Inter, Lautaro Martinez: "Milito il mio maestro, Messi la mia bandiera”

L'attaccante argentino, intervistato da Inter TV, racconta la sua carriera e le tappe fondamentali della sua crescita, personale e sportiva
Inter, Lautaro Martinez: "Milito il mio maestro, Messi la mia bandiera”© Inter via Getty Images
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Lautaro Martinez, grande protagonista in questi giorni con la maglia dell'Argentina, è stato intervistato da Inter Tv per il formato Careers. Nel corso di questa chiacchierata, sono state mostrate al centravanti argentino alcune foto che ripercorrono la sua carriera e la sua vita. Da queste prime immagini, il calciatore ha raccontato parecchio del proprio passato e alcune speranze per il futuro. 

Lautaro Martinez e gli esordi: l'importanza della famiglia

La prima foto che viene mostrata al Toro è quella con indosso la maglia del Liniers, squadra nella quale militava ai tempi della sua infanzia:

"Questa foto è di quando ho cominciato, mio padre giocava li e mi accompagnava. Ho tanti ricordi belli,  volevo imparare tanto e diventare un professionista, era emozionante. Avevo i capelli più lunghi, poi ho dovuto tagliarli per andare in piscina, ma mi piacevano. Avevo fatto il difensore prima, ma in questo foto ero già una punta. Dopo ho fatto  l'esterno d'attacco perché ero più veloce di quanto sono oggi e mi piaceva fare gol. Mio padre mi voleva attaccante".

La famiglia è uno degli aspetti principali della vita di Lautaro, e proprio sulla famiglia è incentrata la seconda foto che ritrae il fratello di Lautaro, Jano. Con lui condivide la passione per lo sport e gli inizi della carriera agonistica:

"Da sempre, anche mio fratello più piccolo ha la passione per lo sport . Lui ha poi scelto la pallacanestro, siamo andati in una casa dove avevamo a fianco il campo. A calcio volevano mandarlo in porta ma era più piccolo degli altri e ha inziato a piangere. Poi si è innamorato del basket e ora ha firmato da poco come professionista. Sono molto orgoglioso di lui per il modo in cui lavora e per l'intensità che ci mette. IIo ho dovuto scegliere tra baket e calcio perchè facevo entrambe le cose. Sono nato nello spogliatoio con mio padre, era semplice scegliere. Però il basket mi piaceva perché ci giocava mio fratello e avevamo il campo lì vicino. Sono un po' come Campazzo, come mio fratello a cui piace molto. Gioca nello stesso ruolo".

Lautaro Martinez, dagli esordi col Racing alla nascita del "Toro"

Col Racing Club in Argentina il numero 10 nerazzurro ha giocato tre anni, dal 2015 al 2018, segnando ben 22 gol in 48 presenze. La terza foto parla proprio di questo esordio, quando entrò in campo al posto di una leggenda del calcio argentino e dell'Inter come Diego Milito:

"Momento unico nella vita di un calciatore. Desideravo essere un professionista e in questa foto si vede il mio esordio, con un calciatore che ha fatto la storia del calcio e che posso anche definire mio amico. Ci sentiamo sempre e mi ha dato una mano quando avevo bisogno. Questo è un momento che porto sempre con me perchè da Diego ho imparato tantissimo. Essere entrato al suo posto vuol dire parecchio, sapevo cosa significava lui per il calcio e per il Racing. E' uscito dal campo tra gli applausi e sognavo di uscire anch'io così. Ho lavorato tanto e sono contento per quello".

Sempre dall'Argentina viene il soprannome col quale è conosciuto in tutto il mondo, ovvero "il Toro":

"L'esultanza del Toro? Nasce da un ex compagno di squadra, ma poi mi è rimasto anche crescendo e ho continuato Mi piace il soprannome 'Toro', me lo ha messo un compagno da piccolo, da 15 anni è così. Ora festeggio anche facendo il segno del mate perché l'ho fatto con il Tucu l'ultima volta".

La Copa America e la nascita della figlia

Il successo più grande ottenuto dall'argentino fino a questo momento, tralasciando lo Scudetto vinto lo scorso anno con Conte, è senza dubbio la vittoria in estate della Copa America, successo che ha permesso a Leo Messi di trovare il suo primo trofeo con l'Albiceleste. Pochi sono i giocatori che possono dire di aver vinto qualcosa con la nazionale, e Lautaro è uno di questi:

"Emozioni uniche, erano 28 anni che l'Argentina non alzava un trofeo. Era il sogno anche di Leo Messi che è con la nazionale da tanto, ma anche il nostro perché era un periodo difficile per tutti e volevamo dare felicità agli argentini per passare un po' il momento brutto della pandemia. Dopo tanti anni alzare la coppa al Maracanà, in Brasile, in una competizione che si doveva giocare in Argentina. Sembrava scritto, è un bel ricordo Molti grandi centravanti sono passati dalla Albiceleste e non hanno vinto niente. Sono molto contento di aver contribuito, per noi e per il paese. Era importante e lo abbiamo fatto con un grande calcio, con spirito di squadra e con Messi che è la nostra bandiera, il migliore al mondo, ha vinto sette Palloni d'Oro. Dice tutto. Credo che la Coppa America abbia contribuito molto alla sua vittoria del Pallone d'Oro. Gli faccio i complimenti, sette sono tanti".

Poi la nascita della prima figlia, il momento più bello della vita di ogni genitore. L'ultima foto ritrae infatti Lautaro assieme alla compagna Agustina e la figlia Nina:

"Con questa piango. E' stato un anno difficile ma la famiglia è quella che sempre sta dietro di noi. Loro ci sono sempre, ogni votla che torno a casa. La bambina poi mi ha cambiato la vita. Sono maturato molto fuori e dentro il campo. Per un calciatore la famiglia è importante".


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