Gudmundsson, Kean, Kouamé, Ikoné: tutti insieme per rendere pirotecnico il finale di partita. Il coraggio di Palladino e la lucidità con la quale ha cambiato difesa e modulo nella ripresa, hanno ripagato l’allenatore, premiandolo con il primo successo stagionale in campionato. La Fiorentina l’ha colto nel segno del campione di Reykjavik, pezzo da novanta del mercato. È lui che ha rimesso in carreggiata il cantiere Viola, dove i lavori sono ancora in corso, però promettono bene. De Gea si dimostra il secondo miglior acquisto, dopo Gudmundsson; Kean a Firenze si sta letteralmente rigenerando; Colpani è in crescendo, Dodo è una garanzia.
Gli errori di Tavares e Guendouzi sono costati i due rigori a Baroni che ha contestato le decisioni di arbitro e Var. Tuttavia, superata la delusione per la vittoria tramutatasi in sconfitta all’ultimo sospiro, l’allenatore scoprirà di avere buoni motivi per essere ottimista sul futuro. La Lazio c’è, l’ha fatto vedere a chiare lettere nel primo tempo e il rientro di Gila l’ha tonificata. La seconda sconfitta esterna è stata amara da incassare per il modo in cui è maturata, ma la musica suonata a Firenze è stata diversa da Udine, dove Isaksen segnò il gol della bandiera al quinto minuto di recupero del secondo tempo. Come ogni squadra che abbia cambiato molto, in panchina e in campo, la formazione biancoceleste ha bisogno di tempo per carburare. Soprattutto se Baroni le sta mutando pelle sotto l’aspetto tattico, votandola a un calcio più offensivo e non più sparagnino.
Qui sta il punto. Tanto la presenza di Gudmundsson si è rivelata determinante per la Fiorentina quanto l’assenza di Castellanos ha inciso sul rendimento dell’attacco romano. Il nazionale argentino ha già segnato tre gol nelle prime quattro giornate e, prima dell’infortunio, era in un autentico stato di grazia. L’auspicio è che possa essere disponibile per la partita con la Dinamo Kiev.
Ribadiamo: il calcio è un gioco collettivo, ma a fare la differenza è chi lo gioca. Nel caso di Castellanos, anche chi non lo gioca. La Lazio se n’è resa conto a Firenze.