FIRENZE - Parla da vero leader, Luca Ranieri, nonostante fra la salvezza a Salerno nel 2022 e la finale di quest’anno con la Fiorentina in un torneo Uefa siano passati appena 400 giorni.
Che viaggio, Ranieri. Se lo sarebbe mai aspettato?
"Se devo rispondere ripensando a quello che mi passava per la testa dopo i primi tre giorni di ritiro in viola della passata stagione le dico sinceramente di no. Non credevo di poter rimanere alla Fiorentina. Non mi sentivo pronto".
Davvero aveva così poca fiducia in sé?
"Più che altro avvertivo l’esigenza di dover andare a fare un altro anno in prestito. Volevo a tutti i costi giocare con continuità e credevo che, allora, Firenze fosse davvero troppo per me".
Cos’è cambiato da quel momento?
"È stato solo grazie alla vicinanza del mister, della società e del mio procuratore che alla fine ho deciso di rimanere e ho iniziato questo splendido percorso. Ho lottato allenamento dopo allenamento per guadagnarmi il posto e adesso eccomi qua".
Peraltro, nel frattempo, si è pure cucito addosso il soprannome di esempio vivente di ciò che è la gavetta. Le piace?
"Non ha idea quanto. Me lo ripetono in tanti e, creda, è proprio bello sentirselo dire. Di gavetta ne ho fatta tanta e di strada dovrò fare ancora moltissima perché so di dover migliorare sotto tanti aspetti. Ma girare l’Italia, fare esperienze, crescere a livello umano e poi tornare alla base è stata una sensazione gratificante".
Un anno dopo, dunque, si sente all’altezza di Firenze?
"Sì, adesso sono pronto per stare in questa Fiorentina".
Ci spiega qual è stato il punto di svolta nella scorsa stagione?
"All’arrivo ero reduce da un infortunio che non mi faceva stare bene. Mi allenavo ma, nonostante passasse il tempo, non mi sentivo in grado di giocare. Il punto di svolta è stato durante la pausa per il Mondiale: lì ho iniziato finalmente a salire di livello e ho ritrovato il Luca che conoscevo. Fondamentale, però, sono stati l’aiuto dei compagni e la fiducia dell’allenatore".
Che poi ha scelto di darle la maglia anche per la finale di Conference.
"Quando disse che sarei partito titolare a Praga provai una gioia immensa, un’emozione che ancora oggi mi porto dietro. Purtroppo però sappiamo tutti com’è finita".
Ha mai ripensato in questi mesi a come sarebbe andata se non avesse dovuto mollare per infortunio sull’1-1?
"Posso solo dire che di sicuro, uscendo a soli 8’ dai supplementari, non ho dato una grande mano a Igor, che è stato costretto a entrare a freddo. Non sarebbe stato facile per nessuno calarsi in quel contesto in così poco tempo. E Igor, a mio avviso, è un giocatore molto forte, ci tengo a dirlo. Oggi, col senno del poi, è facile parlare ma confesso che davvero non sarei riuscito a proseguire quella partita".
Un motivo in più per provare a vincere la Conference quest’anno?
"È una coppa a cui tengo molto. La metto sullo stesso piano, per importanza, di Europa League e Champions. Siamo però consapevoli, come squadra, che se vogliamo ambire a giocare una di queste ultime due competizioni dobbiamo fare benissimo in campionato o vincere la prossima finale di Atene".
Cosa sceglie?
"Ai tifosi basti sapere che quest’anno vogliamo migliorare il secondo posto in Conference della scorsa stagione".
Chiarissimo. Invece tra i suoi compagni chi si sente di ringraziare?
"Tutti ma in particolare, ovviamente, i miei colleghi di reparto. Avere ancora oggi al fianco due nazionali come Milenkovic e Martinez Quarta mi ha aiutato tantissimo. È vero, loro per me restano due concorrenti del ruolo, ma il nostro rapporto è fantastico: se c’è occasione scherziamo e ci prendiamo in giro ma quando invece c’è da lavorare duro ognuno è sempre la spalla più fedele dell’altro. Non passa giorno in cui non parliamo di cosa dobbiamo migliorare come reparto. È questo lo spirito giusto".
Firenze l’aveva salutata terzino e in questi mesi l’ha riscoperta centrale: se la immaginava questa metamorfosi?
"Ormai mi sento pronto a ricoprire tutti i ruoli difensivi. Dopo una vita sulla fascia sinistra, ho fatto il braccetto nei tre di difesa alla Spal, al Foggia e all’Ascoli mentre a Salerno ho giocato addirittura per oltre venti partite come quinto di centrocampo. Oggi però mi esprimo meglio al centro. Sarà per questo, forse, che il mio idolo d’infanzia era Alessandro Nesta, è stato un fenomeno del suo ruolo e quando ero bambino l’ho studiato a fondo per 'rubargli' qualcosa".
Oggi alla Fiorentina farebbe comodo uno come lui per subire un po’ meno reti. Che dice?
"I numeri raccontano che, sotto quell’aspetto, non siamo partiti bene ma le statistiche spiegano altro: col Genoa abbiamo fatto una prestazione spettacolare e abbiamo subìto gol nell’unico tiro in porta degli avversari. Lo stesso discorso vale per l’andata contro il Rapid che invece nella sfida di ritorno, dove ha avuto più occasioni, non ha segnato. Restano le due disattenzioni contro il Lecce e la partita totalmente sbagliata di Milano, è vero. Ma siamo pronti già a rifarci contro l’Atalanta".
Le ha dato fastidio, in estate, leggere che la Fiorentina fosse a caccia sul mercato di un suo “alter ego” mancino titolare?
"No, è giusto che la società desideri sempre giocatori al top. Ci attendono, se tutto andrà bene, fino a sessantadue partite da giocare ed è normale che il club possa valutare ogni investimento".
Ma è davvero così essenziale giocare in difesa con un centrale destro e uno mancino?
"Non è il caso della Fiorentina. Io, è vero, sono l’unico mancino del pacchetto ma in passato Martinez Quarta ha giocato a sinistra senza problemi: è molto bravo a usare anche il piede mancino. Tra di noi c’è una competizione sana poi spetterà al mister far giocare chi merita".
Il presidente Commisso ha scommesso poco tempo fa che la Fiorentina farà più dei 23 punti realizzati un anno fa nel girone d’andata: lo crede anche lei?
"La prima parte della scorsa stagione non è andata bene perché non eravamo abituati a giocare su un doppio fronte: quest’anno invece ci sentiamo tutti pronti. Abbiamo una rosa profonda per cui sì, come dice il presidente, faremo molti più punti".
Allora è lecito pensare che vogliate migliorare anche l’ottavo posto della scorsa annata…
"Dobbiamo provarci. È sicuramente nelle nostre potenzialità".
Quello contro l’Atalanta di domenica, in tal senso, sarà già uno scontro diretto?
"No, è ancora troppo presto. Sicuramente sarà una partita importante, contro un avversario forte che ha iniziato al meglio la sua stagione. con il rientro dei nazionali prepareremo la partita al meglio".
Dal nerazzurro all’Azzurro. Ma un pensiero alla nuova Nazionale di Spalletti?
"Per uno come me che ha giocato in tutte le Under dell’Italia sarebbe un sogno. Il classico obiettivo che ha ogni bambino quando inizia a giocare a calcio. Io però in questo momento penso solo alla Fiorentina. Poi, semmai, mi godrò tutto quello che verrà".