La pantera e chi se non lui? La Fiorentina si era smarrita, anzi, si era proprio fermata e il Celje prima l’aveva raggiunta sul pari, poi aveva segnato il gol del vantaggio. Eravamo a metà del secondo tempo, c’erano i supplementari all’orizzonte e un disastro sullo sfondo del Viola Park. Ma è bastato rovesciare una palla dalla sua parte (va detto però che Mandragora l’ha rovesciata bene) e Moise Kean, ventisei gol in questa sua fantastica stagione, si è mangiato il povero sloveno che gli stava davanti e ha incenerito Ricardo Silva, il portiere del Celje. Fra il tocco e il tiro è passato un nano secondo, quello è il gol di chi ce l’ha nel sangue. Alla fine della tre giorni di Coppe, si può dire serenamente che Kean sta alla Fiorentina come Lautaro Martinez sta all’Inter, appartengono alla stessa razza dei cannonieri-trascinatori. Quando c’è un problema da risolvere, date la palla a quei due e poi correte ad abbracciarli.
Fiorentina, così però non va
Non è stata una grande Fiorentina, tutt’altro. Andare in vantaggio e prendere due gol dal Celje non ci sta. E non ci sta prenderli in quel modo, con una leggerezza, una superficialità da partita amichevole. E non va bene nemmeno farsi chiudere in un assedio finale, tutti davanti a De Gea con gli sloveni a danzare intorno all’area viola. Questa partita è stata la conferma di un problema che Palladino non è ancora riuscito a risolvere: contro un avversario tecnicamente modesto, come lo è il Celje, quarto nel campionato a dieci squadre della Slovenia e staccato di 17 punti dalla capolista Lubjana, la Fiorentina non è capace di far valere la propria superiore qualità. Ma se domenica scorsa col Parma, in campionato, aveva comunque subìto poco, ieri gli sloveni hanno tirato verso la porta di De Gea dodici volte, i viola undici.