Fiorentina, il problema è che manca la squadra

Leggi il commento al momento dei viola di Palladino, dopo la sconfitta esterna sul campo del Monza
Fiorentina, il problema è che manca la squadra© ANSA
Alberto Polverosi
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« Bisogna tornare come eravamo nelle otto vittorie di fila, tutti un unico blocco. Oggi facciamo una corsa in meno, che in quel periodo tutti facevano», Luca Ranieri. «Dobbiamo mettere qualcosa in più negli allenamenti, da parte mia, dello staff e dei ragazzi. Ora siamo meno squadra e invece serve un vero atteggiamento da squadra. Ci siamo disuniti», Raffaele Palladino. «Siamo proprio incazzati neri. Mancano ancora dieci giorni alla fine del mercato, chi ha il mal di pancia ce lo venga a dire e troviamo una soluzione», Daniele Pradé. Sono parole, anzi, pietre, del capitano, dell’allenatore e del direttore sportivo dopo la sconfitta di Monza, la quarta nelle ultime cinque partite. Se in campo si era capito che la Fiorentina stava sbandando (e non da lunedì), fuori dal campo se n’è avuta la conferma dai diretti interessati. Una corsa in meno, dice Ranieri. Meno squadra di un mese fa, aggiunge Palladino. E di mal di pancia, parla Pradé. La Fiorentina è fuori quadro, si è destabilizzata da sola, senza apparenti motivi, si è dissolta, evaporata. Cercarne una o più ragioni è un dovere dell’allenatore e della critica, partendo da un dato su cui nessuno può discutere: questa squadra ancora oggi è sesta in classifica. Questo serve per mantenere un minimo di equilibrio che altrimenti l’unico punto conquistato nelle ultime cinque gare farebbe saltare.

Quando la Fiorentina infilava, clamorosamente, otto vittorie di fila la spiegazione c’era. La squadra aveva un’identità, sapeva leggere tutte le differenti situazioni di gioco che si creano in partita, i nuovi si erano inseriti perfettamente, chi c’era anche l’anno prima come Dodo, Comuzzo e Ranieri, aveva alzato il proprio rendimento e Palladino aveva mostrato un’indiscutibile umiltà accogliendo i consigli dello spogliatoio (e c’è chi dice anche di Pradé) e passando dalla difesa a tre a quella a quattro e dal centrocampo a due a quello a tre, con Bove schierato a sinistra ma solo per dargli una posizione, poi era ovunque. Non sempre la Fiorentina rubava l’occhio, ma aveva una grande forza dentro. Oggi l’aspetto tattico su cui tanto ci siamo soffermati in queste difficili settimane viola, ovvero la necessità di rimpolpare il centrocampo con un mediano come Mandragora al posto di un attaccante, passa perfino in secondo piano. È una ragione (nelle ultime cinque gare, contro avversari con tre centrocampisti ha sempre sofferto e strappato un solo pareggio), ma non la principale.

La sconfitta con l’ultima in classifica, o meglio, la prestazione che ha portato alla sconfitta, apre un altro scenario, quello delle motivazioni. Possibile che quei giocatori (la stragrande maggioranza) che avevano raggiunto un punto altissimo di rendimento si siano fermati tutti insieme? Sì, forse è possibile. Forse giocatori che avevano motivazioni feroci, desiderio di rivalsa o solo voglia di emergere, gente come Adli, Gudmundsson, Kean, Gosens, Comuzzo si sia sentita già soddisfatta, già appagata per quelle otto vittorie di fila? A vederli oggi, la risposta è sì, è possibile. Kean aveva segnato 9 gol in 13 giornate, appena due nelle ultime 7, prima si batteva, a Monza quasi non si è presentato; di Adli dicevamo (noi compresi) che il Milan aveva sbagliato a cederlo, adesso quando ha la palla ci si addormenta sopra; Gudmundsson fra Lazio e Milan aveva segnato tre gol, poi si è infortunato, si è ripreso, ma in campo è un fantasma; Gosens sprintava e ora rallenta; Comuzzo era una certezza e ora è un’incertezza; Dodo volava, ora plana. Allora, mal di pan cia o pancia piena? In tutt’e due i casi, non va bene. Manca la spinta della squadra, lo spirito, la forza il temperamento della squadra, più sinteticamente manca la squadra.


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