Dybala, juventino precario

Dybala, juventino precario© FOTO MOSCA
Ivan Zazzaroni
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Dybala non è ancora pronto (il suo sinistro, sì). L’ha spiegato ieri Pirlo e naturalmente gli crediamo: lo allena lui, noi siamo soltanto dei semplici - nonché appassionati e inguaribili - dybalisti. La speranza è che Paulo riconquisti la titolarità prima del 23 maggio, giorno che segnerà la fine di questo campionato e, automaticamente, l’inizio del suo ultimo anno di contratto con la Juve.

Il paragone tra Dybala e Baggio

Dybala ha compiuto 27 anni a metà novembre, è un campione molto amato, divisivo come tutti i talenti, e un filo sfortunato. In questo mi ricorda Roberto Baggio. La natura l’ha dotato di una classe e di un piede non comuni, gli ha messo un bel dieci sulla schiena, ma poi, per timore di aver peccato di eccessiva generosità, l’ha piazzato nell’Argentina di Messi e nella Juve di Ronaldo. Aggiungendo questo poco simpatico invito: «Adesso va’ e arrangiati».

Allegri e Paratici lo consideravano alternativo a Cristiano, anche se gli riconoscono slanci, visioni e una straordinaria sicurezza di esecuzione. Paratici l’avrebbe scambiato volentieri con Lukaku - l’ha anche fatto - ma questo è un altro discorso (saltato); Sarri ne adorava le qualità e la disponibilità al punto che mai avrebbe rinunciato a lui; Pirlo non ha avuto la possibilità di goderne il genio poiché, ancor prima del via, Paulo ha accusato disturbi di varia natura, dal covid (46 giorni di positività) all’infezione urinaria, ad attacchi settimanali di ‘pokerfilia’ scambiati, grazie a un anonimo delatore, per festini a luci bianconere.

La sfortuna di Dybala

Tristi, del resto, i numeri: 17 presenze, non tutte dal primo minuto, su 42 e 4 gol. È sfortunato, Paulo, anche perché la stagione del rinnovo naturale non gli ha consentito di riaffermare la propria indispensabilità e, al tempo stesso, l’ha posto di fronte alla spiacevole realtà di una Juve in crisi di risorse: la pandemia ha fatto danni notevoli, togliendo forza contrattuale a entrambi e imponendo la pietosa legge del rinvio. Prima di prendere decisioni, la Juve deve infatti capire dove si esibirà da settembre: il posto Champions è dirimente.

L’altro rebus da risolvere, e comunque collegato alla partecipazione alla coppa più nobile, è legato a Ronaldo, la cui partenza farebbe risparmiare un’ottantina di milioni. Dybala non ha alcuna intenzione di lasciare Torino, non nelle condizioni attuali: la contrazione del mercato internazionale e le conseguenti difficoltà di Real e Barcellona non gli consentono peraltro di valutare le soluzioni più gradite.

Ogni tanto ripenso a quando, quattro anni fa, Agnelli rifiutò i 160 milioni del Barcellona, offerta che ricevette a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Non credo, tuttavia, che Andrea debba piangere sul latte versato - esercizio decisamente velleitario -, quanto piuttosto cercare nell’antico bagaglio juventino la bacchetta magica che trasformò un Platini accademicamente virtuoso in uno scaltro divinatore del calcio nostrano più concreto. Furono giorni particolari, per Michel, poi la gloire.

Il problema di Paulo è che Torino non gli ha dato nulla più di Palermo, se non esteriormente; oso dire che gli è mancato un secondo tempo “alla Zamparini”, ovvero la fase della scaltrezza, della praticità, della realizzazione compiuta. Per Michel si parlò di esprit de géométrie. Dybala eterna Joya, un bambolo dal volto fascinoso, una miniera d’oro poco sfruttata, senza lezioni di duro stil nuovo non può crescere più di tanto.


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