Inter, il presente è di Inzaghi

Inter, il presente è di Inzaghi© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
4 min

Il nuovo primato europeo dei 60 metri outdoor categoria over 45 è di Simone Inzaghi. L’ha stabilito al primo start di Dzeko che ha aperto alla concessione del pass per gli ottavi, traguardo che all’Inter mancava da dieci anni. Una liberazione esplosiva e ampiamente giustificata. La partita l’ha decisa la doppietta dell’attaccante bosniaco, ma il vero protagonista della serata - Inzaghi a parte - è stato Ivan Perisic, andato ben oltre la perfezione: il croato è stato capace di mettere continuamente in difficoltà lo Shakhtar, determinando la superiorità numerica e servendo palloni preziosissimi. Con una corsa senza soluzione di continuità, si è inoltre reso utile anche in fase di copertura.

Giusto ieri leggevo che l’Inter starebbe pensando di cederlo a gennaio per avere Kostic, abbinato l’estate scorsa alla Lazio di Sarri: dubito che sia stata questa la motivazione che ha indotto Ivan a superarsi, il booster insomma; così come non credo che l’Inter possa permettersi di rinunciare a una risorsa del genere - ricordo che Perisic una Champions l’ha già portata a casa con il Bayern.

Lo sviluppo della manovra di Inzaghi, che nel corso della gara cambia gli esterni con la stessa frequenza e sistematicità con cui un team di F.1 sostituisce gli pneumatici, sta esaltando per l’appunto Perisic e Darmian, ai quali il tecnico chiede una presenza costante nel gioco. L’Inter ha in fondo ripetuto la bella prova fornita all’esordio col Real, ma con più fortuna: ha giocato un calcio ottimo e soprattutto vario - molto bene anche Brozovic e Calhanoglu -, con una libertà e un’inventiva così totali da provocare la continua adesione del pubblico di San Siro. Nel giro di tre giorni Simone ha battuto il Napoli, rientrando in corsa per lo scudetto, e riportato l’Inter tra le prime sedici d’Europa, cosa che a Conte non era riuscita: il presente è tutto suo.

Un’impresa è riuscita anche a Pioli contro uno dei peggiori Atletico dell’interminabile gestione Simeone: al Wanda il Milan ha fatto una splendida figura, cercando la vittoria e trovandola nel finale con Messias - molto più che una favola, la sua -: gli spagnoli si sono difesi in modo insistito e spesso confuso; raramente hanno affondato il colpo ricorrendo al contropiede. La qualificazione passa ora attraverso una serie di combinazioni favorevoli che non possono prescindere dal successo a San Siro sul Liverpool, già promosso agli ottavi. Gioco, personalità e coraggio: questi gli strumenti che hanno consentito al Milan di vivere una delle serate più esaltanti degli ultimi anni: vincere in casa dell’Atletico è cosa da pochi. Vincere dominando, è da inglesi.

Spartak Mosca-Napoli, i furbetti del tempo perduto

Gli ultimi dieci, quindici minuti di ogni partita sono diventati il territorio dei furbetti del tempo perduto, giocatori che per “proteggere” il risultato fin lì acquisito si inventano fratture del pensiero, elongazioni del capello, strappi alla regola, bruciando secondi che diventano minuti quasi mai recuperati. In un gioco normale il tempo effettivo è imprescindibile: limita una delle pratiche più antisportive e irritanti. Ieri, al termine di Spartak-Napoli, Spalletti, evidentemente inviperito, si è rifiutato di stringere la mano a Rui Vitoria, i cui giocatori avevano mostrato un intero campionario di scorrettezze, genere infortunio simulato. L’ho capito.


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