Zenga: “Ho sognato la panchina dell'Inter, Liverpool tappa di crescita”

L'ex portiere nerazzurro si racconta ad Amazon Prime alla vigilia dell'incontro di Champions League contro gli inglesi di Klopp
Zenga (Cagliari): 50%© ANSA
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Walter Zenga, l'Uomo Ragno dei tempi dell'Inter, racconta e si racconta ad Amazon Prime, alla vigilia della super sfida di Champions League tra i campioni d'Italia e il Liverpool di Salah e Klopp. Una partita che da molti viene giudicata praticamente impossibile per l'Inter, che nell'ultimo week end calcistico ha perso la testa della serie A, ma ha una partita in meno del Milan capolista.

Zenga: “Io il portiere più forte di sempre? Ogni epoca ne ha uno”

Walter Zenga inizia rispondendo all'intervistatore che gli chiede se è stato il portiere più forte di tutti i tempi: “E' una cosa bella che lo pensi, ma secondo me ogni epoca ha il suo eroe: Banks, Yashin, Zoff sono stati grandi, poi è arrivato Buffon che ha chiuso due ere”. L'allenatore con cui si è trovato meglio: “Trapattoni, Vicini, Bagnoli e Radice sono esempi di tecnici straordinari a livello umano. Poi ho avuto Sacchi in Nazionale, per il quale ho giocato cinque partite e sono rimasto imbattuto: sono l'unico portiere che può dirlo”. La leggenda dell'Uomo Ragno: “Non vengo convocato in Nazionale, c'erano tutti i giornalisti fuori dallo spogliatoio di Appiano Gentile. Io esco con una tuta da sci blu e rossa, sembrava quella dell'Uomo Ragno, e tirandomi su la cerniera mi metto a cantare: 'Hanno ucciso l'Uomo Ragno che sia stato non si sa, forse Sacchi, Matarrese, Carmignani...'”.

Zenga: “Tra me e Handanovic scelgo me”

Oggi il portiere dell'Inter è Samir Handanovic, anche se presto sarà in concorrenza con Onana: “Tra me e Handanovic scelgo me, chiaro. Però lui è tanti anni che è all'Inter, ha battuto anche il mio record di presenze. Se mi gira? No, i record sono fatti per essere battuti”. Continuano le domande che necessitano di una scelta per Zenga: Trap o Mourinho? La prima perché è stata la mia. Quella di Mou l'ho vissuta da tifoso e mi ha dato grandissime soddisfazioni. Dopo la finale di Madrid, José non è tornato a Milano, lo capisco perché sarebbe stato un disastro per lui”.

Zenga: “Due volte vicino alla panchina dell'Inter”

Confida: “Mi sarebbe piaciuto allenare l'Inter, ci ho rinunciato. È una cosa passata, bisogna essere onesti con se stessi. Ci sono stato vicino un paio di volte, io mi sono immaginato in panchina a saltare di gioia per un derby vinto”. San Siro o la Cattedrale? “Lo stadio nuovo, la penso così perché quando giro il mondo vedo che ogni club ha il suo stadio appena fatto. Ovvio che San Siro mi tocchi il cuore, l'ho visto con due e tre anelli, quando parcheggiavi il pullman fuori dal cancello. Io sono stato ad Anfield, come fai? Però ho letto che Klopp quando è venuto qua per giocare contro il Milan ha detto che finalmente era arrivato nella cattedrale del calcio”. Simone Inzaghi: “Veniva da cinque anni alla Lazio di Lotito, non è facile gestire certe cose in quella piazza; a Roma, per esempio, se perdi un derby te la menano per sei mesi. Inzaghi è arrivato a Milano non per ricostruire, ma per mettere 2-3 cosine sue. All'Inter non manca niente, è una squadra che gioca un buon calcio, dominante, che non ha mai subito per 70' l'avversario. Non segnano gli attaccanti, segnano i difensori. È una squadra totale, ecco perché Simone ha avuto fortuna perché ha ereditato una squadra crescita nel biennio con Conte. Ora c'è lo step europeo. Con il Liverpool è una tappa in un processo graduale di crescita. La partita più importante è quella successiva”.


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