Juve a Pirlo, l'opposto di Sarri: l'allenatore identitario

Juve a Pirlo, l'opposto di Sarri: l'allenatore identitario© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Il dopo-Sarri è l’opposto di Sarri che agli juventini non è mai piaciuto. È Andrea Pirlo, preceduto dalla fama del bel gioco, ma solo di quello praticato con due piedi buoni, i suoi. Sarri lo allena, il bel gioco: fatte le dovute proporzioni, interpreti come Ronaldo, Pjanic (già salutato), Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi non hanno però alcuna intenzione (disponibilità), né speranza, di sottomettersi a un calcio diverso da quello che viene naturale e con il quale si sono formati.

Pirlo non inseguirà alibi, attenuanti, perversioni del calendario. Almeno pubblicamente. Davanti alle telecamere eviterà la frase o la parolina in più e le espressioni troppo colorite (vedi «coglioni»): Sarri è uomo di buone letture e ogni tanto cede alla ricercatezza linguistica o al dialettismo. La Real Casa predilige la sobrietà, il medio profilo, fa delle eccezioni esclusivamente in caso di incazzatura incontrollabile e condivisa.

Pirlo è (di) famiglia, l’altro Andrea, è innaturalmente torinese. Perciò non indosserà polo blu basiche e ad alto tasso metaforico dove un tempo era la tuta. Non terrà in bocca, masticandolo nervosamente, un filtro privato del resto della sigaretta. Già in Inghilterra i giornalisti considerarono disgustosa questa abitudine. Quelli che possono sembrare dei dettagli, a Torino si trasformano in limiti intollerabili, ma solo se la squadra non (con)vince.

Chiuse le cinque stagioni di Allegri, la Juve ha tentato l’impresa borderline: ha provato a essere diversa da se stessa e dalla storia battendo un percorso nuovo. Le è andata male, ma non malissimo, visto che un altro scudetto è comunque arrivato: è però mancato l’unico obiettivo che fa perdere il sonno a dirigenti e tifosi. 

Qualcuno ha ricordato che per la seconda volta in due anni Agnelli ha esonerato chi aveva appena vinto il campionato. Allegri per motivi assai diversi e per una sorta di usura: Max riteneva che il gruppo andasse pesantemente rinnovato. La società non la pensava come lui e si è consumato il divorzio. Forse i dirigenti avevano equivocato, credendo che l’invito a rinnovarsi riguardasse (anche) loro. 

Pirlo è l’allenatore identitario, la nuova tendenza dei top club. Come Zidane (Real), Solskjaer (Man United), Arteta (Arsenal), Lampard (Chelsea). Pirlo ha lavorato con Lippi, Ancelotti, Conte e Allegri, diciotto anni di panchina juventina; è giusto per Andrea Agnelli, uno con il quale condividere spazi e momenti. Certo è che considerare Sarri l’unico colpevole non è nello stile della Juve che uno stile aveva. Quella dell’Avvocato Agnelli rinunciando a Maifredi fece fuori tutto lo staff. A proposito, quando alla Juve qualcuno propone calcio champagne finisce sempre in gazzosa (Chiurazzi, la migliore).


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