Juve, senti Sarri: "Voglio l'Italia. La tuta? La toglierei"

Il tecnico del Chelsea, intervistato da Vanity Fair: "Il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Il look? Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare"
Juve, senti Sarri: "Voglio l'Italia. La tuta? La toglierei"© EPA

ROMA - Maurizio Sarri è il nome in pole per sostituire Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus. Il tecnico toscano, che ha vinto il suo primo trofeo da allenatore nella finale di Europa League che il suo Chelsea ha disputato contro l'Arsenal lo scorso 29 maggio allo stadio Olimpico di Baku, ha rivelato a Vanity Fair il desiderio di tornare in Italia. "Il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo. È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti".

Sarri: "Totti ultima bandiera. Amoi napoletani, la professione può portare altrove"

Nel corso dell'intervista, Sarri risponde anche a quei tifosi che vedrebbero come un tradimento l'approdo del tecnico sulla panchina della Juventus, dopo tre anni al Napoli nei quali il popolo azzurro lo ha amato incondizionatamente: "I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero".


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Dal sarrismo alla vittoria a tutti i costi: "Le sconfitte mi segnano più delle vittorie"

Il tecnico ex Napoli torna poi sul termine "Sarrismo", introdotto dalla Treccani come neologismo nella concezione del calcio: "È un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsapp". Il valzer delle panchine nel nostro campionato, secondo il tecnico è dovuto alla rincorsa a tutti costi del successo: "Un’estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti, cosa che mi preoccupa di più. È sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto".

"Il divertimento deve essere collettivo, altrimenti dopo 5 minuti ti annoi"

Sarri alla Juve troverebbe uno dei calciatori più forti in circolazione, Cristiano Ronaldo. "Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia".

"Sono disposto a togliere la tuta. Superstizioni? Quando cominci a vincere finiscono"

Il tecnico toscano ha poi concluso con una battuta sulla sua ormai famosa tuta: "Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente". Poi sulle sue scaramanzie: "Ne ho meno di quelle che mi attribuiscono. Ho smesso di vestire solo di nero. Mi è rimasta l’abitudine di non mettere piede in campo, dentro le linee dico, finché la partita non è finita. Prima o poi abbandonerò pure questa: già in certi stadi le panchine son dalla parte opposta degli spogliatoi e il prato devo calpestarlo per forza. Quando cominci a vincere, le scaramanzie finiscono".

 


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ROMA - Maurizio Sarri è il nome in pole per sostituire Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus. Il tecnico toscano, che ha vinto il suo primo trofeo da allenatore nella finale di Europa League che il suo Chelsea ha disputato contro l'Arsenal lo scorso 29 maggio allo stadio Olimpico di Baku, ha rivelato a Vanity Fair il desiderio di tornare in Italia. "Il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo. È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti".

Sarri: "Totti ultima bandiera. Amoi napoletani, la professione può portare altrove"

Nel corso dell'intervista, Sarri risponde anche a quei tifosi che vedrebbero come un tradimento l'approdo del tecnico sulla panchina della Juventus, dopo tre anni al Napoli nei quali il popolo azzurro lo ha amato incondizionatamente: "I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero".


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