Vieri sicuro: "Inter prendi Dybala, ma non rinunciare a Lautaro"

Bobo a ruota libera sui nerazzurri, il Milan, la Juve, Maldini, Totti e la Nazionale: "Paolo è la fortuna dei rossoneri e Francesco darebbe una mano a Mou"
Vieri sicuro: "Inter prendi Dybala, ma non rinunciare a Lautaro"
Andrea Ramazzotti
6 min

MILANO - Bobo Vieri a ruota libera sull'Inter e sul Milan, su Maldini e Totti, sulla Nazionale e Mancini, mago nel lanciare i giovani. Ieri ospite di una delle palestre McFit di Milano, dove ha provato il nuovo programma di allenamento studiato per il padel, l'ex bomber della nazionale non è stato banale. 
 
Vieri, la Curva Nord non vede di buon occhio il ritorno di Lukaku all'Inter. Lei che ne pensa? 
«Credo che quando se n'è andato Lukaku ha fatto una scelta da professionista e ha scelto quello che credeva fosse il meglio per lui. Bonucci dalla Juve è andato al Milan e poi è tornato indietro. Il calcio è un lavoro: può capitare di ritornare dove si è già stati».

Dybala all'Inter è un affare per i nerazzurri? 
«Sì, ma solo se il suo arrivo non vuol dire rinunciare a Martinez. Altrimenti io terrei Lautaro che, nonostante la partenza di Lukaku, è reduce dalla miglior stagione della sua carriera, con 25 reti totali. Martinez mi sembra una garanzia: è giovane, da tanti anni all'Inter e io non ci rinuncerei se non per un'imposizione economica».

Ha dato 9,5 come voto alla stagione dell'Inter. Conferma? 
«Certo: 9,5 all'Inter e 10 al Milan perché ha vinto lo scudetto e ha dimostrato di essere più continuo. I nerazzurri sono stati squadra, ma hanno sbagliato una gara chiave a Bologna. Quel ko non deve portare a buttar via un anno intero, nel quale sono state conquistate una Coppa Italia, una Supercoppa e si è usciti dalla Champions battendo ad Anfield il Liverpool. Niente scudetto, ma annata comunque fenomenale per la formazione di Inzaghi che, dopo le partenze di Lukaku e Hakimi, sembrava destinata a un ruolo di secondo piano e che invece...».

Quanto è stato importante Maldini per il trionfo rossonero? 
«Paolo ha fatto un lavoro incredibile perché il club non ha più debiti, ma nonostante ciò ha trovato a prezzi stracciati i giocatori che Pioli voleva. Bravissimo anche il tecnico che dopo il secondo posto della scorsa stagione si è migliorato: ha dimostrato di essere eccezionale, un grande».

Torniamo per un attimo a Maldini che in passato è stato a un passo dall'addio e invece è rimasto. 
«È stata la fortuna del Milan che non se ne sia andato. È un cancro (segno zodiacale, ndr) come me, una persona molto seria che sa tanto di calcio. Non a caso è stato il più grande difensore della storia. Ha tanto da raccontare e ce ne vorrebbero di più di dirigenti così... Ha perso a zero Donnarumma e preso Maignan che è il Van Basten dei portieri più altri calciatori che nessuno sapeva chi fossero. Ha dato tempo di crescere a Tonali che ora è super e gioca in Nazionale».

Facile immaginare che vota anche per il ritorno di Totti alla Roma. 
«Certo. Totti ha l'esperienza che altri non hanno: conosce l'ambiente, ha 30 anni di calcio giocato alle spalle e sa tutto di tutti. Io sono sempre a favore degli ex giocatori nei ruoli chiave perché hanno una marcia in più. Io però a un ruolo nel calcio non penso: sto con le mie figlie e mi dedico a loro. Stop».

Che coppia sarebbe Totti-Mourinho? 
«Mourinho è un vincente, uno che alza le coppe, e Totti gli darebbe una mano. Tanti sminuivano la Conference League, ma è un trofeo importante per il calcio italiano e è stato bello vedere l'Olimpico pieno sia per la semifinale di ritorno sia per la festa post trionfo».

Dopo due quarti posti di fila, è giusto considerare la Juventus tra le favorite per il prossimo scudetto? 
«Se non lotta per il titolo la Juve, bisogna... chiudere la Serie A. Ha una squadra devastante, soprattutto dopo l'arrivo di Vlahovic e Zakaria a gennaio. Con Dusan la Fiorentina si sarebbe qualificata per la Champions e invece è arrivata la Juve».

Cosa deve migliorare? 
«Il gioco. Ha fatto partite terribili che una formazione con alcuni dei calciatori più forti del mondo non può fare. Vincere non basta: bisogna anche esprimere un certo calcio, altrimenti...».

È una critica per Allegri? 
«Io dico solo che un certo tipo di calcio, quello dell'1-0 da difendere con il catenaccio, è finito. In Italia ormai tutti giocano: guardate l'Empoli, il Torino e il Verona che si sono salvati a gennaio. Non è mica successo per caso. Il calcio non è più quello di 30 anni fa e bisogna adeguarsi».

Le piace la mentalità di Mancini che dà spazio ai giovani? 
«Moltissimo. Fa bene a metterli in campo, a dare loro fiducia perché solo così possiamo rivitalizzare il nostro movimento. Io se guardo al futuro, penso positivo perché abbiamo il ct giusto, uno che vede lontano e soprattutto è eccezionale nello "scovare" i giocatori che altri non noterebbero. Sono contento sia rimasto. Ciò premesso, non partecipare al Mondiale è un delitto».

E qui ci sono le colpe anche di Mancini. 
«Un girone con Svizzera, Irlanda del Nord e Bulgaria dovevamo passarlo come primi. È stato assurdo andare agli spareggi e poi essere eliminati dalla Macedonia. Al tempo stesso, però, questo gruppo ha fatto una striscia incredibile di risultati e ha vinto un Europeo incredibile: sono due cose che non si possono dimenticare».

Baggio ha detto che chi vince l'Europeo deve andare dritto al Mondiale. 
«D'accordo con lui, ma non è comunque accettabile che l'Italia non si qualifichi. Soprattutto se non ha la Germania, la Spagna o l'Inghilterra nel proprio girone».

Perché l'Italia non è un Paese per giovani e Gnonto è dovuto andare in Svizzera per esplodere? 
«È una questione di mentalità: i club se mettono in campo un ragazzo e poi perdono, vanno incontro a un sacco di critiche. Invece ci vorrebbero più pazienza e voglia di aspettare questi ragazzi di talento. Come succede all'estero».


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