Fiorentina, non ti serve più strafare

Leggi il commento sulla settima vittoria consecutiva dei toscani
Fiorentina, non ti serve più strafare© LAPRESSE
Alberto Polverosi
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Mai stupirsi del calcio, mai rassegnarsi alle evidenze. La Fiorentina è l’esempio. Si diceva e si scriveva che era una squadra sciupona, creava occasioni e le sbagliava e così non vinceva. Ieri ha vinto una partita non semplice con la prima mezza occasione dopo mezz’ora, autogol del leccese Gallo. Poi ha giocato bene, ha mantenuto l’iniziativa, ma la produzione offensiva, eccettuati gli ultimi minuti quando il Lecce si è scoperto per cercare il pareggio, non è stata pari ai giorni in cui creava e regalava. Anche per questo la vittoria di ieri ha un significato forte per i viola. È la settima di fila, fra coppa e campionato, e trascina di nuovo la Fiorentina nella corsa per il settimo posto. Vedremo quello che accadrà alla Juventus, ma intanto c’è l’aggancio al Torino. È l’ottava vittoria nelle ultime nove partite ufficiali.

Un percorso virtuoso

Un mese fa era quattordicesima, adesso è nona, con tre obiettivi ancora aperti, campionato (per un posto in Conference League), semifinale di Coppa Italia e quarti di finale di Conference. Se pensiamo alla Fiorentina di gennaio/inizio febbraio, alla Fiorentina battuta in casa dal Torino e poi dal Bologna, questa è un’altra squadra. È più solida, più svelta, più reattiva, più concreta, come ha dimostrato anche contro il Lecce. Nelle ultime quattro gare di campionato ha subìto solo un gol, ora per vincere non ha più bisogno di dominare, vince perché si sente sicura, perché crede di più in se stessa e perché il concetto di “squadra” è ancora più sviluppato. Basta prendere la partita di Gonzalez e Kouam e, i primi due attaccanti di ieri: hanno lavorato sodo per aiutare la difesa recuperando spesso sui primi portatori di palla del Lecce. È una squadra in salute e la sensazione è che la preparazione della lunga sosta invernale sia stata impostata per raggiungere il top della condizione proprio in questo periodo. Ci sono dei giocatori che stanno volando. Ieri Amrabat ha fatto una partita marocchina, sembrava quello del Mondiale in Qatar, padrone assoluto del ruolo e del campo. E Dodo, stessa cosa. Era stato acquistato per sostituire Odriozola e fino a gennaio lo spagnolo era rimpianto da tutti. Adesso Dodo è tornato il giocatore dello Shakhtar.

Ora la Fiorentina è protagonista

La sosta è un peccato, interrompe una marcia incredibile. Anche la Fiorentina ha bisogno di respirare, ma il ritmo era così alto e la manovra così sciolta che due settimane senza giocare possono intaccare qualche meccanismo. La squadra di Italiano ripartirà il 1° aprile a San Siro contro l’Inter, quattro giorni dopo semifinale d’andata di Coppa Italia a Cremona, poi lo Spezia in casa, il giovedì successivo la trasferta di Poznan contro il Lech per i quarti d’andata di Conference League, l’Atalanta al Franchi, il ritorno col Lech, la trasferta di Monza, il ritorno con la Cremonese, la Samp in casa, il turno infrasettimanale a Salerno, tre giorni dopo al Maradona contro il Napoli e la speranza che il ciclo di ferro prosegua con la semifinale di Conference League. Male che vada, saranno 11 partite in 37 giorni. Se invece andrà benissimo, c’è il rischio (stupendo rischio per i viola) di andare avanti al ritmo di tre gare la settimana fino al 7 giugno, giorno della finale di Conference League. Troppe partite? No. E’ quanto Firenze aspettava da anni.


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