Juve, Ronaldo non basta per vincere

Se la squadra gioca e diverte, il portoghese si esalta, segna e ti trascina. Ma se i bianconeri sono come quelli di ieri sera, affonda anche lui, si innervosisce e sparisce
Juve, Ronaldo non basta per vincere© EPA
Alberto Dalla Palma
4 min

Non è partita bene la seconda fase della Champions per le squadre italiane, che la prossima settimana dovranno affrontare due colossi come il Bayern (la Lazio) e il Real (l’Atalanta), anche se il gol di Chiesa può aprire le porte dei quarti a una Juve davvero molto brutta, proprio come il suo fuoriclasse più atteso e più amato.

Ronaldo è rimasto un fantasma anche a casa sua, dove ha scritto la storia, e non è un caso, probabilmente, che la squadra bianconera istintivamente si faccia condizionare dal rendimento di Cristiano. Se la Juve gioca e diverte, lui si esalta, segna e ti trascina.

Ma se la Juve è come quella di ieri sera, svogliata, distratta e superficiale, affonda anche lui, si innervosisce e sparisce esprimendo con gesti plateali tutta la sua stizza: a volte sembra che si stia chiedendo dove è finito e con chi sta giocando, tanta è la sua rabbia davanti a una Champions sempre più difficile.

Si era probabilmente conquistato un rigore, negli ultimi secondi, ma non c’è stato neanche il tempo di verificare l’azione al Var perché l’arbitro ha chiuso la partita scatenando ancora una volta la sua rabbia: troppo poco per uno come CR7. La sconfitta di Oporto è diventata quasi dolce e delicata dopo il gol di Chiesa, lampo di una notte tempestosa.

Lo 0-2 si sarebbe trasformato in una montagna da scalare con i mocassini, l’1-2 rappresenta invece una collina che la miglior Juve può scavalcare senza problemi, purché il 9 marzo sia più viva e determinata. E magari anche in condizioni fisiche migliori: ieri mancavano Bonucci, Cuadrado e Arthur, poi si è fatto male Chiellini e in panchina Dybala e Ramsey non erano certo al massimo.

Probabilmente non era neanche tanto concentrata, se è vero che ha preso i gol all’inizio dei due tempi: prima l’errore di Bentancur, maldestro nel consueto giropalla ossessivo che sta rovinando moltissimi allenatori, poi il guizzo di Marega in mezzo a sette difensori juventini. La ripresa era iniziata da una manciata di secondi, la superficialità con cui la squadra di Pirlo ha affrontato un ottavo di Champions ha del clamoroso almeno quanto la giocata del centrocampista uruguaiano che a pochi passi dalla sua porta ha avuto la pessima idea di ripassare il pallone a Szczesny piuttosto che liberarsene. Un’altra vittima del guardiolismo più sfrenato, un altro gol che dovrebbe far riflettere: possibile che ogni azione debba partire dal basso a qualunque costo, anche quando gli avversari, come il Porto, ti pressano con una intensità feroce? Un errore, quello di Bentancur, che non si può commettere in Champions, dove i dettagli possono fare la storia, nel bene o nel male.

Una Juve inguardabile, forse la peggiore della stagione, che può essere salvata dal gol di Chiesa, uno degli ultimi arrivati, forse davvero il più vivo di tutti i talenti a disposizione di Pirlo. Gli altri sembravano spenti, storditi dal ritmo imposto dal Porto di Conceiçao che ha impostato una fase difensiva molto importante per contenere gli attaccanti bianconeri e, in particolare, Ronaldo, entrato in scena a pochi secondi dalla fine nel contatto da rigore. Una volta Allegri disse che la Champions la poteva vincere soltanto chi aveva Messi o CR7: le prime quattro partite degli ottavi ci stanno confermando che forse questa tesi non è più attuale.


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