Il brutto gesto di Ronaldo, ha girato le spalle alla Juve

Nella miriade di pollici versi, spiccano quelli che giurano: «La Juve gioca meglio senza di lui»
Il brutto gesto di Ronaldo, ha girato le spalle alla Juve
Giancarlo Dotto
4 min

«Scusate le spalle…». Chissà se Cristiano Ronaldo ha chiesto scusa a fine partita a compagni e allenatore, verosimilmente schiantati da un flop sportivo micidiale per quanto non ha senso. Più di un’ora con l’uomo in più contro una squadra di cui si può dire solo “ammirevole” per dire, in realtà, quanto fosse modesta. Ragazzo a modo, Cristiano, educato come Dio comanda da mamma Dolores, deve aver compreso quanto fosse stato inadeguato il suo gesto di voltare le spalle al nemico in un momento così delicato e nella situazione, in cui, prestandosi a fare barriera ci si sarebbe aspettato da lui prima che dagli altri casomai la disponibilità a immolarsi per la causa. Per dire, uno come Chiellini, dopo aver dato un orecchio per la Nazionale, non avrebbe esitato a dare le palle per la Juve piuttosto che dare le spalle a Oliveira.

L'attacco di Capello a Cristiano Ronaldo

Come ha sottolineato a fine partita il feroce bisiacco, Fabio Capello, peli sulla lingua zero, pragmatico come un foglio di carta vetrata: «Se hai paura di prendere una pallonata in faccia o altrove, non ti mettere in barriera». Detto e fatto. Il processo a Cristiano è partito puntuale all’ora dell’Avemaria. La domanda estrema è: strisciare a suo tempo di bianconero il fenomeno di Madeira fu cosa buona e giusta? O la solenne stronzata di una banda di parvenu smaniosi di Champions e ancora convinti che un trofeo con delle orecchie così grandi si possa vincere con un pensiero così piccolo e uno svenamento così grande? E cioè che un singolo giocatore per quanto fenomeno possa farcela da solo dove non ce l’ha fatta una squadra.

La Juve gioca meglio con o senza Ronaldo?

Nella miriade di pollici versi, spiccano quelli che giurano: «I danni causati dal cattivo Cristiano sono più forti dei vantaggi portati dal buon Cristiano» e aggiungono «questa Juve oggi gioca meglio di squadra quando non c’è lui…». Sentenza brutale ma non del tutto peregrina se ti vai a riguardare l’ultima Juventus-Lazio, Ronaldo in panchina e bianconeri mai così tosti e collettivi. Detto che lapidare oggi il Cristiano viene gustoso oltre che facile, essendo lui esteso quanto la sua gigantografia, e detto che, come mi suggerisce l’amico Birattari, esperto di pupari, che tutta la barriera nell’occasione è crollata giù miseramente, colta da sincope, come marionette spezzate nelle mani di un puparo ubriaco o semplicemente stanco di tenere i fili dopo novanta minuti così e chissà quanto stress passato, presente e futuro, detto tutto, il giorno dopo nei più sobri e distaccati il piacere dell’interpretazione prevale sulla voluttà della condanna. L’altra domanda. Cosa passa nella testa di Cristiano nel momento in cui esibisce stile Bolle questo mezzo tour en l’air, volgendo spalle e terga al fuoco nemico? Un gesto anche leggiadro ma che rischia di oscurare l’intera storia bianconera del ragazzo e tutti i miracoli mostrati in tre anni. Un po’ come, per capirci, il rigore non tirato di Falcao contro il Liverpool (allora si chiamava Coppa Campioni), ha di molto viziato la sua divina storia in giallorosso. Le interpretazioni fioccano, a proposito. 

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