La Juve di Pirlo non va: ecco tutti i motivi

Al debutto assoluto da allenatore, Pirlo ha vinto il girone di Champions ma in campionato la sua squadra viaggia troppo lentamente tra alti e bassi
La Juve di Pirlo non va: ecco tutti i motivi© ANSA
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ROMA - Pirlo e la Juve spalle al muro. Ormai non ci sono più jolly da spendere, sono già stati giocati tutti. E il combinato disposto tra la sentenza sulla sfida con il Napoli e la successiva sconfitta con la Fiorentina rischia di diventare il colpo di grazia, davvero precoce, sulle ambizioni di scudetto dei bianconeri. Troppi sono ancora gli alti e bassi, troppi i passaggi a vuoto inattesi che prendono pieghe clamorose, troppe ancora le incertezze disseminate qua e là. E continuando a viaggiare sull’altalena, il cammino diventa sempre più pericolosamente ondeggiante. E sullo sfondo questioni irrisolte, su tutte la gestione di Dybala.

Juve, peggiore partenza dell'ultimo biennio

Il bilancio di Natale dice che quella confezionata in questo avvio di stagione dalla squadra di Pirlo è la peggiore partenza dell’ultimo decennio dopo quella shock del 2015/16. I punti sono 24, undici in meno del bottino messo insieme da Sarri lo scorso anno nelle prime 13 partite, senza peraltro che la Juve fosse convincente. E sono 14 addirittura i punti di divario rispetto all’ultimo Allegri (37 nel 2018/19). Peggio, appunto, i bianconeri avevano fatto cinque anni fa, secondo anno di Max: 21 punti. Allargando l’orizzonte anche Del Neri nel 2010/11 era più indietro, a 23, mentre il secondo Ranieri (2008/09) era anch’egli a 24. Pirlo ha ottenuto 6 vittorie, 6 pareggi e una sconfitta e mai la Juve ha vinto tre partite consecutive finora in campionato. Tanti pari, inoltre, sono arrivati contro squadre di caratura nettamente inferiore. La Juve, pur faticando magari in alcuni frangenti, ha sempre costruito gli scudetti diventando un rullo compressore contro le “piccole”. E invece quest’anno è arrivato soltanto un punto con Crotone, Verona e Benevento.

Juve, sbagliato l'approccio

Sono risultati figli anche di un approccio alle partite sbagliato, supponente e presuntuoso da parte dei bianconeri. Una cosa che raramente si vedeva in passato, almeno non con questa frequenza. E’ un problema di testa e la Juve, in questo periodo, non l’ha usata troppo bene. Prova ne sono le rimonte subite o i gol incassati a freddo o sul finale di tempo. «Magari la testa era alle vacanze ma non possiamo permettercelo» ha sottolineato Pirlo dopo il crollo con la Fiorentina. La Juve di oggi non ha ancora la mentalità dominante della Juve del passato. Già lo scorso anno con Sarri, la solidità psicologica era venuta più volte meno, mettendo a rischio lo scudetto; ora il problema si ripropone. Altro indizio: la vera Juve, scottata dalla notizia del ribaltone della sentenza sulla sfida con il Napoli a poche ore dalla partita con la Fiorentina, sarebbe scesa in campo “mangiando” l’erba dello Stadium, aggredendo il match con motivazioni aggiuntive e furia agonistica all’assalto dei tre punti, per rispondere immediatamente. E invece il primo quarto d’ora con i viola è stato l’esatto contrario, da galleria degli orrori, con la ciliegina del rosso a Cuadrado. Serve qualcuno che alzi la voce e faccia tremare le pareti dello spogliatoio, se serve. Pirlo, o altri, lo hanno fatto?

La vetta è a distanza siderale

Fatto sta che la Juve chiude l’anno a distanza siderale dalla vetta: una novità, a parte appunto la stagione 2015/16. Cinque anni fa, quella di Allegri uscì dalle difficoltà con una sensazionale rimonta, vincendo praticamente sempre fino alla fine. Ora l’interrogativo è: questa Juve è in grado di recuperare punti a Milan e Inter e di non perdere più un colpo? A gennaio ci saranno gli scontri diretti e partirà anche il mercato e, tra centrocampo e attacco, servirà anche pensare a qualche ritocco. Prima che sia davvero troppo tardi. Pirlo e la Juve sono spalle al muro.


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