Inter, Conte come Mourinho: ha epurato e ricostruito l'identità

Dopo sedici mesi di prove e tentativi, Antonio è riuscito a trovare la sua squadra: prima il lavoro
Inter, Conte come Mourinho: ha epurato e ricostruito l'identità© ANSA
Roberto Perrone
3 min

SuperContemaggiore. Erano quattro gatti a San Siro, quel dì, quando Antonio Conte estrasse, finalmente, il petrolio dall’Inter. Dopo sedici mesi di trivellazioni tra speranze e delusioni, ecco l’oro nero(azzurro). Niente belle more con cui flirtare allo stadio, niente distrazioni, solo la squadra nerazzurra più contiana di sempre. Lui con l’Inter, di là la Juventus. Proprio qui, proprio ora, il “pacchetto Conte” è giunto a compimento.

Idiosincrasia

Antonio Conte non può essere preso a piccole dosi. Tutto-tutto, niente-niente, direbbe Cetto Laquanlunque. Il suo rigore nella conduzione della squadra, i suoi allenamenti senza sconti, le sue ordinanze, il suo prendere di petto chiunque, le sue fughe in avanti. E la sua juventinità, intesa come tensione alla vittoria. L’idiosincrasia del tifoso medio interista nei confronti di un simbolo di Madama e la paura di trasformarsi in questa, non sono del tutto scomparse. Come la “pazzia” interista, malgrado la cancellazione dell’inno che la esaltava. Ma Conte l’ha relegata all’Europa dove il Feroce Salentino ha un rapporto problematico con la Champions (e quest’anno pure con l’Europa League). «Una ferita che non si rimarginerà» ha detto Votatantonio. Se gli interisti erano idiosincratici a Conte, pure lui lo era nei confronti dell’accettazione interista del diluvio, quasi una resa. Non è riuscito a vincerla completamente, come dicevano, ma l’ha attenuata, compensata, anestetizzata. Ha fatto rumore, ma non per nulla, per sviare l’attenzione dai reali problemi. Ha alzato la voce, ha chiamato l’esercito alle armi per una guerra che non c’era (e non ci sarà). Contro la società, i giornalisti, le altre squadre, le tv, gli arbitri. Ha creato la bolgia senza la bolgia.

Identità

Alla Juventus rispolverare l’identità, il senso del successo è stato più semplice. E’ bastato raschiare via un po’ di muffa. Qui ci ha messo un po’ di più. Le esclusioni di Icardi, Nainggolan e Perisic hanno rappresentato il primo segnale: non c’è posto per i rivoltosi, i ritardatari, i cospiratori. Perisic, dopo un anno di esilio, e con i clan svuotati di potere, è stato ritenuto utile e reintegrato. Icardi e Nainggolan, no. Da Mourinho (con cui ora condivide la media punti più alta, 2,18 a partita) in poi, nessuno aveva lavorato così tanto sull’identità. Lo “Specialone”, più abile, l’aveva ammantata di interismo, facendosi subito benvolere (i tifosi nerazzurri credono ancora all’attaccamento di Josè); a VotAntonio di farsi amare non interessa nulla, è un super-professionista e chiede ai giocatori, alla società e a se stesso non un giuramento di fedeltà alla bandiera, ma al lavoro e all’obbiettivo.

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