Fiorentina-Lazio, il peso della qualità

Leggi il commento sul match vinto dalla Viola in rimonta sui biancocelesti
Fiorentina-Lazio, il peso della qualità
Xavier Jacobelli
4 min
Il calcio è un gioco collettivo, ma a fare le differenza è chi lo gioca. Lo conferma Albert Gudmundsson, 27 anni, segni particolari: nuovo numero 10 gigliato. Chi indossa quella maglia viola sa quanto possa pesare. Il nuovo proprietario, invece, l’ha fatto con la leggerezza di chi è consapevole dei propri mezzi e ha ribaltato la partita, semplificando il lessico della sua squadra. Al debutto nel Franchi dimezzato (sempiterna solidarietà a Commisso, pronto a costruirne uno nuovo di tasca sua, ma gliel’hanno impedito), l’islandese è entrato e gli sono bastati 140 secondi per cambiare la Fiorentina, nel primo tempo messa sotto da una Lazio grintosa e bene organizzata, in vantaggio grazie al primo gol di Gila in Serie A.  

Gudmundsson, Kean, Kouamé, Ikoné: tutti insieme per rendere pirotecnico il finale di partita. Il coraggio di Palladino e la lucidità con la quale ha cambiato difesa e modulo nella ripresa, hanno ripagato l’allenatore, premiandolo con il primo successo stagionale in campionato. La Fiorentina l’ha colto nel segno del campione di Reykjavik, pezzo da novanta del mercato. È lui che ha rimesso in carreggiata il cantiere Viola, dove i lavori sono ancora in corso, però promettono bene. De Gea si dimostra il secondo miglior acquisto, dopo Gudmundsson; Kean a Firenze si sta letteralmente rigenerando; Colpani è in crescendo, Dodo è una garanzia. 
Gli errori di Tavares e Guendouzi sono costati i due rigori a Baroni che ha contestato le decisioni di arbitro e Var. Tuttavia, superata la delusione per la vittoria tramutatasi in sconfitta all’ultimo sospiro, l’allenatore scoprirà di avere buoni motivi per essere ottimista sul futuro. La Lazio c’è, l’ha fatto vedere a chiare lettere nel primo tempo e il rientro di Gila l’ha tonificata. La seconda sconfitta esterna è stata amara da incassare per il modo in cui è maturata, ma la musica suonata a Firenze è stata diversa da Udine, dove Isaksen segnò il gol della bandiera al quinto minuto di recupero del secondo tempo. Come ogni squadra che abbia cambiato molto, in panchina e in campo, la formazione biancoceleste ha bisogno di tempo per carburare. Soprattutto se Baroni le sta mutando pelle sotto l’aspetto tattico, votandola a un calcio più offensivo e non più sparagnino.  
Qui sta il punto. Tanto la presenza di Gudmundsson si è rivelata determinante per la Fiorentina quanto l’assenza di Castellanos ha inciso sul rendimento dell’attacco romano. Il nazionale argentino ha già segnato tre gol nelle prime quattro giornate e, prima dell’infortunio, era in un autentico stato di grazia. L’auspicio è che possa essere disponibile per la partita con la Dinamo Kiev.  
Ribadiamo: il calcio è un gioco collettivo, ma a fare la differenza è chi lo gioca. Nel caso di Castellanos, anche chi non lo gioca. La Lazio se n’è resa conto a Firenze. 


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