Juventus, Cristiano Ronaldo: «La gente vuole solo che io sbagli»

L'ex Real Madrid riconosce le difficoltà nel gestire le forti pressioni derivanti dall'etichetta di numero uno al mondo: «Mi infastidiscono»
Juventus, Cristiano Ronaldo: «La gente vuole solo che io sbagli»© Getty Images
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ROMA - Mentre il diretto interessato prosegue in ciò che gli riesce meglio, cioè segnare, aggiornando il proprio curriculum vitae a 601 gol coi club, 704 da professionista, 28 in nove mesi di JuventusCristiano Ronaldo trova il modo di far parlare di sé anche con dichiarazioni extra-campo, nell'intervista rilasciata ad Icon, inserto di 'El Pais'. Tanti i temi affrontati, ma è un passaggio quello che colpisce, perché mostra il lato umano dell'Alieno, probabilmente noto a pochi eletti: «Non negherò che a volte la pressione che ho addosso mi infastidisce e mi stanca perché sembra che ogni anno debba dimostrare di essere molto bravo. È difficile. Hai quello che devi avere, la pressione extra di dover dimostrare qualcosa alle persone, non solo per te. Anche alle persone che ci sono in giro. La tua famiglia, tua madre, tuo figlio... "Cris, devi vincere domani". Questo ti rende più attivo. Devi sempre allenarti, ma arriva un momento in cui dici: "Guarda, lasciami..."».

IL TEAM - Cristiano è un calciatore, ma può essere considerato a tutti gli effetti come un'azienda vivente: «Penso sia più facile scegliere un'azienda che scegliere un club. Anche se in un club giochi per molte cose e devi pensare molto, molto e molto, un business finisce per essere qualcosa che non controlli al 100%. Fondamentalmente, per scegliere gli affari, mi fido dello stesso di quando scelgo un club: la mia famiglia, i miei amici più cari. I miei figli non possono ancora esprimere un'opinione, anche se, beh, Cristiano Jr già dà qualche opinione, ma è molto giovane. Alla fine è la squadra che si è formata nel corso degli anni, e non solo per il calcio, ma anche per il mondo degli affari».

I CAPELLI - Per un Cristiano Ronaldo in versione calvo bisognerà ancora attendere: «Una signora prima mi ha detto: "Ma non ti mancano i capelli". Non lo so, ma un giorno potrebbe accadere. Geneticamente, nessuno nella mia famiglia ha questi problemi, ma sai che tutto cambia. Stress, dieta povera... In estetica devi fare un passo avanti».

RITIRO LONTANO - Cristiano ha ancora motivazioni da vendere: «Vedo il calcio come una missione: andare sul campo, vincere, migliorarmi. Quei momenti in cui sono andato sul campo a pensare "Sto per dribblare!"... Sono onesto: quei momenti che non ho più. C'è una pressione aggiuntiva. Le persone giudicano sempre: "È già finita. Lui ha 33, 34 o 35 anni, dovrebbe lasciare". E vuoi sorprendere le persone. Non credo la gente mi reputi un robot, ma che mi vedano come una persona che non può mai avere un problema, non può mai essere triste, non può mai avere preoccupazioni. Le persone si identificano senza problemi col successo, col denaro. Come puoi essere triste o avere una rovina se hai i milioni? Devi capire che le persone non pensano come te, non hanno vissuto certi momenti, non hanno una cultura superiore a quella che gli è consentita. Ma lo capisco. So che la gente è con un fucile in attesa che Cris sbagli un rigore o fallisca in una partita cruciale. Ma fa parte della vita e devo essere preparato. Sono stato preparato per molti anni».

LE PRESSIONI - Ancora sulle pressioni: «Non so quando mi sono abituato, ma è vero che ho sentito delle pressioni sin dalla tenera età. Quando sono arrivato a Madrid, ero il giocatore più costoso della storia. A Manchester, dopo aver vinto il mio primo pallone d'oro all'età di 23 anni, la gente stava già pensando: "Guarda, questo deve essere al top". Negli ultimi dieci, dodici anni, ho sempre avuto quella pressione in più. La prima cosa che faccio quando approdo in nuovo club è essere me stesso, niente più. La mia etica del lavoro è sempre la stessa. Se un imprenditore arriva e inizia a fare il giro del mondo, la gente non lo vedrà come un leader. Dirà: "Questo è il mio capo, ma non mi tratta bene". Devi essere umile, imparare che non sai tutto. Se sei intelligente, ottieni piccole cose che ti rendono migliore come atleta. Alla Juve mi sono adattato perfettamente. Hanno visto che non sono un vendifumo. È Cristiano ed è ciò che è perché si prende cura di se stesso. Una cosa è parlare e un'altra è fare. Perché ho vinto cinque palle d'oro e cinque Champions?».

REAL MADRID - Sulla sua ex squadra: «La mia famiglia è di Madrid, sono nati qui, sono in città da nove anni. Molti momenti che ho vissuto qui non possono essere cancellati. Sono andato alla Juve e se volevo dire: "Guarda, apriamo la clinica in un'altra città". Ma no. Ho continuato con ciò che abbiamo proposto perché Madrid mi ha dato molto, come posso dimenticarlo? Claro. Gli spagnoli mi hanno trattato bene. Volevo dare loro un lavoro, a prescindere dai problemi che ho avuto con il Tesoro, perché non posso dimenticare o nascondere, la mia vita è un libro aperto. Vado con la testa alta, so che la gente mi ama, sanno che ho dato molto al club e questo mi ha dato molto. Sulla strada mi dicono: "Cris, vieni a casa, questa casa è sempre tua". Mi piace sentirlo».

I FOLLOWERS - Come si gestisce la notorietà: «Mi piacerebbe essere lo scudo e tutti i miei problemi li risolvo da solo. Sai, essere una delle persone più popolari al mondo non è facile nascondere le cose. Ci sono persone a cui piace Cristiano e persone che non lo fanno. Più sei in alto, più vogliono tirarti giù. Come dico sempre, nella mia vita professionale non succede nulla a criticarmi, è il mio lavoro. Ma la mia vita personale è più intima, ho una ragazza, figli, madre, fratelli, amici. Non posso andare a casa quando succede qualcosa e piangere. Se viene un problema, proveremo a trovare una soluzione. Non c'è solo una soluzione per la morte. A volte sono stato troppo sincero. Ma, guarda, se ho tutto quello che ho e guadagno quello che guadagno, qualcosa forse la faccio bene. Sono il ragazzo con più seguaci al mondo. Perché? Le persone come me si identificano con me, è  come una scintilla, Lo sai? È così».

COSE DA CALCIATORI - Di cosa parlano i calciatori? «Nello spogliatoio, nella Juve, nel Real Madrid, parliamo di normali cose da football. Amicizia nello sport? Potrei dire di sì... Vediamo, non è che non lo siano, lo sono, ma non negherò che è un mondo difficile. È come se chiedessi a una modella se ha molti amici modelli. Potrei dire di sì, ma in realtà molto raramente starà cenando a casa sua con modelli come lei. Allenare? Non lo escludo».

BARCELLONA - «Barcellona non fa per me, no. Ci sono andato una o due volte e ho sentito che a loro non piace molto Cristiano. Ma è normale a causa della rivalità. Non succede niente. Le persone non sanno come differenziare le cose. Io faccio un business, ma domani sto già schiacciando in palestra, correndo e concentrandomi sui giochi che verranno. Non mi preoccupo perché so di avere persone competenti come me, brave persone al di fuori delle aree che controllo. Non tutti i giocatori possono vantarsi di avere una clinica per capelli, hotel, palestre. Questo è conquistato, non cade dal cielo. Devi lavorare sodo», il commento sincero.


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