Prandelli e il retroscena di Preziosi sull'arrivo alla Fiorentina

Il tecnico si presenta: "La parte sinistra della classifica deve essere una partenza, non un arrivo. Ribery? Un 'mariuolo', non lo vedo dal furto di Monaco". Su Rialti: "Se ci fosse stato mi avrebbe insultato"
Prandelli e il retroscena di Preziosi sull'arrivo alla Fiorentina© ANSA
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FIRENZE - "Prima di cominciare vorrei dire che ho salutato e abbracciato Iachini. Qui ho trovato la dirigenza coesa e decisa, si vuole iniziare un lavoro di squadra in campo e fuori. Aggiungo che se ci fosse stato Alessandro Rialti (storico giornalista del Corriere dello Sport avvezzo agli affari viola scomparso poco tempo fa, ndr) chissà cosa mi avrebbe detto, forse mi avrebbe insultato...". Comincia così il secondo capitolo di Cesare Prandelli sulla panchina della Fiorentina, una squadra che l'allenatore bresciano ha già guidato dieci anni fa portandola in Europa e in Champions League. Il neo tecnico ha svelato anche il retroscena su Enrico Preziosi, suo ultimo presidente al Genoa: "Ho ricevuto una telefonata da parte di Preziosi a mezzanotte di qualche giorno fa, dove mi ha detto che aveva parlato con la Fiorentina molto bene di me e di questo voglio ringraziarlo. In questi 15 anni ho sempre pensato alla Fiorentina, comprando gli abbonamenti per vedere le partite. Qui sono stato trattato bene da tutti e spero di dare tanto". Le questioni tattiche che riguardano i singoli partono subito da Amrabat e Kouame: "Qualche idea ce l'ho già, ma prima devo parlare con i giocatori che devono essere convinti di poter cambiare. Kouamè non è un centravanti, ma una seconda punta che dà profondità. Mentre Amrabat non è un tipo di calciatore detta di tempi e resta in una posizione fissa. Lui ha qualità straordinarie e può giocare davanti alla difesa. Questa squadra ha un motore forte, a Pradè l'ho già detto e ci sono le basi per fare un buon lavoro".

"Sento una doppia responsabilità, anche da tifoso"

"Bisogna vivere di emozioni e quindi l'amore che provo per questa squadra è molto profondo, non ho messo condizioni e mi auguro di poter ripagare la fiducia. Ma ho una doppia responsabilità, anche da tifoso. Ragionerò con i calciatori anche come un tifoso vero. A Firenze è impossibile non avere 'fame', è una città esigente e particolare, dobbiamo essere bravi a capire dove siamo e cosa vuole la gente, l'importante è avere rispetto verso la tifoseria per farci perdonare qualche passo falso che sicuramente ci sarà. Cosa mi ha spinto ad accettare di tornare? Me l'ha detto il cuore, spesso parlando per strada con i tifosi mi hanno chiesto di tornare, ma non sarei mai andato via. Riprendo un certo discorso, qui si vuole fare una grande squadra che sia all'altezza in Italia e in Europa. Voglio rimettermi in gioco anche rovinando certi equilibri e so che non sarò solo in questo percorso. Commisso? Mi ha sorpreso la sensibilità umana sua e di Joe (Barone, ndr). Prima di parlare di lavoro mi hanno detto che prima volevano parlare con Iachini e questa è una cosa importante. Con questo staff si può creare qualcosa di importante. Il senso d'appartenenza è facile tirarlo fuori, basta capire l'umore della città e dei tifosi, ma soprattutto chi indossa questa maglia deve uscire dal campo sempre a testa alta, togliendo gli ostacoli mentali e soprattutto con il coraggio di fare le cose. E in questo caso saremo premiati, conosco la tifoseria... ma siamo Firenze. Sono giustamente pretenziosi e qui dove è nata l'arte e la cultura non ci si sente mai secondi a nessuno. Le difficoltà saranno tante e non ho la bacchetta magica". 

"Cosa chiedo ai tifosi? Nulla, hanno già tanti problemi in questo periodo"

Sulla prima avventura a Firenze: "L'ho sempre detto, per quattro e mezzo con i Della Valle andava tutto bene, ma negli ultimi mesi è cambiata l'idea di progetto tecnico e può capitare che non si sia più d'accordo con il progetto. Il ricordo è sempre stato buono, avevamo la maglia della Fiorentina appiccicata sulla pelle e questo vorrei infondere ai giocatori. Cosa sogno di fare ancora qui? Desidero in poche settimane proporre una squadra coraggiosa e propositiva, solo un sogno tecnico senza aspettative per il futuro. Sono convinto di poterlo fare, questa è una buona squadra. Cosa chiedo ai tifosi? Alla gente non devi chiedere molto, devi solo ascoltare. È una virtù che ti permette di non commettere errori e avere rispetto per tutti. Non si può chiedere aiuto ai tifosi adesso, c'è una vita privata e sociale più importante, noi siamo privilegiati e facciamo quello che ci piace. Ora non mi sento di chiedere nulla anche al tifoso più accanito che ha tanti problemi personali. A stagione iniziata non serve troppa esuberanza, ma iniziare con i principi di base, pochi e chiari. Una volta acquisiti puoi lavorare sui dettagli, non voglio trasmettere l'adrenalina di questi giorni, anche per loro è una giornata traumatica, molti erano legati a Beppe (Iachini, ndr)".

"Ribery? Non lo vedo dal furto di Monaco"

"La parte sinistra della classifica deve essere una partenza e non un arrivo, voglio tirare fuori tutto dai calciatori. Ora serve tanta praticità, senza vendere fumo o sogni. Lavoreremo in questo senso. Pradè? Ovviamente quando mi ha chiamato sono rimasto piacevolmente sorpreso, in tre secondi abbiamo subito iniziare a parlare di calcio, c'è sintonia e lo ringrazio molto". Sulla possibilità di lavorare con Batistuta: "Bati lo sentirò dopo per il fuso. Per me può essere un valore aggiunto con il suo carisma e carattere. Ora non si può fare, ma più avanti è un discorso che si può riaprire. Commisso ha detto che la squadra buona e ora sta a noi tirare fuori il meglio, il presidente è distante ma sul pezzo, segue e sa tutto. Non siamo abbandonati. Ribery? Non lo incontro da quella sera di Monaco, voglio sentire se si ricorda di quel furto clamoroso con il Bayern Monaco ai quarti di Champions, gli dirò che è un 'mariuolo'...". Sul cambio di sistema di gioco: "Difesa a quattro? Bisogna chiarire, quando si parla di un sistema di gioco si parla sempre della disposizione in campo in fase difensiva. Serve capire cosa fanno tutti gli altri giocatori, è chiaro che la mia idea è quella di capire se i giocatori sono predisposti ad avere una soluzione diversa da quelle che hanno giocando a tre o a cinque". Sul calcio post Coronavirus: "Intanto dobbiamo capire che siamo privilegiati, già poter scendere in campo e fare il tuo lavoro dovrebbe dare un'adrenalina pazzesca. Ho notato che in queste partite a porte chiuse le squadre meno tecniche sembra stiano giocando una gara d'allenamento, rischiano tutto. Chi è penalizzato è chi ha una personalità sfacciata, dobbiamo arrivare preparati mentalmente, ma ricordiamo che noi abbiamo una fortuna sfacciata a scendere in campo".

"Voglio una mentalità da squadra forte"

"Diciamo che prima di analizzare aspetti positivi o negativi serve la mentalità. Che deve essere quella di una squadra forte. Molti giocatori non stanno sprigionando le loro qualità al 100%. Io traghettatore? Chiamatemi come volete, traghettatore o supplente, io voglio fare questo lavoro in maniera importante. Questa società ha sempre valorizzato la meritocrazia, ma il mio futuro è tra un'ora che c'è l'allenamento... Penso che le squadre tecniche ma senza furore non vanno da nessuna parte, come accade anche al contrario. Serve trovare l'alchimia e l'equilibrio che possa aiutare i calciatori, l'idea che posso avere io è che senza intensità nel calcio moderno è difficile vincere le partite. Ribery può farci vincere la partita con un colpo, ma non possiamo basarci solo su di lui. Cercheremo di creargli i presupposti per fare la differenza, ma non possiamo pensare di dare solo palla a lui per aspettare la giocata, saremmo troppo limitati" ha concluso Prandelli.


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