"Cutrone? Non è trattato come gli altri"

L'agente dell'attaccante della Fiorentina ha criticato le scelte della società: "Vedremo quello che succederà e poi decideremo"
"Cutrone? Non è trattato come gli altri"© Roberto Bregani/Massimo Sestini
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Cutrone è stato fortemente voluto dalla Fiorentina, è stata un'operazione anche abbastanza costosa e complicata, di grande soddisfazione per il club e per il giocatore. Per un motivo o per l'altro, tranne un periodo dell'anno scorso in cui è stato impiegato con regolarità, nella nuova stagione è entrato nel dimenticatoio. Vediamo quel che succederà e poi trarremmo delle conclusioni. Mi avrebbe fatto piacere che fosse trattato come gli altri, cosa che non è successo”. L’attacco arriva da Giovanni Branchini, agente di Patrick Cutrone, che oggi ai microfoni di Lady Radio ha criticato il poco spazio ottenuto dall’attaccante viola in questo avvio di stagione. “La società non ha mai espresso qualche tipo di riserva su di lui riconoscendogli serietà e disponibilità – ha aggiunto Branchini – Titolare oggi? Non ci scommettete”. Proprio sulla squadra, Branchini ha confermato la sua fiducia, anche se con riserve: “Un attaccante ha bisogno di un po' di continuità e di morale e che la squadra giochi discretamente, per poter fargli svolgere il proprio ruolo e fargli fare gol. La squadra è assolutamente competitiva. Credo che ci sia stata data un po' troppa fiducia e responsabilità su Ribery, questo ne ha condizionato un po' lo sviluppo del gioco offensivo. Ribery è generoso ma è limitativo affidare ad un giocatore solo tutto un settore”.

"In Italia nessun campione da 15 anni"

L’avvocato ha analizzato il periodo che sta vivendo il calcio italiano: “Stiamo vivendo una crisi di talenti, tanto è vero che riscopriamo antichi campioni che una volta sarebbero stati in pensione e oggi sono sulle prime pagine dei giornali”. Secondo lui, è necessario un “cambiamento dell’approccio nei settori giovanili, dove gli allenatori si preoccupano più di diventare grandi tecnici invece che allenare i giovani”, mentre ci dimentichiamo che “il nostro calcio non produce un vero, grande campione da almeno 15 anni. Questo dovrebbe farci preoccupare invece tutto ciò che facciamo è chiamare campione un ragazzo di prospettiva che magari ha azzeccato qualche partita, mettendo pesantemente a rischio la sua carriera”.


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