Conte: "Inter senza limiti, torniamo a vincere"

Prima conferenza stampa nerazzurra per l'ex ct che ha ripetuto tante volte la parola lavoro e non ha nascosto le sue ambizioni. Su Icardi e Nainggolan chiaro: "La società ha preso le sue decisioni e io mi sono allineato".
Andrea Ramazzotti
12 min

MILANO - Domani l’inizio degli allenamenti a Lugano. Oggi, nella nuovissima sede nerazzurra di viale della Liberazione, Antonio Conte ha tenuto la prima conferenza stampa da tecnico dell’Inter. Ha parlato di "lavoro" e tanti altri concetti in una conferenza stampa durata poco meno di un'ora.

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Conte, perché ha scelto l’Inter?
E’ stato semplice scegliere l’Inter perché ci siamo trovati ad avere la stessa visione. Questo è stato molto importante per me quando ho parlato con il presidente e il direttore. Avevamo la stessa voglia e la stessa ambizione di costruire un qualcosa di importante passando per un percorso fatto di fatica, sacrificio e lavoro. La presenza di Marotta è stato un incentivo in più per me perché conosce i miei pregi e i miei difetti, come io conosco i suoi. Questa è una società con grande tradizione, una delle più importanti al mondo. Per me è stato semplice accettare.



Questa squadra può vincere subito?
Sono una persona che non si pone limiti e non vuole che altri si pongano freni o limiti perché non voglio creare alibi nell’ambiente. Non voglio che accada. Si è creato un gap enorme nei confronti di due squadre, soprattutto della Juventus, ma anche il Napoli ha dimostrato di poter stare ad ottimi livelli. Dovremo lavorare meglio degli altri per colmare questo gap: noi dobbiamo partire con l’ambizione di dare il nostro meglio, senza limiti. Poi vedremo quello che succederà alla fine.

Sente la responsabilità di essere il top player dell’Inter come l’ha definita Marotta?
Lo ringrazio per questa definizione, ma i top player li dobbiamo avere in campo. L’Inter ha una buona base di partenza sulla quale costruire qualcosa di importante. Sicuramente dovrò dare un apporto importante come penso di aver sempre fatto nelle mie precedenti gestioni e me la sento addosso questa responsaibilità. Sono pronto a prendermela dividendola con i miei calciatori. Questo è il periodo delle chiacchiere, ma noi dobbiamo parlare poco e lavorare tanto. Il nostro motto dovrà essere testa bassa e pedalare. Dobbiamo avere stabilità e se vogliamo fare una stagione da protagonisti dovremo avere ferocia, grande voglia di lavorare, la giusta mentalità e il desiderio di mettersi in discussione,  oltre allo spirito di sacrificio e all'uscire ogni domenica dal campo con la maglia sudata. Lo pretenderò da tutti i giocatori.

Quanto Conte può accorciare questo gap con la Juventus?
Parto dal presupposto che con l’io non si va da nessuna parte. Non ho la presunzione di poter portare 10 punti in più alla squadra. Lavoriamo con il noi per essere un gruppo unito, coeso che possa ottenere 10-15-20-25 punti in più rispetto al passato. Io dovrò indicare la strada e dovrò essere attento perché tutti la seguano: la strada per arrivare al successo e alla vittoria non è semplice, ma è fatta di fatica, sudore, dedizione e tanto altro. I giocatori dovranno seguire questa squadra se abbiamo l’ambizione di pensare da vincenti. Se qualcuno non ha questo tipo di ambizione, se non vuole la vittoria, è giusto che si faccia da parte e noi da questo punto di vista dovremo essere chiari. Confido molto in questi calciatori e tutti insieme dobbiamo lavorare molto, essendo contenti di sudare. Questa per me è una bella avventura e sono molto emozionato perché riprendo dopo un anno di inattività in un club di grandi ambizioni, con tanti trofei e che è tra i più importanti al mondo. I trofei che ci sono in questa stanza accanto ti devono dare ambizione e la spinta per tornare in alto dove eri qualche anno fa.



Vincere al primo colpo è più difficile rispetto alla Juventus e al Chelsea?
Devo avere la percezione di poter vincere, anche l’1% e su questo 1% io voglio lavorare. C’è una squadra che da 8 anni fa un campionato a parte, non penso di dire una cosa nuova. In più c’è il Napoli che si è assestato: dovremo essere bravi a costruire qualcosa, in neppure tanto tempo perché dico sempre che “chi ha tempo, non aspetti tempo”. L’Inter per due anni di fila si è qualificata alla Champions all’ultima giornata: qui nessuno è un mago o ha la battecca magica. Lavoreremo tanto e meglio degli altri. Il gap con gli altri esiste, ma non deve essere un alibi, un qualcosa che ci fa essere arrendevoli. Nelle mie passate esperienze alla Juve partimmo dopo due settimi posti, mentre al Chelsea eravamo reduci da un decimo posto, ma anche con la Nazionale abbiamo fatto un bel percorso. Nulla è impossibile, ma perché ciò accada c’è da lavorare tanto: sul mercato, in campo e sulla mentalità. Ai tifosi prometto che daremo tutto noi stessi per costruire qualcosa di importante.

Vede delle analogie tra la sua prima Juve e questa Inter? Che obiettivo si pone in Champions?
Non credo sia giusto fare paragoni con il passato perché sono situazioni molto diverse. Da domani inizieremo a lavorare e sarà importante avere il contatto e la quotidianità con i calciatori, trasferire loro quello che devo trasferire. Noi partiamo da una buona base perché ci siamo qualificati per due volte in Champions da quarta in classifica e su questa base dobbiamo lavorare per cercare di migliorarla, eliminando i problemi che ci sono stati in precedenza e aggiungendo quei profili che fanno al caso nostro dal punto di vista sportivo e umano. Fare delle previsioni è difficile, ma non poniamoci limiti. Per quel che riguarda la Champions dovremo fare il massimo: in ogni competizione. Partendo con l’obiettivo che niente è impossibile. Questo deve essere chiaro nella nostra mente. Dovremo lavorare per fare qualcosa di straordinario: servono buoni giocatori, ma soprattutto uomini straordinari.

Nel 2022, quando scadrà il suo attuale contratto, lei sarebbe soddisfatto se...
L'obiettivo comunque è quello di costruire qualcosa di importante e di mettere le basi per tornare ad essere competitivi come l’Inter era qualche anno fa. I dirigenti e noi dobbiamo lavorare tanto e poi lasciare un’eredità importante a chi verrà dopo.

Farà una lezione di tattica ai giornalisti come ha fatto in Nazionale?
Sono state due le lezioni a Coverciano e quando mi sono reso conto che qualcuno mi stava superando, mi sono fermato... Sono due situazioni diverse però l'Inter e la Nazionale. Il cuoco non svela mai le sue ricette e il cuoco non porta mai le persone nella sua cucina.

Che accoglienza si aspetta a Torino quando sfiderà la Juventus?
Sicuramente sarà una partita importantissima perché andremo a sfidare i detentori del titolo da 8 anni e sarà una partita importantissima sia a San Siro sia allo Juventus Stadium. Poi però ce ne saranno altre 36 di partite e se vuoi essere ambizioso non ti puoi concentrare solo su due. Per quel che mi riguarda ci sarà emozione ad entrare allo Juventus Stadium e la mia storia e il mio passato li conoscete tutti. Ci sarà emozione fino al fischio d’inizio, poi sarò un avversario e la Juventus sarà un avversario per noi. Dovremo essere bravi a provare a prevalere sugli altri, compresa la Juventus.



Perisic quando può essere importante per voi? Può essere il vostro Eto'o dell'anno del triplete?
Eto’o era un attaccante e non è giusto questo tipo di paragone. Eto’o ha sacrificato l’io in favore del noi e questo grande calciatore ha fatto una cosa fantastica per la squadra. Io cerco disponibilità da parte dei calciatori. Io cerco gente che pensa con il noi e non con l’io. Se qualcuno non è su questa lunghezza d’onda si faranno altre scelte. Con la società ci siamo trovati su tante situazioni. Avremo tempo di conoscerci, di fare un percorso insieme. Il mercato finisce a inizio settembre.

Che tipo di gioco vuole far giocare all’Inter?
E’ giusto sottolineare i meriti di Spalletti in questi due anni perché Luciano è arrivato all’Inter e l’ha riportata in Champions. Lo ringrazio perché ha lasciato una base importante e perché ci consente di giocare in Champions e non in Europa League. Dobbiamo avere più stabilità, essere più regolari e stabili. Dovremo cercare di alzare l’asticella, andare al prossimo step, avvicinarci a chi ci sta davanti e trovare il modo di colmare questa distanza. Vogliamo render felici i nostri tifosi, trasmettendo ai nostri tifosi cosa sarà l’Inter. Lavoreremo dal punto di vista tattico per essere riconosciuti e avere un’identità, un marchio distintivo. Vogliamo rendere felici i nostri tifosi, rendere orgogliosa la nostra gente al di là del risultato.

Quest’anno ha intenzione di utilizzare la difesa a tre? Come ha visto Lautaro? Può essere titolare?
Tante volte sono partito con un’idea e poi apprezzando le caratteristiche dei giocatori, andare su un altro sistema di gioco. Vedendo la rosa il reparto difensivo è molto forte e non mi riferisco solo a Godin, Skriniar, De Vrij, ma anche a D’Ambrosio, Ranocchia e Bastoni che giocherebbero titolari in qualsiasi altra squadra di A. Partiremo dalla difesa a tre e poi vedremo. L’importante è mettere in campo un calcio ad alta intensità che appassioni i nostri tifosi. Lautaro ha fatto un anno d’ambientamento e ha fatto un’ottima Coppa America. Non vedo l’ora di scoprirlo, di averlo, di tastarlo e di migliorarlo perché un allenatore bravo è quello che migliora i suoi giocatori.



Questa è la sua sfida più difficile?
E’ una grande avventura, un’avventura difficile e intrigante. Ognuno di noi vive la propria vita per questo tipo di sfide, sfide in cui c’è un tasso di difficoltà importante all’inizio. Io mi nutro di questo. E’ una sfida difficile e affascinante. C’è la possibilità di costruire qualcosa di importante insieme al presidente e ai dirigenti. E’ una cosa che mi piace fare. Non la considero la sfida più difficile, ma una delle più difficili.

Il no a Icardi e Nainggolan è stata una scelta tecnica?
Su Icardi e Nainggolan la società ha valutato bene, con tempo, quello che c’era da fare. Io mi sono totalmente allineato.

Le squadre inglese hanno dominato in Europa. C’è qualcosa che può essere importato dalla Premier?
Il campionato italiano si sta muovendo dopo un periodo di impasse nella giusta direzione e si sta investendo nelle strutture e negli stadi di proprietà, si sta lavorando nel marketing come in Inghilterra. Sono stati bravi a portare il campionato inglese ad essere il più ambito, una cosa che ha portato molti soldi. Le squadre inglesi fanno paura perché hanno unito la competenza tecnica e quella economica, ma in Italia ci stiamo muovendo nella stessa direzione. In Premier c’è intensità, ma anche tattica grazie all’arrivo di manager stranieri.

Ha sempre parlato di testa, cuore e gambe sia alla Juve, sia in Nazionale sia al Chelsea. Ha un quarto elemento da aggiungere?
La passione per questo sport perché un po’ la stiamo perdendo. Si guardano più altri interessi e invece serve più passione.


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