si chiama Claudio Ranieri e può raccontare un’altra storia, non prestigiosa come quella di Leicester, ma se possibile più bella, più emozionante e colma di sentimento. Per la seconda volta ha salvato il Cagliari in Serie A, dopo avercelo portato. Era successo anche trentatré anni fa. Lo volle Carmine Longo in Sardegna, estate ‘89, la squadra in Serie C, in sede non c’era nemmeno la luce. Primo anno: promozione in B e Coppa Italia di C. Secondo anno: promozione in A. Terzo anno: salvezza in A. Poi ha fatto un giro lungo in mezza Europa con una carriera che raramente ha ricevuto il riconoscimento che meritava. Ha vinto la Coppa Italia e la Supercoppa con la Fiorentina dopo averla riportata in A; ha costruito il miglior Valencia della storia lasciando in bacheca una Coppa del Re (6-2 in semifinale al Real Madrid) e un Intertoto e in eredità a Cuper la squadra delle due finali di Champions; ha salvato il Parma nel 2006-07 e nessuno sa come sia stato possibile. Ha allenato le più grandi in Italia, Juventus, Inter, Roma, poi è arrivato Leicester.
Ma come sentimento niente di tutto questo si può paragonare a Cagliari. Questa per lui è una storia fantastica. L’anno scorso era scoppiato in lacrime a Bari, con quella folle promozione all’ultimo istante. Eppure, nonostante la forte, fortissima emozione, è stato capace di andare sotto la curva dei cagliaritani per chiedere di non insultare gli avversari. Era stato lui, quando allenava la Sampdoria, a portare in Italia il “pasillo de honor” per omaggiare l’Inter fresca campionessa d’Italia. Lo stile di Ranieri è merce rara nel nostro calcio. L’anno scorso gli hanno chiesto l’impresa puntando sulla mozione degli affetti: torna a Cagliari per un miracolo. Anche Gigi Riva (impossibile dimenticarsi di lui in un giorno come questo) glielo aveva chiesto attraverso suo figlio. La promozione ai play-off e la salvezza ieri. E come c’è arrivato ha qualcosa di straordinario: con i cambi. Anche ieri, nel secondo tempo dentro Viola e Prati, punizione di Viola e gol di Prati. È tutta la stagione che va avanti così. Solo un caso? Solo fortuna? Probabilmente è la testa fresca di questo ragazzo di 72 anni che dentro la partita vede tutto, le esigenze, le difficoltà, gli spazi, il rendimento dei giocatori, la motivazione di quelli che porta in panchina. Questo fa un allenatore. Quando l’arbitro fischia l’inizio della partita, pochi al mondo si accorgono, come Claudio, di cosa accade in campo.
Era nella leggenda a Leicester, entra nella leggenda a Cagliari. Quando finalmente si godrà la pensione, sarà sempre troppo presto.


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