Inter, Gosens può essere l'uomo scudetto

Il tedesco ha giocato mezz'ora contro l'Atalanta e può essere l'uomo in più per Inzaghi nello sprint finale
Inter, Gosens può essere l'uomo scudetto© LAPRESSE
Alberto Della Palma
6 min

MILANO - É stata la notte della rinascita e poco importa che di fronte ci fosse la Salernitana, cioè l’ultima della classe per distacco anche dopo il restyling di gennaio. Serviva una scossa, qualcosa che riaccendesse il fuoco nerazzurro dopo quasi due mesi di astinenza collettiva. C’era l’Inter alla ricerca di se stessa e c’era Lautaro alla ricerca di un gol che lo riportasse al centro del villaggio: la squadra ne ha fatti cinque, finalmente per Inzaghi, e il Toro addirittura tre, tutti in una volta, dopo un digiuno inedito e polemico. L’argentino non segnava in campionato dal 17 dicembre, proprio contro la Salernitana, che evidentemente gli fa un certo effetto: l’abbraccio a Simone, dopo la prima perla, rappresenta un segnale di ringraziamento ad un allenatore che non lo ha mai mollato, nemmeno quando ha scelto Sanchez come partner di Dzeko.

Inzaghi non ha mai abbandonato Lautaro

Inzaghi è stato un attaccante di un certo livello e sa benissimo di cosa ha bisogno un bomber che non riesce più a buttarla dentro: non abbandonarlo mai. E così è stato: certo, il test contro la difesa di Nicola non era molto impegnativo, ma la risposta con la tripletta è la stessa risposta che ha dato l’Inter dopo aver tremato per una grande occasione di Verdi. Se poi aggiungiamo che anche Dzeko ha fatto due gol, abbiamo ritrovato la squadra che incantava in autunno e che si era spenta a gennaio, come se fosse finito l’incantesimo. Non possiamo sostenere che la crisi è finita, anche se in passato Simone riaccendeva la Lazio proprio a marzo, ma almeno questa vittoria può rappresentare il punto di ripartenza verso un finale (possibilmente) da scudetto. Ci sarà la rivincita con il Liverpool, ma dopo lo 0-2 dell’andata, e lo abbiamo capito dalla formazione di ieri sera, il viaggio in Inghilterra non rappresenta più un obiettivo centrale come il primo posto in campionato e la conquista della Coppa Italia

Con questa vittoria, l'Inter è di nuovo in testa

Un triplete nazionale, questo è il sogno di Inzaghi al suo primo anno sulla panchina dell’Inter, ereditata da Conte senza Lukaku e Hakimi. La vittoria contro i granata ha consentito ai nerazzurri, almeno per due notti, di tornare in testa a parità di partite con Napoli e Milan, che si confronteranno domani sera al Maradona: se Spalletti e Pioli pareggiassero, avremmo tre squadre in testa al campionato a dieci giornate dalla fine, tenendo sempre presente che l’Inter dovrà recuperare la gara di Bologna rinviata il 6 gennaio scorso. Un vantaggio psicologico per Inzaghi, una pressione in più per i suoi rivali. La sfida di ieri sera è stata senza storia, i tre gol di Lautaro e la doppietta di Dzeko sono il simbolo di una vittoria scontata ma assolutamente decisiva per l’Inter, che si era fermata dopo il successo di Venezia datato 22 gennaio.

Gosens come arma in più per lo sprint finale

Due sconfitte in campionato, nel derby e contro il Sassuolo, i pareggi contro il Napoli e il Genoa, oltre al ko con il Liverpool, avevano minato le certezze di Inzaghi e riacceso i sospetti sulla sua presunta inesperienza a certi livelli, come se allenare la Lazio di Lotito per cinque anni, conquistando tre trofei e cinque finali oltre alla qualificazione agli ottavi di Champions senza mai perdere nel girone, fosse stato facile. E adesso Inzaghi, nello sprint finale, potrà anche esibire il suo jolly in più, quello che può fare la differenza rispetto alle sue rivali: si chiama Robin Gosens, in campo mezzora contro la Salernitana e di nuovo devastante sulla corsia di sinistra. Il tedesco è rimasto fermo a lungo, ma sta ritrovando la condizione migliore per alternarsi con Perisic: in pochissimi minuti ha dato la sensazione di essere sempre lui, decisivo in area sia come trequartista (assist a Dzeko) che come attaccante aggiunto (due le prodezze di Sepe sulle sue conclusioni). Rispetto agli altri è fresco e riposato, proprio come Correa, riapparso nel finale: due stelle per la doppia stella [...]

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