Inter, le tre mosse di Inzaghi per uscire dalla crisi

Quattro sconfitte in nove partite fra campionato e Champions: serve subito una svolta per provare a recuperare la stagione
Inter, le tre mosse di Inzaghi per uscire dalla crisi© Getty Images
Pietro Guadagno e Andrea Ramazzotti
7 min

MILANO - Il giorno dopo l'amarezza resta, ma in viale della Liberazione la parola d'ordine è analizzare con lucidità la situazione e soprattutto non perdere la calma. Simone Inzaghi non si tocca, ma questa non è una notizia perché già domenica dopo il ko di Udine a riguardo i dirigenti erano stati chiari. La società ha piena fiducia in lui e nel suo staff: dal presidente Zhang all'ad Marotta passando per il vice presidente Zanetti, il ds Ausilio e il suo vice Baccin sono tutti convinti che il tecnico di Piacenza riuscirà a dare alla squadra quella continuità di rendimento che è mancata in questo inizio di stagione da 4 sconfitte in 9 partite. Nessuno nasconde che il gruppo sia in difficoltà, che subisca troppi gol, che abbia pause inspiegabili e che si faccia mettere sotto con troppa facilità. Al tempo stesso, però, Inzaghi è considerato l'uomo giusto per dare la svolta. Soprattutto adesso che recupererà anche Lukaku e Çalhanoglu. Contro la Roma e contro il Barcellona dovrà arrivare la svolta. L'ha chiesta a gran voce attraverso un comunicato la Curva Nord che ha parlato di «tolleranza finita. L'allenatore ha fatto degli errori, ma i calciatori antepongono il proprio ego al gruppo e a noi non va bene. Si cambi registro». Messaggio forte e chiaro.

La tattica

I numeri dei gol subiti (già 11, peggio hanno fatto solo Verona, Monza, Cremonese e Sampdoria) inducono a una riflessione: perché la difesa che lo scorso anno è stata a lungo la migliore del torneo ha collezionato la miseria di tre clean sheet in nove incontri? Perché in campionato, in trasferta, la porta di Handanovic non è mai rimasta imbattuta? Inzaghi domenica ha parlato di errori collettivi, non dei singoli o di un reparto, ben sapendo che una soluzione in questa sosta senza tanti nazionali dovrà trovarla. Chi lo conosce bene assicura che non cambierà modulo, ma che è troppo intelligente ed esperto per non studiare qualche accorgimento. Il rientro di Lukaku in quest'ottica gli darà una mano e servirà per ottimizzare parecchie cose, sempre rimanendo fedele al "suo" 3-5-2 e a un calcio propositivo.

Di fatto Simone adesso avrà due opzioni diverse tra loro: 1) provare ad aggredire con più continuità gli avversari, con Lukaku e Martinez "sincronizzati" al primo pressing fin dagli anni di Conte, e dunque alzare il baricentro per dare un segnale coraggioso; 2) abbassare di qualche metro la squadra, amministrare le energie visto il periodo dispendioso al quale l'Inter andrà incontro e sfruttare le caratteristiche del belga (che stamani riprenderà gli allenamenti) per le ripartenze che non sono nel dna di Dzeko, suo sostituto. Al di là dei numeri e del modulo, Simone ha bisogno di più compattezza e sacrificio soprattutto in fase di non possesso. Sa che non serve una rivoluzione, peraltro impossibile da improvvisare senza un certo numero di allenamenti, ma solo qualche correttivo.

La condizione

Dopo la sosta serve un'Inter più brillante, con più gamba. Un'Inter che non venga messa sotto come contro l'Udinese. Alla Pinetina non considerano quello della condizione atletica un problema perché hanno dati inequivocabili: sia con il Torino sia alla Dacia Arena i nerazzurri hanno corso più degli avversari. Da qui la convinzione di non aver sbagliato i carichi di lavoro durante la preparazione estiva, quest'anno va sottolineato particolarmente complicata complice la stagione "spezzata" in due dal Mondiale.

Al di là dei "freddi" numeri relativi ai chilometri percorsi, alle accelerazioni e più in generale ai big data, in Friuli la sensazione è che Handanovic e compagni abbiano sofferto parecchio contro la maggiore reattività dei padroni di casa. Il problema era relativo più alla testa che frenava le gambe? Possibile, ma anche l'Inter era... in striscia (2 vittorie) come l'Udinese (4, diventate ora 5). Eppure i nerazzurri davano la sensazione di arrivare quasi sempre secondi sul pallone, di avere una marcia in meno. Forse ha pesato l'impegno di Champions e il minor tempo per preparare l'incontro rispetto alla formazione di Sottil. Di certo dopo la sosta, Inzaghi è atteso da un tour de force e dovrà spremere dai suoi il massimo, usando anche il turn over che dopo il Bayern ha messo in pratica con più efficacia. Riavere Lukaku e Çalhanoglu (ieri era ad allenarsi da solo alla Pinetina per recuperare) darà fiato alle rotazioni, ma una mano la darà anche la settimana libera da impegni dal 16 al 22 ottobre, ultima occasione per mettere benzina nel serbatoio prima della pausa per Qatar 2022.

La continuità

Già 3 sconfitte in campionato, 4 contando anche la Champions. Significa che l’Inter ha perso quasi la metà delle partite disputate: impossibile fare strada con questa media. D'altra parte, la situazione non è ancora compromessa. Napoli e Atalanta guidano la classifica con 5 punti di vantaggio, ma il Milan è soltanto a +2 e la Juventus sotto di 2 lunghezze. In Europa, sin dal sorteggio, era chiaro che l’Inter si sarebbe giocata le sue chances di qualificazione con il Barcellona. Insomma, il margine per recuperare esiste, a patto però di recuperare la continuità dei risultati, quella che l’Inter aveva l’anno scorso. Proprio Inzaghi ha ricordato come la terza sconfitta, nello scorso torneo, arrivò soltanto a fine febbraio. Impensabile, dunque, vincere e partite e poi fermarsi un’altra volta, come è appena accaduto dopo i successi con Torino e Viktoria Plzen.

L’Inter ha bisogno di un filotto di risultati utili, possibilmente vittorie. Un anno fa, a fine novembre, i nerazzurri avevano 7 punti di ritardo da Milan e Napoli. Fecero bottino pieno nelle 8 giornate successive e si presero la vetta. Ecco, chiaro che non si possano fare 8 vittorie consecutive ad ogni torneo, ma la continuità dei risultati permetterebbe all’Inter di arrivare alla sosta per il Mondiale comunque attaccata alla vetta e, quindi, con la possibilità di giocarsi lo scudetto da gennaio in poi. Ad oggi, è questo l’obiettivo più realistico. Il calendario, però, non concede tregua. Alla ripresa dopo la sosta, infatti, ci saranno la sfida con la Roma, quindi la trasferta con il Sassuolo e il match con la Salernitana. E, in mezzo, la doppia sfida con il Barca. Siamo già all’ora o mai più…


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