Inter, è un ritorno tra le grandi

Inter, è un ritorno tra le grandi© EPA
Alberto Dalla Palma
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Meglio non poteva iniziare e peggio non poteva finire l’Europa League dell’Inter: dal rigore di Lukaku in avvio per una finale da vincere dopo dieci anni di attesa, fino alla deviazione decisiva dello stesso Romelu nella sua porta quando i supplementari si stavano avvicinando tra il timore delle due contendenti. Ha vinto il Siviglia, per la sesta volta: sei finali, sei successi, deve avere questa Coppa proprio nel suo dna, ma per l’Inter i rimpianti non finiranno mai visto come si era messa la sfida. Il vantaggio in avvio aveva posto Conte nelle condizioni migliori: aspettare gli spagnoli e colpirli appoggiandosi al panzer belga, arrivato al trentaquattresimo gol stagionale, come il Ronaldo nerazzurro. Ma è crollata la difesa nella serata decisiva: colpita dal doppio colpo di testa di De Jong, l’Inter si è trovata sotto, ha risalito la corrente con Godin e si è consegnata nel finale dopo un altro calcio piazzato letale degli uomini di Lopetegui che, bisogna ammetterlo, hanno giocato benissimo. Non era facile ripartire dopo il gol lampo di Lukaku ma il Siviglia ha ricominciato la partita come se niente fosse e alla fine ha conquistato l’Europa League con la volontà e la classe di talenti come Banega, Navas, Suso, Ocampos e De Jong.

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La finale di Colonia, comunque, certifica il valore assoluto dell’Inter, che dopo aver investito quasi 200 milioni per accontentare Conte nella sua prima stagione nerazzurra è pronta a spendere ancora per interrompere il monopolio Juve in campionato. Ha già iniziato acquistando Hakimi, uno degli esterni più forti d’Europa e non ha certo intenzione di fermarsi: il presidente Zhang ha capito che è il momento di spingere perché a Torino pensano alla riapertura di un ciclo con Pirlo e l’Inter può diventare la principale candidata al prossimo scudetto.

Nessuna tra le rivali dei bianconeri, in questo momento, ha la forza economica del gruppo Suning anche se alle spalle della Juve ci sono altre squadre che sono riuscite a battere i bianconeri negli ultimi mesi: la Lazio nella finale di Supercoppa e il Napoli nella finale di Coppa Italia. Ecco perché i segnali per un rinnovamento al vertice del nostro campionato ci sono già stati: l’Inter e la finale di Colonia ci danno solo la conferma che per la Juve non sarà più cosi facile dominare la serie A come ha fatto quasi per un decennio.

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Ed è curioso che il tentativo di aprire il ciclo dell’Inter sia stato affidato proprio agli uomini che avevano aperto quello del giovane Agnelli: ci riferiamo al dg Marotta e proprio al tecnico Antonio Conte, che dopo tre anni lasciò Torino (e il dirigente che lo aveva imposto) accusando il club di non essere all’altezza delle grandi d’Europa. Allegri, dopo di lui, ha vinto cinque scudetti e per due volte è arrivato in finale di Champions: evidentemente aveva sbagliato valutazione, come forse ha sbagliato, dopo il successo di Bergamo e il secondo posto, ad accusare i dirigenti nerazzurri di non essere all’altezza delle sue ambizioni e di quelle della squadra, secondo lui mai protetta dal club. Toni pesanti, contro chi aveva investito quasi 200 milioni per vincere il campionato e arrivare in fondo alla Champions.

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Conte sperava di aprirlo già ieri sera a Colonia il suo nuovo ciclo vincente, ma ha fallito l’assalto all’Europa dopo aver vinto il campionato con la Juve e la Premier con il Chelsea al primo tentativo. Ora lo aspetta il confronto con Zhang: se avesse vinto, avrebbe aumentato la sua forza nei confronti delle proprietà, ancora seccata per le sue accuse. Può succedere di tutto, ma oltre a questa pesante sconfitta c’è anche una certezza: che l’Inter è tornata tra le grandi.


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