Inter, la leggerezza insuperabile

Inter, la leggerezza insuperabile© Inter via Getty Images
Alessandro Barbano
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Barella ha capito. Così devi prenderla la vita, e il calcio, se non segni da tre mesi. Alla prima occasione ci provi. Chiudi gli occhi e ci provi. Esterno destro di controbalzo sul traversone di Perisic, che da sinistra taglia l’area con una traiettoria circolare. Un tiro così è come un’ottavina reale nel biliardo, il colpo reso celebre da Francesco Nuti nel film “Io, Chiara e lo scuro”. Puoi studiare cento volte effetto e controeffetto, e aggiustare la mira sul punto esatto in cui la palla va colpita, e stai certo che ti bagni. Se chiudi gli occhi e ci provi d’istinto, può accadere l’impossibile. Il gol del centrocampista nerazzurro racconta l’impresa. E racconta anche che l’Inter è tornata a comandare, prepotente e scientifica. A sette gare dalla fine del campionato, di cui una da recuperare con il Bologna, è un messaggio chiaro a Napoli e Milan: la corsa per lo scudetto si gioca a tre, fino alla fine.

Barella è la chiave di volta della vittoria. Perché il Verona crede di giocare una gara tattica, e rinuncia ad osare. Tudor posiziona Ilic su Brozovic per fermare la fonte del gioco di Inzaghi. Ma non sa che c’è proprio il centrocampista cagliaritano a sostituirlo, ubiquo e lucido come ai tempi migliori. Barella è tornato quel furetto di gomma che sfugge alla marcatura, cambia direzione, e sta nel momento giusto al posto giusto, con la sua postura elastica.

Il suo stato di grazia dice anche un’altra verità: in un campionato povero di cannonieri, la differenza si fa, una volta di più, a centrocampo. Il duo Brozovic-Barella nelle condizioni ottimali supera il confronto con Tonali-Bennacer e anche quello con Lobotka-Fabian Ruiz. Ma è chiaro che le condizioni sono altalenanti in una stagione lunga e senza pause, per giocatori tutti impegnati su più fronti.

L’altro corno dell’egemonia sono gli esterni. Perché ha ragione Capello: il tiki-taka di seconda mano, che racconta il modulo del calcio italiano, senza gli esterni è un torello lezioso. E allora avere un Perisic come quello rivisto ieri a San Siro è una fortuna. Nessuno in serie A è in grado di coprire, pressare, affondare, crossare, e mettiamoci anche tirare, come lui.

Questo per concludere che l’Inter è tornata e probabilmente non ce n’è per nessuna delle avversarie che l’aspettano: la Roma, dopo Pasqua, e sei provinciali, Spezia, Bologna, Udinese, Empoli, Cagliari e Sampdoria, tutte virtualmente salve tranne i sardi. È il calendario migliore delle tre big in corsa per il titolo. Metti pure una sconfitta in conto, si va in gloria a ottantaquattro punti. Se Napoli e Milan vogliono stare al passo, devono superare gli scontri con le squadre di vertice: per Spalletti sono due in sequenza, Fiorentina e Roma, e si comincia oggi pomeriggio con i viola al Maradona. Per Pioli sono addirittura tre, Lazio, Fiorentina e Atalanta. Alla lunga sono gli scogli che possono decidere. È un finale da mozzare il fiato, co me non se ne vedevano da anni. Una responsabilità enorme per gli arbitri, protagonisti di una stagione complessivamente mediocre, e a tratti infelice. Da qui al 22 maggio sbagliare può voler dire decidere lo scudetto. Stiamo attenti.


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