Caso Suarez, ci vorrebbe un amico

Caso Suarez, ci vorrebbe un amico© ANSA
Ivan Zazzaroni
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A Perugia piove di nuovo sulla Juve: vent’anni fa fu fastidiosissima acqua, oggi sono altrettanto fastidiosi avvisi di garanzia. Confermo le impressioni di settembre, non me ne voglia la Premiata Forneria Marconi: mi sembra il solito polpettone all’italiana il cui ingrediente principale è il calcio, la vischiosità del pallone capace di trovare telefoni sempre liberi, di aprire tutte le porte, di salire tutti i piani investendo, come in questo caso, l’impiegato di provincia, il dirigente universitario, il ministro, il prefetto. È l’Italia in cui nulla funziona come dovrebbe e che ricorre continuamente a scorciatoie, amici degli amici, conoscenze, raccomandazioni: la storia del calcio e del Paese è piena di intrecci simili, di traffi ci di infl uenze tollerabili o illeciti, è il tale che chiama l’amico che frequenta quel tipo in questura in grado di fargli ottenere il rinnovo del passaporto in due giorni. 

Quando a fine estate scoppiò il caso – ricordo che la Juve abbandonò Suarez assai prima dell’esame farlocco – mi domandai come fosse possibile che una società così strutturata e esperta avesse potuto effettuare un tentativo del genere, roba da principianti, dal momento che il tema era scottante: se l’intervento fosse andato a buon fine avrebbe certamente prodotto pesanti reazioni non solo politiche.

Della Juve si può dire tutto, non che sia ingenua. Eppure ieri il giudice per le indagini preliminari Piercarlo Frabotta (ci mancava giusto l’omonimia con il terzino pupillo di Pirlo), contestando i reati di “rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici”, ha temporaneamente decapitato i vertici dell’Università per stranieri di Perugia e inviato avvisi di garanzia a Fabio Paratici, direttore dell’area tecnica, allo storico legale della Juve Luigi Chiappero e alla sua collega Maria Turco. Paratici - si legge nelle carte - chiese aiuto alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, che è stata interrogata e ha ammesso di aver procurato al manager suo amico d’infanzia il contatto di Bruno Frattasi, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno. «Sono stato contattato dall’avvocato Chiappero che voleva sapere a chi dovessero rivolgersi per attivare la procedura di cittadinanza. Non mi disse che era per Suarez», ha dichiarato Frattasi al Correre della sera, aggiungendo che «ci capita spesso di ricevere richieste di questo tipo per chiarimenti procedurali e rispondiamo per cortesia istituzionale. L’ho indirizzato al dipartimento competente. Mi disse che aveva avuto il numero dalla ministra De Micheli».

La Juve ha ribadito con forza la correttezza dell’operato di Paratici confidando «che le indagini in corso contribuiscano a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli ». I tempi ragionevoli della giustizia italiana, e non solo di quella sportiva, li conosciamo.
 
Già, i tempi. Spesso mietono comunque vittime, prolungando l’attesa di un verdetto chiarificatore. La vicenda Suarez precede l’inizio del campionato e, fra testimonianze e spifferate, era già nota nei dettagli. Adesso, la conferma dei medesimi più le prime ordinanze: perché, a parte la sospensione della direttrice dell’università di Perugia, in Italia anche gli indagati sono colpevoli. E Paratici, ohibò, è un colpevole che piace. Chiappero meno: s’immagina che un noto avvocato sappia sottrarsi all’inghippo; il dirigente juventino no, è come il classico maggiordomo: è stato lui, si faccia giustizia. Sollecitamente.
 
I tempi, già. Vista la celerità del procedimento, bisognerà aspettare il giro di boa, in verità atteso dagli juventini per sapere se il colpevole del ritardo (in classifica) è Pirlo. E se sarà giudicato colpevole o innocente. Da solo o perché Paratici ha sbagliato la campagna acquisti. E dire che la forzata rinuncia a Suarez si è trasformata in un colpo di fortuna: e Morata, a parte i gol, l’italiano lo parla correntemente. In momenti come questo non posso fare a meno di ripensare a Schwazer: la Procura di Bolzano ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale contro di lui. Ma i giustizieri, nell’attesa, l’hanno distrutto.

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