ROMA - "Nel calcio italiano intravvedo qualcosa di nuovo. C'è un drappello di allenatori che sono geni, innovatori. Che sono latori di un'idea diversa e originale. Sono felice che sia finita una certa dittatura tattica, per cui qui da noi si giocava sempre e solo in un modo, preoccupandosi prima di non prenderle e poi di agire in contropiede". Le parole di Arrigo Sacchi, il grande innovatore del pallone, suonano come una sentenza. L'ex ct ha raccontato a Lapresse questa svolta epocale, non senza assestare qualche pizzicotto.
E Allegri? Per Sacchi è una via di mezzo: "È bravo tatticamente, sa cambiare in corsa, però gli interessa solo vincere". E qui vengono le dolenti note per la Juventus: "A livello di società è avanti a tutti di dieci anni, ma non coniuga i tre verbi come facevamo noi nel grande Milan. Cioè: vincere, convincere e divertire. Ne coniuga appena uno, vincere. In Italia può bastare, perché pure il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia, ma in Champions League no. Questo a mio parere è un limite". La chiosa è una citazione di Brecht: "Senza un copione esistono solo improvvisazione e pressapochismo".