Inter, tutti intorno a Lukaku: torna, segna, vince

Meno di 90 secondi per urlare e 95 minuti senza arrendersi mai. Poi ha radunato i suoi compagni in mezzo al campo da leader vero
Inter, tutti intorno a Lukaku: torna, segna, vince© Getty Images
Xavier Jacobelli
3 min

È tornato. Ha segnato. Ha vinto. Sono bastati 90 secondi al numero 90 per dire a tutti che fra Romelu Lukaku e l’Inter la storia non è mai finita. Anzi, è appena ricominciata. Al Lecce, il 26 agosto 2019, il Gigante aveva realizzato il suo primo gol in Serie A; a Lecce, ieri sera, si è ripetuto. D’altra parte, alzi la mano chi aveva dubbi sull’immediata riuscita del secondo connubio milanese fra la squadra che il giocatore ha sempre amato di più e lo stesso, capace di segnare 104 insieme con Lautaro nel primo biennio nerazzurro culminato nello scudetto contiano. E, da solo, Romelu aveva firmato 64 reti nelle 97 partite disputate fra campionato e coppe, totalizzandone 47 nel solo massimo torneo, almeno 16 più di qualsiasi altro giocatore nerazzurro.



Ricapitolando: nel 2019, l’Inter acquista Lukaku dal Chelsea pagandolo 74 milioni di euro; nel 2021 glielo rivende per 115 milioni di euro, l’acquisto più caro nella storia dei Blues, la cessione più remunerativa nella storia dell’Inter e della Serie A; nel 2022, Lukaku torna all’Inter in prestito oneroso per un anno, in cambio di 8 milioni euro più 4 di bonus. Dite voi se Marotta non ha realizzato un capolavoro, pur costretto com’è a camminare sulle uova dalla delicata situazione di bilancio che toglie il sonno a Suning e non solo a Suning.
A Via del Mare, il Gigante si è dannato l’anima dall’inizio alla fine e il suo lampo dopo 90 secondi sembrava annunciare una partita in discesa. L’hanno resa in salita l’orgogliosissimo Lecce di Baroni sospinto da un pubblico incredibile; il primo acuto italiano di Assan Ceesay, ennesima intuizione di Pantaleo Corvino; le grandi parate di Falcone. Poi, la svolta di Inzaghi che ha ripagato il suo coraggio, perché chi osa vince: prima il tridente Lukaku-Lautaro-Dzeko, poi addirittura l’ingresso di Correa al posto di Skriniar: così il muro salentino ha ceduto all’ultimo assalto, firmato Dumfries. Subito dopo il fischio di Prontera, Lukaku ha chiamato a sé i compagni per stringersi tutti insieme attorno a una vittoria tanto sofferta quanto preziosa.
Lukaku è l’Inter e l’Inter è Lukaku. Nel giugno scorso, incipiente il suo ritorno a Milano, i tifosi della Curva Nord gli avevano lanciato un messaggio: “Tutto ciò che in futuro verrà eventualmente fatto nei suoi confronti dovrà guadagnarselo sul campo con umiltà e sudore. Invitiamo comunque tutti gli interisti a non cadere nel tranello opposto, quello di correre subito a sbavargli dietro. Sia altresì chiaro a tutti che non tiferemo mai contro Lukaku se indosserà nuovamente la maglia dell’Inter. Ora, Romelu, palla lunga e pedalare. Fiduciosi, verso un futuro da costruire insieme a chi farà parte di questa nostra famiglia nerazzurra». Romelu li ha presi in parola. Così si fa.


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