Futuro Inter: multiproprietà in stile Chelsea

Goldman Sachs e Raine Group, le due banche di affari, stanno esplorando  il mercato a caccia di acquirenti
Futuro Inter: multiproprietà in stile Chelsea© Inter via Getty Images
Pietro Guadagno
6 min

MILANO - Inter in multiproprietà. È questo il piano a cui stanno lavorando sia Goldman Sachs sia Raine Group, ovvero le due banche d’affari che stanno esplorando il mercato a caccia di acquirenti per il club nerazzurro. L’idea, dunque, è quella di costituire un consorzio di investitori (o cordata che dir si voglia) che si prenda carico dell’investimento necessario per rilevare la società di viale Liberazione. Sostanzialmente, è quanto è appena accaduto con il Chelsea. E, guarda caso, l’advisor per la cessione è stata proprio Raine. Chiusa l’era Abramovic, infatti, ora la proprietà dei Blues è divisa tra Todd Boehly, uomo d’affari che ha già esperienza nello sport, detenendo quote dei Los Angeles Dodgers, franchigia di baseball e pure dei Los Angeles Lakers, tra le più celebri squadre Nba, Mark Walter, socio dello stesso Boehly, Hansjorg Wyss, ricco imprenditore svizzero, specializzato in biotecnologie, e Clearlake Capital, ovvero una società di private equity californiana. Non è mai stata specificata la suddivisione delle quote del veicolo costituito per rilevare il Chelsea, ma proprio quest’ultima avrebbe quella maggiore. Boehly, però, che ha assunto la presidenza dei Blues, è l’effettivo plenipotenziario del club. Come, peraltro, l’Inter ha avuto modo di verificare nel corso della trattativa per il prestito di Lukaku. 

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Mercato liquido

Il Chelsea è stato acquistato per 2,5 miliardi di sterline, mentre altre 1,75 sono state già destinate alla ristrutturazione dello Stamford Bridge, allo sviluppo della squadra femminile e dell’Academy, oltre al sostegno della Chelsea Forundation. In tutto, siamo nell’ordine di 5 miliardi di euro. Quindi, assai di più della valutazione indicata da Steven Zhang per cedere l’Inter, vale a dire 1,2 miliardi. Finora è sempre stata ritenuta troppo elevata. Anche perché quella nerazzurra è una società che brucia cassa per 10 milioni al mese e che è pesantemente indebitata (a gennaio è stato emesso un bond di 415 milioni in scadenza nel 2027). Ecco perché si è rivelato complicato individuare un unico interlocutore che si prenda carico da solo dell’investimento, anche perché la valutazione di 1,2 miliardi è legata al fatto che Suning vuole comunque incassare qualcosa, dovendo, in aggiunta, liquidare LionRock che detiene il 31% dell’Inter e restituire i 275 milioni ottenuti da OakTree attraverso un prestito in scadenza nel maggio 2024. Già, ma se il “rischio” dovesse essere suddiviso tra più investitori, allora le pretese del gruppo di Nanchino potrebbero essere soddisfatte. Tanto più che in questo momento il mercato è molto “liquido”, insomma c’è disponibilità ad investire. Sintetizzando, l’obiettivo è quello di rendere l’Inter un asset di interesse, nella prospettiva di riequilibrare la gestione economico-finanziaria del club e, ovviamente, con il nuovo stadio, come potenziale attrattiva. RedBird con il Milan ha scelto un percorso differente, ma non troppo, e comunque approfittando sempre della liquidità del mercato. Da un lato, quindi, Gerry Cardinale si è fatto prestare una parte del denaro dalla stessa Elliott (Vendor Loan) e dall’altro è andato a caccia di investitori che lo sostenessero nell’operazione. 

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Variabile OakTree

Pur moltiplicandosi le voci, la cessione dell’Inter non appare così prossima. C’è però un orizzonte temporale oltre cui non si potrà andare, ovvero la scadenza del prestito di OakTree, che, alla luce della situazione, è complicato ritenere possa essere ripagato da Suning. Peraltro, OakTree non ha interesse a rilevare le quote in pegno dell’Inter e mettersi a gestire una società di calcio. Al contrario, vedrebbe assolutamente di buon occhio una cessione in tempi anche rapidi. Ecco perché, come evidenziato anche dal “Financial Times”, Goldman Sachs e Raine hanno intensificato ricerche e sondaggi. Il fronte statunitense appare sempre quello più caldo, non altrettanto quello degli Emirati. Mentre ieri Mediaset ha fatto il nome dell’imprenditore svizzero Ernesto Bertarelli. 


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