Il retroscena di Lukaku: "All'Inter eravamo malati in 23 su 25"

L'attaccante nerazzurro non esclude che il Coronavirus abbia colpito la squadra a gennaio: "Tutti tossivano e avevano la febbre, contro il Cagliari un mio compagno è quasi svenuto"
Lukaku© LAPRESSE
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MILANORomelu Lukaku non esclude che lui e tanti suoi compagni siano stati contagiati dal Coronavirus a gennaio, quando in Italia ancora non era esplosa l’emergenza sanitaria. L’attaccante belga dell’Inter l’ha raccontato in una diretta Instagram con Kat Kerkhofs, presentatrice e moglie di Dries Mertens del Napoli: “Abbiamo avuto una settimana libera a dicembre – le parole di Lukaku - siamo tornati e, giuro, che 23 giocatori su 25 erano malati, non è uno scherzo: abbiamo giocato in casa contro il Cagliari di Radja Nainggolan (in campionato, era il 26 gennaio, n.d.r.) e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori (Skriniar, in realtà uscito dopo 17 minuti, n.d.r.) ha dovuto lasciare il campo. Non poteva andare avanti e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre. Mi ha anche infastidito. Quando mi sono riscaldato, sono diventato molto più caldo del solito. Non avevo la febbre da anni. Dopo la partita sono andato dritto a letto. Non abbiamo mai fatto test per il Covid-19 in quel momento, quindi non lo sapremo mai con certezza”.

I timori di Lukaku: "Mia madre ha il diabete"

Lukaku teme per i suoi famigliari: “Mia mamma ha il diabete – racconta il calciatore dell’Inter - questo è il mio più grande shock. E’ la mia migliore amica: ogni quattro ore chiamo per sapere se ha bisogno di qualcosa. Certo, però, che mi manca di più mio figlio Romeo. Il piano era di riportarli qui in Italia per l'epidemia: ho due appartamenti, ma ovviamente ora per loro non è il momento di tornare”.

Lukaku: "Tutti sotto choc di dover tornare a Milano"

Poi spiega lo scenario attuale in casa Inter: "Sono tornato in Italia. Ci è stato permesso di tornare a casa per un po', ma siamo stati rapidamente richiamati perché il campionato potrebbe ricominciare. Il mio compagno di squadra Diego Godin, ad esempio, ha dovuto prendere tre voli per arrivare in Uruguay. Dopo alcuni giorni, è dovuto tornare. Eravamo tutti in uno stato di shock sul fatto che dovessimo tornare. Nella nostra chat di gruppo, tutti hanno temuto la quarantena di altre due settimane".


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