Tutti i tecnici trattati male: metodo di casa alla Fiorentina

Tutti i tecnici trattati male: metodo di casa alla Fiorentina© ANSA
Alberto Polverosi
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La Fiorentina è già nel futuro, quanto sia roseo lo stabiliranno le prossime partite, compresa la semifinale di Coppa Italia. Il ritorno di Montella sotto la collina di Fiesole è la conferma che nel calcio le liti sono fatte per riappacifi carsi subito dopo. Dipende dalla reciproca convenienza. Alla Fiorentina conveniva evitare il traghetto, a Montella conveniva tornare in corsa dopo due esoneri in due anni. Non è la prima rottura sanata e non sarà l’ultima.

Noi però fatichiamo a chiudere la pagina di Pioli e delle sue dimissioni. Il retrogusto è ancora così amaro, così sgradevole che non può essere risolto dicendo di lui che è una persona dalla schiena dritta (e dalla grande sensibilità: solo un uomo di valore poteva evitare riferimenti al dramma di Astori come ha fatto lui nel momento dello strappo) e per questo ha deciso di andarsene. Ma se anche avessimo voluto chiuderla lì, ci ha pensato la Fiorentina, col suo comunicato-bis, a tirarci di nuovo dentro per i capelli (a meno che non ci si prepari a una battaglia legale). Il club viola considera l’atteggiamento del suo ex allenatore «incomprensibile ed ingiustifi cabile», tale da mettere «la Società in una situazione inaspettata e complicata da gestire». O magari è vero il contrario: è la Società che, col primo comunicato, si è messa in quella situazione. E’ una storia così sbagliata, inopportuna e dannosa per la Fiorentina che è difficile da capire. Negli ultimi anni, un altro ex allenatore viola aveva preso la stessa decisione, Cesare Prandelli, che lasciò nelle casse della federazione tre milioni di euro assumendosi ogni responsabilità tecnica per il fallimento del Mondiale in Brasile, due anni dopo il secondo posto all’Europeo. Magari è solo un caso, ma anche Prandelli lasciò Firenze mentre i Della Valle sostenevano che avesse tradito la Fiorentina mettendosi d’accordo con la Juventus. Accuse alla persona, non al tecnico, come è successo adesso con Pioli. Che ha sbagliato, eccome se ha sbagliato, a innescare la vicenda parlando per primo della sua posizione contrattuale. Ma quanto ha fatto seguito dopo, con le pesanti, insinuanti parole del primo comunicato, esce dal campo calcistico ed entra in quello personale. Il richiamo alla serietà fa male solo a leggerlo. Poteva finire lo stesso, ma in modo diverso. E spesso il modo vale quanto la sostanza, fa capire chi hai davanti.

Con Pioli è finita male, come con tutti i suoi predecessori, con Prandelli, Mihajlovic, Delio Rossi, Paulo Sousa e Montella, che poi ha fatto pace. E allora, come nel gioco dell’oca, si torna indietro e si riparte dal via. Perché a Firenze non ci sarà mai un arrivo, ma c’è sempre una partenza.


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