Luperto, Napoli nel cuore: “Kvaratskhelia è fenomenale”

Il capitano dell’Empoli sfida la sua ex squadra: “Giocheremo con coraggio, per salvarci serve una svolta”
Luperto, Napoli nel cuore: “Kvaratskhelia è fenomenale”© Getty Images
Fabio Mandarini
7 min

L’uomo Lupo è un ragazzo perbene e il suo è soltanto un soprannome. Sai com'è, le classiche cose del calcio: il cognome si abbrevia sempre, Raspadori diventa Raspa e Luperto uno status di questo mondo doveva pur esibirlo. Almeno uno: non fa il divo anche se oggi è il capitano dell'Empoli e un leader, è diplomato, ha frequentato il corso d'inglese, fino a un mese fa guidava la stessa macchina acquistata a Napoli a 18 anni - ora ne ha 27 - e non ha tatuaggi. Neanche il nome di mamma e papà: quello del signor Domenico era inciso sulla targhetta dell'azienda di trasporti di Lecce che da poco lo ha salutato brindando alla sua pensione, e quello della signora Angela è ancora stampato sul cartellino del pastificio dove lavora. Una famiglia straordinariamente normale, vecchio stampo, signorile come questo difensore irriducibile in campo, testa e piede (sinistro) fino all'ultimo minuto, ma umile quasi a sfiorare la timidezza quando si toccano certi tasti. Tipo il salto da Haaland a Kvaratskhelia. «Due candidati al Pallone d'Oro...».

Già, il passato e il presente: il biondo lo ha marcato nel 2019.
«Quando giocavo nel Napoli, sì: in Champions, a Salisburgo. La mia prima da titolare in coppa».

Finì 3-2 per voi, Ancelotti le fece i complimenti e disse: «Luperto è il simbolo della vittoria».
«Momento indimenticabile».

L'Empoli, invece, sta vivendo un momento difficile: 8 sconfitte e 7 punti.
«I risultati non arrivano e dobbiamo dare di più. Essere più coraggiosi e intraprendenti. Serve quella scintilla che lunedì ci ha risvegliati negli ultimi dieci minuti di Frosinone, dove tra l'altro abbiamo giocato un gran primo tempo».

Nel secondo, però, la squadra s'è come spenta fino al 40'.
«Eppure abbiamo valori importanti, ma bisogna dimostrarlo in campo. Andreazzoli ci chiede di essere sempre propositivi, di giocare, di osare».

Anche il Napoli, seppur con una classifica e una storia diversa, sta vivendo un periodo delicato. Mezzogiorno di fuoco per tutti, domani al Maradona.
«Dopo lo scudetto ovviamente l'aspettativa era altissima, ma loro hanno giocatori fenomenali che da un momento all'altro possono farti malissimo. Bisogna stare attenti. Molto attenti».

E qui entra in gioco il moro. Il candidato con i capelli scuri: dopo Haaland, l'aspetta Kvara.
«Eh, grandissimo calciatore. Pazzesco nell'uno contro uno: dovremo limitare le sue qualità, contrastarlo e fare di tutto per non concedergli spazi e spunti».

C'era una volta un ragazzino nato a Lecce e sosia di Raul Albiol... Le dice niente?
«E' così che mi chiamavano ai tempi di Napoli». E ride.

Somiglianza fisica impressionante. Postura e barba. Lo sente ancora?
«Sento Koulibaly. E Meret».

Con la Primavera azzurra a 17 anni nel 2013, un po' di prestiti e poi il ritorno in prima squadra. Totale: 5 anni. L'Europa League e la Champions. Sensazioni?
«Napoli è nel mio cuore, ci vado sempre con gioia. La mia compagna Fabiana e il mio storico agente Diego Nappi sono napoletani. Ho tanti amici, tantissimi ricordi».

Ma domani sarà spietato.
«In campo per forza, sempre. Abbiamo bisogno di fare risultato, di dare una risposta. Ci giochiamo tutti qualcosa di importante, chi in un senso e chi nell'altro».

Il sosia di Albiol, oggi, è Sebastiano Luperto. Il capitano dell'Empoli, 11 partite su 11 dall'inizio alla fine. Cos'ha detto ai suoi dopo Frosinone?
«Che serve più coraggio. Più sfrontatezza. Che bisogna ripagare la fiducia di chi crede in noi».

La classifica invece dice penultimi, ma il tempo e la qualità per centrare la salvezza ci sono.
«Certo, non scherziamo. Servono continuità, forza mentale, voglia di sacrificarsi e dare tutto. Le componenti sono queste».

Sì, lei è un leader. Calmo ma leader, parafrasando proprio il titolo del libro di Ancelotti.
«Oggi ho molta più esperienza. La svolta è arrivata nell'anno di Crotone: ho capito certe cose, è scattata la molla che mi ha cambiato».

Sogna la Nazionale?
«Assolutamente si. E lo farò fino a che avrò la forza di giocare: è il massimo, ci spero e continuerò. Non si molla».

Ha parlato con il ct Spalletti quando è venuto a Empoli?
«Sì. Mi ha fatto molto piacere incontrarlo. Quello che ci siamo detti, però, resta tra noi. Sono cose di campo».

In bocca al lupo. Lupo il sognatore: facciamo un gioco?
«Vai».

Prima batte il Napoli, poi paga la pizza e va in Nazionale: com'è?
«Ehhh... Mamma mia. Sarebbe il massimo, il sogno perfetto. Pagherei proprio volentieri».

Insieme con il riscatto e la salvezza dell'Empoli.
«Certo. A questo club sarò grato a vita: è una società importante dove ho trascorso i miei anni migliori. Mi ha dato tutto e io darò sempre tutto».

Lei, centrale difensivo e mancino naturale, è un po' merce rara: dicono che in tanti la seguono con attenzione.
«Non lo so. Di certo provo sempre a migliorare e a fare del mio meglio. Lavoro e non mi accontento mai».

Quanto pesa per l'Empoli il ritorno di Baldanzi?
«Tanto, davvero. Ha enormi qualità, ci aiuterà molto a recuperare al più presto posizioni e punti».

Baldanzi o Raspadori?
«Due grandi giocatori, rapidi, baricentro basso. Jack è più centravanti, Tommy più trequartista. Raspadori ha dimostrato di più, per il momento, mentre Baldanzi non ha ancora espresso tutto il suo valore. Diamogli tempo».

Lupo contro Raspa, domani.
«Va marcato bene in area e non solo: si muove tanto e ha anche il tiro da fuori. Difficile».

Lo ha studiato?
«Studio ogni avversario: ci danno dei filmati e io li osservo attentamente, guardo i movimenti. Non c'è solo Jack, comunque: occhio a Simeone, Kvara, Politano, Lindstrom».

E manca Osimhen.
«Un problema in meno, sì, ma ripeto: sono davvero tanti, loro».

La Toscana vive giorni drammatici.
«Sono e siamo vicini alle famiglie colpite dalla tragedia. Guardo le immagini dell'alluvione, penso ai morti, alle difficoltà. E il cuore si stringe. Abbraccio tutti».


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